Rolex Oysterquartz, un esempio di stile incompreso

Rolex Oysterquartz fu un esempio di stile incompreso: un Oyster squadrato equipaggiato da un movimento al quarzo della Maison

di Massimo Scalese 3 MIN LETTURA

 

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Rolex Oysterquartz
Rolex Oysterquartz Ref. 17000 – collezione privata

Oggi facciamo un tuffo nel passato con un Rolex Oysterquartz Ref. 17000 con raro quadrante nero, oramai neanche tanto recente, per ricordare come quarant’anni fa il quarzo dettava legge anche tra i marchi prestigiosi. Persino Patek Philippe aveva adottato movimenti elettronici in parecchi suoi modelli!!! Da Audemars Piguet passando per Jaeger-LeCoultre, e per finire a Vacheron Constantin, tutti si erano convertiti a questa tecnologia. Anni cupi.

Rolex entrò nel C.E.H. (Centre Elettronique Horologère) nell’intento di realizzare il sogno di molti: l’orologio al quarzo.

Non tutti sanno che sin dal 1952 la Maison coronata si era rimboccata le maniche per sviluppare tecnologia intorno ai movimenti elettro-meccanici. Il risultato è che tra gli oltre 50 brevetti Rolex registrati tra gli anni 60 e 90 ben 21 riguardavano segnatempo elettronici.

Il primo modello venne alla luce nel 1970 con cassa in oro giallo 18k e pochissimi esemplari in oro bianco.

Intorno al 1977 la Maison equipaggia i suoi Oysterquartz con un movimento ibrido, metà meccanico e metà elettronico.

La referenza 17000 nella sua eleganza di unico Oyster dalle forme squadrate è oggi un modello che sale costantemente di valore anno dopo anno. Identico nelle forme al rarissimo 1530 che monta però un calibro automatico 1570.

Rolex Oysterquartz quadrante nero

Non ci sarebbe da stupirsi se la Rolex ritirasse fuori tra qualche anno dal cassetto queste affilate forme. Milgauss docet. (prima versione articolo: 11 Marzo 2008)

Girando per la rete, mi sono accorto che c’è davvero tanto di interessante sul Rolex Oysterquartz 17000 la referenza in acciaio che nel 2001, dopo 25 anni di incompresa carriera, lasciava la scena senza il successo meritato entrando di diritto nel contemporary vintage.

La Rolex dopo aver abbandonato la Beta 21 si concentra nella realizzazione della referenza 5035/5055 che rimane ad oggi, forse l’esempio di più sofisticata progettazione di un movimento al quarzo.

La casa ginevrina aveva capito che due erano i particolari da maggiormente curare: una frequenza di risonanza più elevata e nuovi accorgimenti per evitare gli effetti della variazione della temperatura sulla stabilità dell’oscillazione.

Seguendo questa linea, l’oscillatore utilizzato nel 5035/5055 era quattro volte più veloce di quello utilizzato per il Beta 21 e il modulo fu uno dei primi quarzi ad utilizzare il sistema analogico di termocompensazione.

La stabilità dell’oscillatore su una vasta gamma di temperature è stata realizzata attraverso l’uso di un termistore a temperatura ambiente. I dati di questo sensore vengono inviati al modulo di controllo elettronico, che quindi regola la tensione al cristallo di quarzo, che adegua il valore del voltaggio del quarzo. Inoltre un trimmer viene impiegato per consentire di manualmente ottimizzare dai tecnici Rolex il modulo prima di essere inviato al C.O.S.C. per l’ufficiale certificazione di cronometro.

Inventato e collaudato… La Rolex sceglie accuratamente l’impresa di Reinhold Messner che nel maggio del 1978 scala l’Everest senza le bombole per promuoverlo, il resto è già storia.

Alcune immagini dai siti Oysterquartz.net Rolex Shop

 

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