Jean Dunand Shabaka 2015
È un orologio incredibile. Nacque nel 2006 dall’ingegno di Christophe Claret e dalla visione dell’imprenditore Thierry Oulevay purtroppo recentemente scomparso. I due registrarono nel 2001 il marchio Jean Dunand Pièces Uniques – iniziando a creare un paio di anni dopo pezzi di Alta Orologeria stratosferica in abito art deco.
Di Shabaka scrissi un post molto tempo fa: le foto live scattate a Baselworld 2015 mostrano una nuova versione rivista in una nuova cassa ancora più generosa della prima che, con i suoi 47 mm di diametro, non lascia dubbi sulle mire di riuscire a catturare l’attenzione del mercato russo.
Ritorno su questo pezzo primo perché con una ripetizione minuti con suoni a cattedrale (di quelle che Claret e solo un paio di altri al mondo è capace di realizzare) – unita a un calendario perpetuo con indicazioni su cilindri di ben 7 mm di lunghezza saltanti istantaneamente e fasi di Luna – è un esempio di orologeria meccanica altamente complicata, poi perché segna la ripresa dell’attività del minuscolo brand per opera di Orologi Christophe Claret che lo ha rilevato.
Partiamo proprio dal calendario perpetuo. Al posto di utilizzare comuni dischi Shabaka si serve di quattro rulli a scatto istantaneo. Questa soluzione, che ritroveremo nel 2008 implementata nel Chapter One di Maîtres du Temps, incorpora un meccanismo inerziale brevettato in grado di assorbire ogni urto in modo che non capitino scatti accidentali. Per regolare tutte le funzioni di data, giorno, mese e anno bisestile, basta agire unicamente sui due pulsanti – disposti sulla carrure a mo’ di cronografo. L’unico correttore presente serve a impostare le fasi lunari.
La ripetizione minuti è un’altra maestria. Del tipo a cattedrale essa intona la Westminster Chime (per intenderci quella del Big Ben) agendo su gong che sono disposti nella parte sinistra della cassa. Puoi farti un’idea della purezza del suono dando un’occhiata a questo video.
Le tradizionali linee del progetto riprendono l’art deco con due nuovi quadranti: il primo in stromatolite a tonalità di rossi, scelta migliore per abbinarsi alla cassa in oro rosa, il secondo (nella foto da sudio) in pietersite – conosciuta anche come “pietra della tempesta” – che con i suoi riflessi grigi e blu è più indicata per le versioni in oro bianco o per il preziosissimo palladio.
L’orologeria di Claret ci ha abituato anche alla ricercatezza dei dettagli come la platina del movimento trattata al rutenio color nero carbone rifinita con perlage, ponti decorati a côtes de Genève. Il Calibro a carica manuale è formato da oltre settecento elementi.
Se vuoi proseguire ad approfondire la tua conoscenza su Jean Dunand visita il sito online.
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