Credo che il mio postino fosse sul punto di perdere la pazienza, quando la mattina sentendolo arrivare gli urlavo dalle scale – “NULLA DALLA GERMANIA?” Sette giorni dopo, per sua e mia fortuna, vidi una busta gialla imbottita mezza fuori dalla buca delle lettere: era proprio lei che aspettavo! E dire che il mittente – Christian Klings – membro dell’associazione orologeria indipendente AHCI – mentre alla mia proposta di scrivere dei suoi orologi rispondeva con un cortese grazie, me l’aveva anticipato via email che le fotografie le avrebbe inviate per posta.
Conoscevo Klings di nome e per aver recentemente visto in rete un suo segnatempo intorno agli elogi di un gruppo di competenti appassionati. Klings non è un tipo da perdersi in chiacchiere: è capace di mettersi a costruire un orologio – da solo – impiegandoci dalle 400 alle 2.000 ore di lavoro secondo la complessità – poi consegnartelo di persona, o spedirtelo con le raccomandazioni per l’uso scritte a penna su un foglio di carta a quadretti. (ndr. è la verità: lo vidi con i miei occhi su un forum internazionale di orologeria). Credo sia anche questo un modo per dimostrare che la sua attenzione è al 100% sul prodotto, non per ciò che essendo di lusso vi possa gravitare intorno. E’ una scelta.
Sempre per scelta lavora senza alcun aiuto e quando riemerge dal suo fantastico mondo incantato, risponde alle e-mail prendendosi i suoi tempi per farlo. Non credo lo impensieriscano Facebook e twitter. Sicuramente sa cosa siano e a cosa servano, ma il suo unico appuntamento per socializzare sta per arrivare e si chiama Baselworld 2012. E’ un vero artigiano orologiaio. Però sono anche convinto che sapesse benissimo che non avevo bisogno di fotografie da 80 megabyte l’una, né penso che – eventualmente – non avesse ‘chi’ avrebbe potuto per lui, “ridurle” in modo da poterle inviarle via e-mail. Klings voleva farmi vedere come lavora.
Christian Klings è nato a Dresda nel 1957 a pochi chilometri da Glashütte. Nel suo laboratorio non c’è un solo processo che non sia eseguito esclusivamente a mano, tuttavia basta guardare attentamente i suoi segnatempo per accorgersi che in essi è impressa la sua duplice anima: da una parte, soprattutto esteticamente, le sue radici affondano in uno stile classico, semplice e pulito, dall’altra Klings spesso realizza orologi tourbillon con movimenti molto complicati nei quali ama spesso sperimentare nuove e ardite soluzioni tecniche. Come egli stesso dichiara, nelle sue opere si è ispirati ad alcuni tra i più grandi innovatori come John Harrison, Abraham-Louis Breguet, Richard Daners.
Così ad esempio un orologio come il Tourbillon Nr 7 è un complicato in cui prevale quasi esclusivamente la tradizione, dall’altra si può vedere l’orologiaio mettersi alla prova costruendo versioni modificate di scappamenti a detente – resistenti agli shock, o dedicarsi a un tourbillon sperimentale da 10 secondi con scappamento libero.
In questo primo articolo accennerò solo del Tourbillon Nr 7.
Il tourbillon volante è posto nella parte bassa della platina principale ed è visibile da ogni direzione. La larga apertura sul quadrante lascia meritatamente la scena al meccanismo regolatore “volante”, più in alto un indicatore delle fasi lunari e della riserva di carica. Il tourbillon è così sporgente che sembra davvero fluttuare nell’aria; la ruota connessa al tourbillon (la terza ruota volante) è montata su cuscinetti a sfera, separati ed è sostenuta da un solo ponte. Il tourbillon volante rispetto a quello tradizionale – invenzione tipica dell’orologeria sassone (Alfred Helwig), adottata anche da molte manifatture svizzere – permette di eliminare gli altri ponti.
Parlando ancora un po’ di questo meraviglioso Calibro manuale, pulsa a 18.000 alternanze/ora e monta una spirale blu bi-metallica Breguet. La gabbia del tourbillon che misura 16 mm di diametro è in acciaio lucidato e smussato (vedi foto) ed è montata su cuscinetti a sfera in ceramica, infine la terza ruota volante appoggia su un cuscinetto separato.
La cassa di questo Flying Tourbillon No.7 è in oro giallo e misura 42 mm.
Ma la meraviglia è che tanta meccanica, complicata e spettacolare, è circondata da finiture veramente fatte pazientemente a mano. Centinaia e centinaia di ore di lavoro prima, c’era solo del metallo grezzo, e ancora da tagliare.
L’80% delle finiture di quest’orologio tourbillon Klings le ha eseguite solo con utensili manuali, che ognuno di questi artigiani costruisce secondo la sua visione a cui dedica buona parte del suo tempo a mantenere sempre in perfetta manutenzione. Quando parla di “macchine” Klings si riferisce a quella che utilizza per fare incisioni e lavorazioni a guillochè: risale a due Secoli fa. E’ curioso, ma è noto che tutti gli orologiai indipendenti siano perennemente alla ricerca di macchinari vintage come questi, e non per questioni di marketing, ma per la ‘purezza’ (non perfezione) delle lavorazioni che consentono rispetto a un qualsiasi macchina a controllo numerico. Pur di accaparrarsene una sono disposti a fare anche centinaia di chilometri, persino se debbano essere restaurate completamente.
L’anglage dei ponti o la lucidatura, ottenuta con semplici utensili manuali, richiede molto tempo ed esperienza e purtroppo le scuole di orologeria dedicano sempre meno tempo al loro insegnamento (leggi questa intervista). Per ultimo, in questo Tourbillon Nr. 7, non meno curato è il quadrante d’argento con trattamento anti-macchia, lavorato a guillochè, con numeri romani incisi a mano.
Termino allegando una galleria d’immagini riportando più dettagli che posso inserire: per costruire un Tourbillon Nr. 7 Klings impiega 1.500 ore, quindi forse è anche giusto che – in proporzione – io abbia dovuto attendere una settimana per avere “via mail” queste sue immagini davvero mozzafiato.
Visita il sito web di Christian Klings
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