Ero a Glashütte lo scorso 12 giugno, in una di quelle giornate limpide e tiepidamente riscaldate da 20 magici gradi che fanno risplendere le verdi colline della Sassonia. L’occasione era di quelle importanti: la presentazione alla stampa della nuova manifattura di quadranti di Glashütte Original.
A pochi passi dall’edificio principale di Altenberger Strasse, in una struttura moderna e luminosa, si è compiuto l’ultimo, fondamentale passo di un percorso strategico decennale. Da oggi, non solo platine, ruote, ingranaggi e praticamente tutto ciò che serve a farli funzionare, ma anche il volto di ogni singolo orologio nasce qui, nel centro dell’orologeria tedesca. È una mossa che centralizza un know-how vitale e che, più di ogni altra, consolida l’identità del marchio come vera e propria Manufaktur.
Per capire la portata di questo evento, devi fare un passo indietro nel tempo e di qualche centinaio di chilometri, fino a Pforzheim. Storicamente conosciuta come la “Goldstadt“, la città d’oro della Germania, Pforzheim è stata per secoli la culla della gioielleria e di alcuni preziosi componenti di Alta Orologeria. È qui che negli anni ’20 nacque l’azienda Th. Müller, destinata a diventare un fornitore chiave per le manifatture di Glashütte.
La sua storia sembra una favola: durante la Guerra Fredda, pur trovandosi nella Germania Ovest, Th. Müller era un fornitore chiave per il conglomerato statale della Germania Est, la VEB Glashütter Uhrenbetriebe (GUB). Un’alleanza Est-Ovest quasi unica testimone di un’abilità già allora insostituibile. Dopo l’acquisizione di Glashütte Original da parte di Swatch Group nel 2000, anche la Th. Müller è entrata a far parte del gruppo nel 2006, diventando il custode di tecniche manuali proprietarie come la creazione degli effetti dégradé che rendono unici i quadranti delle collezioni Sixties e Seventies.
Oggi, quell’inestimabile eredità è stata trasferita e consolidata nella nuova manifattura di Glashütte. Immagina un semplice dischetto di metallo – ottone, bronzo o alpacca – che inizia un viaggio di trasformazione. Questo disco viene prima fresato con macchine a controllo numerico per creare con precisione millimetrica le aperture per la data o le fasi lunari.
Poi, entra nel regno del colore. In speciali camere bianche, dove l’aria è filtrata per essere priva di polvere, il quadrante viene immerso in bagni galvanici per ottenere tonalità profonde come il blu, il nero o l’antracite. In alternativa, abili artigiani spruzzano a mano strati di lacca per creare sfumature uniche, fissate poi in un apposito forno. Infine, arriva il tocco del maestro: una pressa a tampone, delicatissima, “bacia” la superficie per depositare le scritte, mentre mani esperte applicano uno a uno gli indici e le cifre che doneranno profondità al volto dell’orologio. Ne parleremo ancora.
Questo consolidamento non ha come primo fine la logistica, ma è una mossa strategica potente, guidata dall’introduzione della “Glashütte Regulation” nel 2022. Questa normativa protegge legalmente la denominazione di origine, richiedendo che almeno il 50% del valore del calibro di un orologio sia generato all’interno dei confini della città e che le fasi essenziali della sua produzione – come l’assemblaggio del movimento e del quadrante, la regolazione di precisione, il montaggio delle lancette e l’incassatura – avvengano obbligatoriamente a Glashütte.
Per un marchio che già vantava una produzione interna del 95%, portare a casa l’intera filiera del quadrante – un processo che può contare fino a 75 passaggi lavorativi – era obbligatorio ma anche la dichiarazione finale. Non è una rivoluzione, ma la logica conclusione di un percorso verso l’autenticità assoluta. Ora, un orologio Glashütte Original è un prodotto di questo luogo nella sua totalità, dalla più piccola vite del movimento al più artistico dei suoi quadranti.
Prima di concludere, concedimi una riflessione. Per quanto un tour per la stampa sia, per sua natura, un percorso studiato, la trasparenza offerta da Glashütte Original merita di essere sottolineata, perché non è affatto scontata nel mondo dell’orologeria. Poter osservare da vicino la passione, l’abilità e la dedizione che animano la creazione di questi oggetti è un valore in sé. È un approccio che non tratta l’appassionato come un semplice cliente (o un conto corrente), ma come un interlocutore a cui svelare, almeno in parte, l’autentica anima del proprio lavoro.
Adesso la parola come sempre va a te. In un mondo orologiero dove la provenienza dei componenti è spesso un labirinto, quanto valore dai a un’integrazione così totale, dove anche il volto dell’orologio ha la stessa origine del suo cuore?
Dimmi la tua in un commento.
Commenti
Stupendo! Non ho parole!
Diciamo che quando parli di Glashutte, ti si accendono le pupille.
Mi associo.
E penso anche che la Swatch faccia bene a lasciare piena autonomia a questo splendido brand.