L’ho scritto nel foto report su Baselworld 2015: al salone mondiale dell’orologio mi sono concesso più di una fuga dall’orologeria convenzionale e una di quelle – persino più piacevole in quanto improvvisata – mi ha portato davanti a Thomas Mercer Observatory, il cronometro da marina più complicato del mondo.
Ordinando le foto scattate live che vedi in questo articolo, non me ne voglia il gentilissimo Alessandro Quintavalle che me l’ha spiegato – Direttore Generale di Thomas Mercer marchio fondato dall’omonimo orologiaio inglese nel 1853 – ma le sue chiare parole (che oltretutto essendo in lingua italiana non lasciavano spazio ad alcuna incomprensione), continuano ancora adesso a rimanere in sottofondo rispetto al favoloso ticchettio dello scappamento a détente, colonna sonora ideale di mondi meccanici che ogni volta mi lasciano senza parole. Ora a breve da quell’indimenticabile pomeriggio di fine marzo scorso a Basilea, provo a descrivere come è fatto questo incredibile cronometro da marina.
Innanzitutto Observatory è un cronometro da marina eccezionale anche nelle dimensioni: non le ho di preciso, ma anche potendotelo permettere scordati di poterlo appoggiare su una scrivania di fianco al telefono. Tutto l’orologio, perché come vedrai mostra anche l’ora, è contenuto in una grande cassa di acciaio e legno.
Ma allora che cos’è Thomas Mercer Observatory? Un cronometro da marina molto speciale, enorme, con 15 complicazioni a bordo regolato da uno scappamento a détente, ispirato dall’omonimo modello realizzato negli anni ’80. Sarebbe da mettere in sala al posto di un quadro (non appeso a un muro), di un qualsiasi oggetto d’arredo e perché no, io lo metterei al posto della televisione.. E guardandolo “lavorare” chi mai si annoierebbe?
Il Calibro TM3001
Per definizione un cronometro da marina è un orologio meccanico nato per essere preciso, e nonostante in Observatory vi siano a bordo molte complicazioni orologiere, per ottenerle non è stato fatto alcun compromesso con la natura del marchio.
Per ottenere il miglior isocronismo si parte sempre a monte. Due grandi bariletti trasmettono la loro energia tramite un sistema conoide con trasmissione a catena. Si tratta dell’antica soluzione, ma sempre validissima, denominata anche fusèe, che si adatta alla perfezione alla molla. In pratica tanta energia, ma soprattutto costante.
Il segreto sta che i bariletti sono collegati ad un cono scanalato con un profilo curvo che agisce come una scatola del cambio, cambiando cioè costantemente la marcia in modo da dare al movimento un livello di coppia correlato all’energia quasi perfettamente costante.
APPROFONDIMENTO: Leggi la mia intervista a Vincent Calabrese sulla forza costante.
La quantità di energia è tale che i bariletti sono collegati ai rispettivi conoidi tramite una solida catena metallica indeformabile composta da un centinaio di componenti. Il sistema conoide-catena fornisce allo scappamento un flusso costante di energia, stabilizzando così la sua frequenza dello scappamento.
Lo scappamento a détente
Musica per le orecchie, lo scappamento a détente a bordo viene da sempre utilizzato nei cronometri da marina, inclusi da quelli realizzati dall’ultracentenario brand in questione Thomas Mercer: per le sue prestazioni si sposa alla perfezione con il conseguimento della precisione meccanica. Questo dispositivo possiede un sistema di avvio/arresto.
Recentemente portato in una versione ottimizzata per orologi da polso da Urban Jürgensen & Sønner, e successivamente da Christophe Claret e Bulgari, bisogna però rilevare che in questa modalità d’uso le prestazioni di precisione e affidabilità non sono ancora state testate sul lungo termine. Comunque nell’Observatory è stato racchiuso dentro un tourbillon volante – senza dubbio la più elegante interpretazione del meccanismo regolatore inventato dal genio Breguet.
Accompagnato dal suggestivo ticchettio dello scappamento a detente lo vedi come galleggiare sull’enorme rifinito quadrante.
15 complicazioni
La partenza è stata bruciante. Hai visto come per misurare il tempo il Calibro TM3001 mantenga saldo il suo legame con i cronometri da marina. Ora però è tempo di parlare delle altre funzioni che fanno di Observatory il cronometro da marina più complicato al mondo.
A bordo c’è un calendario perpetuo che visualizza le indicazioni di data, giorno della settimana, mese e anno bisestile e che non si fa mancare neppure l’indicazione dei segni zodiacali.
Observatory domina il tempo a brevissimo termine (scappamento a detente + tourbillon), a lungo termine – come abbiamo appena visto grazie al calendario perpetuo – ma anche a medio termine. Diciamo che con l’ equazione del tempo lui vive “alla giornata”, riportando l’esatta differenza tra il giorno convenzionale, sempre lungo 24 ore, e il tempo solare.
Poteva bastare? Forse, ma non è andata così. Thomas Mercer Observatory è anche un ore del mondo in quanto è in grado in ogni momento di segnarla per 24 località rappresentative della Terra riferite ad altrettanti fusi orari. Sono riportate sul bordo esterno del quadrante . Ogni ora, il grande disco si allinea con il tempo saltando nella esatta corrispondenza della finestra successiva. Le ore del mondo lavorano in parallelo con le indicazioni rispettivamente del giorno e della notte e delle fasi lunari che un cronometro pensato per il mare non poteva certo tralasciare vista la loro influenza sulle maree.
Per quanto ci si trovi sempre davanti a un capolavoro di bellezza estetica, se noti sto sempre parlando del movimento meccanico che muove il cronometro di precisione Observatory, e non ho ancora finito.
La sua riserva di carica che come abbiamo visto fornisce una forza costante dura ben 30 giorni. I 1680 elementi che costituiscono il Calibro TM3001 forniscono tuttavia una visione del tempo assai chiara come è d’obbligo per un cronometro da marina che fino all’arrivo dei primi sistemi satellitari è stato l’orologio-strumento per eccellenza: infatti ore, minuti e secondi hanno un quadrante dedicato.
La pelle dell’Observatory
Questa meraviglia lanciata a Baselworld 2015 non è solo meccanica. Come per tutto il resto, che è sempre eseguito a mano, ad avvolgere il complicato Calibro meccanico è in primis il quadrante a finitura satinata abbellito da intarsi di legni pregiati e da lancette in acciaio azzurrato.
Il secondo strato è formato da una serie di pannelli in cristallo di rocca extra bianco. Essi servono a racchiudere il meccanismo ma lo rendono visibile da qualsiasi angolazione senza distorsione. Il terzo strato è il sistema di sospensione cardanica proprio di tutti i cronometri da marina Thomas Mercer. Esso permette all’orologio di restare in perfetto equilibrio orizzontale, condizione necessaria per il suo preciso funzionamento. Appena sbloccato, permette di girare e dare un’occhiata al fondo del movimento, anche se il suo peso non facilita affatto l’operazione.
Andiamo ora all’ultimo livello del magico guscio di Observatory dove da una base da cui si ergono delle colonne su cui appoggia tutto l’orologio. Sia base che colonne sono in acciaio e sono entrambe abbellite da due rari legni esotici: il primo è Ziricote, marrone caratterizzato da profonde venature proveniente dall’America del Sud, segue il Santos Rosewood che presenta una tonalità marrone più chiara. Questi due tipi di legno assai rigidi e resistenti fanno eco con le finiture color acciaio e dorate del movimento.
Anche se, per quanto anch’esse “artigianali”, molto già rendono l’idea le foto live che ho scattato di fretta con la mia compact, poteva l’attuale cronometro da marina più complicato che ci sia al mondo, prendere sottogamba le finiture? A mio avviso, soprattutto nel blocco di trasmissione a fusèe, ammirarle è uno spettacolo esilarante.
Per quanto non sia abituato a vederne di tali dimensioni, si nota persino meglio la cura con cui ogni elemento è stato tagliato, smussato e decorato. Mi è stato spiegato che ogni componente, visto come facente parte di un unico quadro meccanico, è stato a seconda della sua posizione e contributo alla scena, decorato con le finiture tradizionali più adatte tra satinatura, lucidatura, perlage e côte de Génève.
Una notte sognai di essere chiuso nell’orologio di mio padre
Con Tolomeo e ventun stelle di rubino
Montate su sfere, con il Primo Mobile
Avvoltolato su se stesso, splendente ai confini dello spazio
E le sfere dentellate intente a divorarsi gli orli, l’un l’altra,
Fino all’ultimo dente del tempo, e la cassa si chiuse.John Ciardi, L’orologio di mio padre
Concludo con una citazione presa dal libro “Longitudine” scritto da Dava Sobel che se ancora non l’hai fatto ti consiglio di leggere subito in quanto narra dell’avventura dell’orologiaio inglese John Harrison, colui che dopo quarant’anni di sforzi si aggiudicò postumo il concorso indetto nel 1714 dal Parlamento inglese il quale prevedeva un premio di ventimila sterline a colui che avesse scoperto il sistema di come individuare la longitudine di una nave nell’oceano.
Harrison ci riuscì inventando il cronometro da marina. Mi sembrava giusto terminare così la meravigliosa esperienza di aver visto, sentito e toccato con le mie mani Thomas Mercer Observatory, un capolavoro che comunque sia lussuoso appartiene a una casta di orologi meccanici votati alla precisione.
contaminuti
Commenti
Articolo bellissimo, come bellissimo è l’argomento trattato.
Tutti sempre fin troppo concentrati sull’orologeria da polso e noi appassionati ci perdiamo il privilegio di poter leggere anche articoli di questo genere!
Continuate così
e grazie
Grazie Pam! È vero siamo sempre troppo concentrati a pensare al “nostro polso”! A proposito, a tutti gli appassionati top come te suggerisco di leggere anche un bellissimo articolo di qualche anno fa scritto da Michele Tonon a questo link.