Dopo quasi quattro anni torno a scrivere dell’arte di Kees Engelbarts, uno tra i miei orologiai indipendenti preferiti. Di Kees non si parla un granché in giro perché questa in fondo è la sua volontà: invece che dare in pasto le sue opere a cecchini della comunicazione egli preferisce far parlare le sue mani, ma se gli scrivi e gli chiedi lui c’è, sempre. Quando penso a lui mi viene in mente Robert De Niro nel film “Il Cacciatore” prima di partire per il Vietnam mentre insieme agli amici organizza quell’ultima e oltremodo leale battuta di caccia al cervo. Penserete stia esagerando, e forse è proprio così, ma facendo parlare la mia passione anche Engelbarts è un uomo da un colpo solo: è nel costruire, o forse scolpire quasi dal nulla un pezzo unico come Organic Tourbillon – oggetto di questo post – che un artista come lui si realizza; così come quando portò per primo in orologeria la tecnica Mokume Gane, o altrimenti chiamata mille foglie, la stessa impiegata dagli artigiani per fabbricare le spade dei Samurai.
L’Arte di Scheletrare un movimento secondo Madre Natura
Se in orologeria c’è un arte che più di tutte racconta della mano di chi la esegue questa a mio avviso è la scheletratura: la paziente opera di alleggerire e limare ogni singolo elemento di un movimento perché alla fine risulti si leggero ma anche in armonia con tutto ciò che lo circonda. Kees la esegue come nessun altro, io dico sempre “per colpa” della Mokume Gane fatta apposta per chi ha occhi allenati a vedere in 3D, cioè abituati a costruire le scene grazie all’intervento di diversi livelli e non in base a un punto d’osservazione piatto e singolo.
Organic Tourbillon non è un pezzo unico di Alta Orologeria solo perché non fa parte di una linea di produzione – se pur estremamente limitata. Lo è perché chi l’ha fatto ha voluto che il suo metallo somigliasse a qualcosa di vivo, di assai naturale. Ma andiamo con ordine.
Scheletrare un orologio è un processo che parte sempre da molto lontano: è con estrema gradualità e all’interno di ovvi margini di sicurezza che chi applica quest’arte si muove sempre in punta di piedi. Si inizia con il togliere il superfluo. Ma Kees – sia ben chiaro – voleva scheletrare il Calibro a modo suo: voleva che la platina e i ponti assomigliassero a qualcosa di.. organico (ndr. come dal nome dell’opera). Voleva che tutto ciò che sorreggesse la tecnica, come ruote e tourbillon, esprimesse segnali di vita – come quando guardi il corallo o gli anelli nella sezione di un tronco di legno.
Dopo il lavoro riferito alla fase di alleggerimento iniziale l’olandese, oramai da oltre un ventennio stabilito in Svizzera, cercava di immaginare quello che sarebbe stato l’aspetto finale dell’opera. Per Kees la scheletratura è da ritenersi terminata solo dopo aver applicato un effetto sfumato. Come accade nella smaltatura (Grand Feu) sono momenti come questi i più delicati: un solo errore e butti via tutto.. e qui non si tratta di una ebauche che per quanto valida puoi trovare per poche decine di Euro su Ebay, ma di un Calibro Technotime 191 con tourbillon con 120 ore di riserva di carica. Non l’avreste mai detto? Nelle sue opere uniche Engelbarts è solito andare alla ricerca di movimenti vintage o comunque sempre di alto livello: tanto dopo il suo tocco nulla sarà mai come prima o comunque facilmente riconoscibile.
Per finire c’è la lucidatura. Eseguita anch’essa a mano dove a detta dell’orologiaio “sai dove parti ma non dove vai a finire”. E anche in questo caso non mi stancherò mai di dirlo “Mokume Gane docet”: quando sei abituato a lavorare tenendo d’occhio 25 diversi livelli alla volta, è il materiale stesso – dalle parole di Kees – che ti indica la via da seguire.
Conclusioni
Come ogni interpretazione d’arte dal sapore così unico Organic Tourbillon non è per tutti: è qualcosa allo stesso tempo speciale e diversa, appena terminata è “andata via” in una settimana. La sua cassa è in platino e misura 43 mm; al momento che scrivo l’orologiaio sta lavorando a una versione con cassa in oro rosso e la decorazione del movimento – oltre che totalmente diversa – promette (a leggere le sue parole dal’ultima e-mail) di essere ancora più visionaria.
Dall’uomo che trasse molte delle sue ispirazioni da tecniche di lavoro dell’acciaio ultra-millenarie, e ora da Madre Natura, per ora è tutto. Le foto in questo articolo sono opera di Atsuyuki Shimada, Osaka / © Kees Engelbarts.
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