Orologi cronografi
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Oggi la funzione di cronografo è forse la complicazione più presente su un orologio da polso, non perché sia scontata, ma perché la moda, l’estetica e in alcuni casi la riduzione dei costi, hanno contribuito in maniera rilevante alla sua diffusione.
Il cronografo è nato dall’esigenza di misurare la durata di un evento relativamente breve. Il suo utilizzo si è reso necessario negli ambienti sportivi, nella pratica medica per rilevare il numero di battiti cardiaci, per fini bellici e ovunque fosse necessario rilevare un dato.
Il movimento meccanico di un cronografo consta generalmente di un modulo separato, previsto nel progetto iniziale o applicato. Normalmente dispongono di due pulsanti dedicati: il primo serve per far partire il tempo ed arrestarlo, il secondo a far ritornare la lancetta alla posizione di partenza.
Un cronografo sofisticato è rappresentato dalla funzione rattrappante o sdoppiante: dotato di due lancette dei secondi, è in grado di misurare due eventi che iniziano allo stesso momento ma che terminano in tempi diversi. Per questa funzionalità è di solito dotato di un terzo pulsante sito sulla cassa o all’interno della corona di carica.
Altra finezza associabile ad un cronografo è la funzione flyback o retour en vol. Permette di far ripartire istantaneamente la misurazione di un nuovo evento senza dover prima fermare, resettare e far ripartire la lancetta dei secondi.
Breitling è uno dei marchi che ha meglio interpretato questa complicazione: nel 1915 fu la prima a brevettare un pulsante separato per comandare l’avvio e nel 1923 una pressione sulla corona di carica faceva ritornare la lancetta dei secondi in posizione di partenza a ore 12. Il modello Navitimer uscito sul mercato nel lontano 1952 - più che un orologio - si trattava di un vero calcolatore: il cronografo misurava in ore, minuti e secondi e le diverse scale numeriche permettevano ad un pilota di aereo di usarlo come un regolo e calcolare diversi dati come il carburante ancora disponibile in ogni momento di un tragitto programmato o la velocità da impostare per la durata del volo.
Un cronografo icona degli ultimi 40 anni è Omega Speedmaster Professional che equipaggiato dal movimento manuale Calibro 321 atterrò sulla luna il 20 Luglio 1969. La leggenda racconta che la NASA acquistò dieci cronografi di marche diverse sottoponendoli a vari test estremi. Quattro furono subito scartati, gli altri sei furono immersi in un liquido a 93° C e poi improvvisamente portati a -18° C. Dopo altre prove incredibili, Speedmaster era l’unico a funzionare con uno scarto di 5 secondi al giorno.
Altro orologio cronografo da ricordare è Zenith El Primero che con le sue 36.000 A/h fu il primo movimento cronografico automatico ad alta frequenza. Fu montato anche sul Rolex Daytona costruito dal 1988 al 2000, ma “ridotto” a 28.800 A/h.
Il cronografo ha perso negli anni la sua natura esclusivamente professionale, diventando per l’uomo ed in molti casi anche per la donna un oggetto di status, il suo stile va oggi dalle linee classiche e vintage ai modelli estremi costruiti in materiali speciali come ceramica e acciaio trattato PVD.
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