Storia dell’orologio meccanico: Dalla precisione cronometrica ai giorni nostri
Home » Enciclopedia » Storia dell’orologio » Storia dell’orologio meccanico: Dalla precisione cronometrica ai giorni nostri
Per quanto riguarda la vera e propria orologeria mobile, intesa in senso moderno quali oggetti da portare indosso, per tratteggiarne l'evoluzione è doveroso ricordare i primi orologi da persona, ossia orologi da indossare al collo, generalmente per signora, che fecero la loro prima comparsa già nel '500, con meccaniche già ridotte ai quattro-cinque centimetri e con soluzioni formali riconducibili alla grande tradizione estetica e cronologica del 'memento mori'.
Il primo costruttore di orologi da indossare di cui si abbia documentazione è il francese Julien Coudray (1504- 1551) attivo alla corte di Luigi XII. Questi esemplari, rari, avranno un loro momento di gloria sul finire di quel secolo configurati nelle accattivanti forme di sferette portaprofumo. Ma nel corso del '600 l'orologio da indossare viene ormai a definirsi anche e soprattutto come orologio da tasca, secondo il modello detto a oignon per la forma tondeggiante che ricorda quella della cipolla e da cui deriveranno le nostre cipolle da panciotto utilizzate ancora lungo tutto il Novecento. Questi orologi avranno un significativo impiego anche in campo bellico nel cui ambito si riveleranno sempre più preziosi. Sono orologi generalmente protetti da una doppia cassa intesa a custodire dagli urti la lunetta di vetro del quadrante e a evitare che la polvere si insisui nei rotismi.
Nel 1675 l'olandese Christiaan Huygens aveva anche inventato la molla a spirale da applicare sulla ruota a bilanciere, riuscendo così a introdurre, anche negli orologi da tasca, quella precisione cronometrica di cui aveva dato prova il suo congegno a pendola; gli permise inoltre di inserirvi la lancetta ausiliaria per il computo dei minuti. L'orologeria mobile fa un ulteriore e definitivo passo nella sua trasportabilità con l'introduzione dell'orologio da panciotto, modello di orologio da persona che segnerà l'ultimo passaggio prima di diventare da polso, e del quale l'Ottocento assisterà alla sempre sua più ampia diffusione. Tale diffusione sarà permessa da un'industria che non può più essere definita artigianale ma che è ormai entrata nell'era della vera e propria industrializzazione, in grado di realizzare una produzione molto vasta e secondo livelli qualitativi e prezzi molto diversificati.
Se il '900 segna il trionfo dell'orologio da polso, questo successo è tuttavia permesso da numerose innovazioni e migliorie tecniche definitesi durante l'800 di cui una delle più importanti è sicuramente l'invenzione del francese Jean Adrien Philippe (1815-1894) che introducendo la corona di carica e regolazione fece definitivamente scomparire dagli orologi l'uso della chiavetta.
L'innovazione si dimostrò vitale per l'affermarsi dell'orologio da polso; questa nuova posizione impose che la corona di carica si trasferisse dalle 12 alle 3, onde permettere al cinturino di innestarsi sulle staffe appositamente predisposte ad accoglierlo e poter così conservare la verticalità della visione del quadrante allacciato trasversalmente al polso. Questa nuova collocazione aprì la creatività a infinite nuove soluzione tra cui la forma della cassa che poteva anche assumere più ergonomicamente la sagoma squadrata. L'invenzione dell'orologio da polso si deve comunque a Louis Cartier che costruì per il suo amico, l'aviatore brasiliano Albert Santos Dumont, un segnatempo che potesse essere più pratico da leggere in volo di un modello da tasca. Ancora oggi in ricordo di questa pietra miliare la Maison ha a catalogo la collezione Santos.
Di pochi anni successivi (1926) è l'introduzione della cassa Oyster a tenuta stagna inaugurata dalla Rolex e grazie alla quale potè imporsi come marchio di riferimento dell'orologeria sportiva. A partire dagli anni '50 le meccaniche tendono a 'complicarsi' anche nei modelli da polso e col perfezionamento della ricarica automatica, garantita dal rotore bidirezionale, ci si avvvicina al connubio con le esplorazioni spaziali intraprese dalla Nasa che terranno a battesimo nomi prestigiosi dell'orologeria d'avanguardia.
Dall'orologio elettrico, magari con circuiti integrati a vista, all'avvento dell'elettronica il passo è breve e questa nuova era assiste al decollo verticale della produttività giapponese, tale da mettere in difficoltà la pur consolidata tradizione elvetica.
Siamo ormai giunti ai giorni nostri, con strumenti da polso sofisticati e complessissimi, potenzialmente in grado di inglobare le infinite funzioni che le moderne ricerche dell'ingegneria elettronica di giorno in giorno mettono a disposizione del mercato, veri e propri terminali informatici portatili.
Singolare è tuttavia il fatto che durante tutto il corso della storia dell'orologeria, e a tuttoggi, una nuova innovazione non soppiantò mai veramente le precedenti tecnologie, ma ciascuna continuò nel tempo a essere migliorata, dal punto di vista tecnico o semplicemente artistico, quale espressione di un apprezzamento storico ed estetico grazie a cui le precedenti singole soluzioni sono andate sovrapponendosi alle altre, in un infinito assortimento di possibilità creative sempre disponibili, come se ogni conseguimento tecnico avesse dentro di sé anche le ragioni di un proprio diritto inalienabile all'esistenza.
Altra singolarità è l'elemento estetico, il quale rappresentò sempre e rappresenta tuttora una tendenza di ricerca ineludibile, come se alla funzione quantitiva della misurazione del tempo fosse essenziale coniugarsi sempre con la sua espressione qualitativa.
2009 copyright Orologi di Classe