Non bisogna essere “malati di polso” per conoscere Abraham-Louis Breguet. Chiunque possegga un minimo di cultura generale al solo sentire il suo cognome ti risponderà senza esitazione: “il grande orologiaio”. Dal canto mio, più apprendo sulle gesta del maestro più sono convinto che egli – seguendo quella corrente di pensiero dei suoi tempi chiamata Illuminismo– si sarebbe potuto cimentare (ancora oggi) in qualsiasi campo ci fosse qualcosa da migliorare o, parafrasando, da rivoluzionare. Insomma, Abraham-Louis più che un orologiaio era un inventore!
Siamo alla fine del 18° Secolo. Con tutte le coseguenti evoluzioni tecniche che ne derivavano l’orologio era oramai stabilmente piazzato nel panciotto. L’orologeria che veniva sviluppata nella tumultuosa Francia – insieme a quella ginevrina – era in quegli anni ai vertici assoluti. Breguet non solo inventò nuove e incredibili soluzioni tecniche come il Tourbillon o il Parachute cui almeno della seconda troviamo oggi traccia in qualsiasi movimento meccanico, ma vere e proprie invenzioni a sè e – udite, udite – non solo in campo orologiero! Rimanendo però stavolta nel nostro mondo, ad esempio, il Montre A Tact (“l’orologio a tatto”) realizzato da Breguet nella seconda metà del 1798.
Reduce dall’aver brevettato solo qualche mese prima il suo nuovo scappamento a forza costante montato su orologi a pendola, e un “cronometro musicale”, il maestro pensa e ripensa a come poter riuscire a fornire l’ora nei lunghi momenti della giornata in cui l’illuminazione, naturale o artificiale, è assente.
Sappiamo come alla bisogna già esistevano gli orologi a ripetizione che proprio in quel periodo, per la maggior domanda e la conseguente riduzione di prezzo, iniziavano a diffondersi, ma poteva il maestro di Neuchâtel rimanere sempre conforme a una soluzione orologieri, che per altro egli costruiva regolarmente per i suoi clienti più abbienti? Ecco quindi Breguet rispondere a questa necessità con un’invenzione molto fine e del tutto innovativa.
Il montre a tact è un particolare orologio da tasca studiato per leggere le ore senza doverlo estrarre o per forza osservarlo, il tutto nella massima discrezione. Toccando la sua cassa il possessore riusciva a sentire con le dita una freccia sporgente. Per conoscere l’ora con il tatto è sufficiente far ruotare in senso antiorario il fondello dove è posta la freccia sino a che a un certo punto si blocca; a quel punto ci si aiuta anche grazie a delle sporgenze o tacche sulla cassa che fungono da riferimento agli indici delle ore. Come funziona? Un meccanismo sottostante, quindi non visibile, permette al coperchio con la freccia di muoversi sino a che esso incontrando “la vera lancetta” ferma la sua corsa.
Seguendo il comportamento di tutte le creazioni di Abraham-Louis Breguet, il montre a tact fu costruito in diverse varianti. Negli anni successivi alla sua invenzione il maestro vide la possibilità di inserire sulla freccia preziosi diamanti che risaltavano su altrettanti meravigliosi sfondi blu o rossi. Uno dei costruttori contemporanei di orologi a tatto da menzionare è senz’altro l’orologiaio indipendente Svend Andersen.
(*Nota: N° 611 Piccolo orologio medaglione “a tact”. Cassa in oro smaltata color blu, freccia con diamanti incastonati, indici “a tact” composti da grandi diamanti. Scappamento a cilindro. Venduto a Joséphine Bonaparte il 18 febbraio 1800. © Montres Breguet SA Collection)
Come reclamizzato dallo stesso Breguet, che la storia in più occasioni ci tramanda essere stato oltretutto un abile imprenditore, è curioso riscontrare che all’epoca l’orologio a tatto rappresentasse anche “una soluzione che rispettava il bon ton”. Grazie al suo sistema, sempre silenzioso, era possibile conoscere l’ora anche nei salotti dell’epoca in cui – a diversità di ciò che accade oggi con sciame di telefonini che squillano nei posti e momenti più inopportuni – il solo estrarre un orologio dal taschino, per non parlare del sentirlo suonare, era da tutti considerato un atto di grande maleducazione.
Alla prossima genialità del grande maestro!
contaminuti