Sono passati 62 anni da quando lo Speedmaster raggiunse per la prima volta lo spazio. In questa recensione dal vivo ho tra le mani l’Omega Speedmaster First Omega in Space 2024, la seconda riedizione del leggendario CK2998 che il 3 ottobre 1962 attraversò l’atmosfera terrestre al polso dell’astronauta Walter “Wally” Schirra durante la missione Mercury-Atlas 8, meglio conosciuta come Sigma 7.
Questa nuova referenza segna un ritorno importante per la Maison di Bienna, che dopo aver dismesso nel 2021 la prima riedizione uscita nel 2012, torna a celebrare quell’incredibile momento storico con un orologio che integra efficacemente elementi vintage con tecnologie aggiornate e moderne. Non è un semplice restyling, ma una profonda reinterpretazione che rende omaggio al passato e che ci consegna un pezzo che se non te lo togli dal polso è quasi irriconoscibile dal modello vintage.
Il First Omega in Space 2024 riprende tutti gli elementi distintivi che resero unico il CK2998 originale: la cassa simmetrica con le caratteristiche anse dritte, le leggendaria lancette Alpha, e quel particolare quadrante che in questa nuova edizione si tinge di un affascinante grigio-blu che richiama alcune rare referenze degli anni ’60. Ma la vera sorpresa sta nei dettagli: dal nuovo vetro zaffiro sagomato come l’esalite originale al calibro 3861 Master Chronometer, ogni elemento è stato ripensato per soddisfare sia i puristi sia chi cerca un nuovo cronografo e di alto livello.
Prima di addentrarci nell’analisi dettagliata di questo nuovo Speedmaster, è importante comprendere il contesto storico che ha reso il CK2998 non solo il primo Omega nello spazio, ma anche il precursore di quella che sarebbe diventata una delle più straordinarie storie dell’orologeria moderna.
Indice Contenuti
ToggleStoria del First Omega in Space
Lo Speedmaster CK2998 rappresenta un capitolo fondamentale nella storia dell’orologeria spaziale, ancor prima che la NASA scegliesse ufficialmente lo Speedmaster Professional come cronografo qualificato per tutte le missioni con equipaggio.
Quando Walter Schirra acquistò privatamente il suo CK2998 nei primi anni ’60, non poteva immaginare che quel cronografo avrebbe aperto la strada a una delle più straordinarie collaborazioni tra orologeria e esplorazione spaziale e, siglata come si faceva una volta, per i meriti di essere stato nel 1965 l’unico cronografo a superare gli infernali test NASA per eleggere il cronografo da usare nelle sue missioni spaziali, non grazie a sponsorizzazioni come sarebbe avvenuto oggi.
Facendo un passo indietro il 3 ottobre 1962, durante la missione Mercury-Atlas 8 (Sigma 7), Schirra portò per la prima volta uno Speedmaster oltre l’atmosfera terrestre, completando sei orbite intorno alla Terra in poco più di nove ore.
Quella referenza CK2998, oggi conservata nel museo Omega di Bienne, si distingueva dal primo Speedmaster del 1957 per diversi elementi caratteristici: le lancette Alpha affusolate al posto delle Broad Arrow, una cassa simmetrica con anse dritte e la lunetta nera con scala tachimetrica. Dettagli che la resero immediatamente riconoscibile e che ispirarono la prima riedizione del 2012, il First Omega in Space.
La versione 2012 ha conquistato subito gli appassionati grazie al suo design fedele all’originale e alle dimensioni più contenute rispetto al Moonwatch Professional. Tuttavia, dopo quasi un decennio di onorata carriera, nel 2021 Omega ha deciso di non produrla più, preparando il terreno per la nuova interpretazione che vediamo oggi.
Scheda Tecnica 2024
Il First Omega in Space 2024 mantiene i geni del modello originale ma introduce significativi aggiornamenti: un nuovo calibro Master Chronometer, un quadrante dalla colorazione unica e dettagli vintage ancora più accurati. Un’evoluzione che rispetta la storia ma guarda avanti, proprio come fece Schirra quando scelse quello Speedmaster per la sua missione spaziale.
Design e Cassa
La prima volta che lo guardi, il nuovo Omega Speedmaster First Omega in Space 2024 ti colpisce subito per quanto sembri provenire da un negozio di orologi vintage. La cassa simmetrica in acciaio da 39,7mm è leggermente diversa dal modello 2012, e riprende fedelmente le proporzioni di quella del CK2998 originale che misura 38,6mm.
La qualità la percepisci immediatamente dalle finiture: le superfici spazzolate si alternano a quelle lucidate con una precisione che ci si aspetta da un marchio come Omega. Particolare attenzione è stata dedicata alle anse dritte, ora più fedeli al modello originale grazie a un nuovo disegno dello smusso laterale, meno angolato rispetto alla precedente edizione.
Quadrante e Lancette
Qui il vero protagonista è il quadrante, che sfoggia una raffinata finitura grigio-blu realizzata tramite deposizione chimica di vapore (CVD). Questa colorazione, che omaggia alcune rare referenze vintage degli anni ’60, si rivela estremamente dinamica: appare quasi sempre nera per poi svelare in determinate angolazioni di come lo colpisce la luce la sua vera natura con riflessi blu-grigi. Gli indici applicati e le lancette Alpha in metallo lucido sono riempiti con Super-LumiNova in tonalità ecru per un effetto vintage; scelta che fa sì che quest’ultime non si vedano sempre perfettamente, ma – anche se ciò potrebbe dividere i puristi – è innegabile che conferisca a questo Speedy un fascino retrò.
La lunetta in alluminio nero presenta la scala tachimetrica con il caratteristico “Dot Over Ninety” (DON) e la scritta “Tachymètre” (qui con l’accento sulla E) nella corretta grafia dell’epoca. La prima innovazione tecnica si trova nel vetro: Omega ha sviluppato un nuovo tipo di zaffiro che replica perfettamente la forma bombata dell’esalite originale. Difatti se lo guardi lateralmente a certe angolazioni, restituisce indici deformati tipici dell’effetto lente accentuato dai vetri in platica. Al centro, è completato da un piccolo logo Omega a rilievo.
Fondello e Incisioni
Il fondello in acciaio presenta una finitura a due livelli con il classico ippocampo in rilievo e le incisioni commemorative “FIRST OMEGA IN SPACE” e “OCTOBER 3, 1962”, una soluzione più elegante e storicamente accurata rispetto alla numerazione individuale presente sulla versione del 2012.
Queste attenzioni ai dettagli dimostrano come Omega abbia ascoltato il feedback dei collezionisti, creando un orologio che con soluzioni diverse è più fedele all’originale e non una semplice riedizione.
Movimento
Dentro al nuovo First Omega in Space batte il calibro 3861 Master Chronometer, che anche se oramai conosciamo bene è più di una evoluzione rispetto al movimento che equipaggiava la versione del 2012.
A differenza del precedente calibro 1861, il nuovo movimento ha la certificazione Master Chronometer rilasciata dal METAS. La precisione cronometrica è assicurata in un range di 0/+5 secondi al giorno, mentre la resistenza magnetica fino a 15.000 gauss assicura questo Speedmaster contro qualsiasi interferenza, a meno che tu lo metti dentro a un motore sincrono a magneti permanenti della Formula E, che raggiunge i 20.000 giri con una coppia di 200 newton metro.
Calibro 3861 Metas
Il calibro 3861 mantiene la frequenza classica di 21.600 alternanze/ora (3Hz) e il meccanismo cronografico a camme come il 1861 e anche l’861. L’ultimo è uno dei due calibri andati sulla Luna, ma non come il calibro 321 che equipaggiava sia il CK2998 e la rf. 105.012 – primo Speedmaster a camminare sul nostro satellite – che è dotato della più fine ruota a colonne. L’introduzione dello scappamento Co-Axial e della spirale in silicio rappresenta però un significativo passo avanti in termini di precisione e resistenza all’usura. La riserva di carica di 50 ore, sebbene non sia tra le più ampie sul mercato, è perfetta per chi, come ogni vero appassionato, ama il rituale mattutino di dare la carica al proprio orologio, quel momento intimo in cui vi risvegliate in due.
Le finiture del movimento sono curate, ma purtroppo celate dal fondello chiuso in omaggio alla versione originale. Ma sopra te le mostro in una foto presa dalla recensione Speedmaster Monwatch Professional attualmente in produzione. Come puoi notare i ponti presentano decorazioni Côtes de Genève, le viti sono azzurrate e i rubini sono incastonati in castoni dorati.
Prezzo
Viviamo un’epoca in cui i prezzi dell’orologeria di lusso continuano a salire, ed è principalmente da lì che arrivano le noti dolenti. Invece il First Omega in Space 2024 si posiziona in modo inaspettato nel mercato. Con un prezzo di 8.800€ per la versione con bracciale e 8.400€ per le varianti con cinturino in pelle, si colloca leggermente al di sotto del Moonwatch Professional con vetro zaffiro, il che è un punto a suo favore.
Non è una versione limitata e l’altra buona notizia è che alla mia domanda se fosse difficile da reperire, Omega ha risposto che se da una parte non è detto che si trovi in pronta consegna, dall’altra ordinandolo l’attesa dovrebbe essere relativamente breve. Altre informazioni si possono trovare sul sito web www.omegawatches.com.
Opinioni
Dopo circa una settimana di test al polso, il nuovo Omega Speedmaster First Omega in Space 2024 si è confermato non solo una semplice riedizione: è un’evoluzione che rispetta la storia introducendo al contempo importanti evoluzioni.
I suoi punti di forza sono: il quadrante grigio-blu CVD che è, perdona il luogo comune quando si parla di Speedmaster, letteralmente spaziale. Seguono il nuovo vetro zaffiro che replica perfettamente la forma dell’esalite originale, il calibro 3861 Master Chronometer e una cassa dalle proporzioni perfette e misure quasi identiche all’originale. Ogni elemento è stato ripensato con un’attenzione maniacale ai dettagli, creando un orologio che sa essere sia vintage che essere una delle novità Omega più interessanti del 2024.
Se in questo momento mi trovassi con la disponibilità e il desiderio di comprare uno Speedmaster sceglierei proprio questo. Confesso che è una decisione istintiva come quando è amore a prima vista, visto che se la voglia fosse di acquistare il cronografo oggi più vicino a quello che indossava Neil Amstrong, è ovvio che dovrei scegliere lo Speedmaster Moonwatch Professional ma, come ho più volte scritto nei commenti della recensione degli ultimi modelli, in quel caso sceglierei quello con vetro in Esalite: chi se ne frega dei graffi.
L’unica cosa che da sempre mi manca in uno “Speedmaster lunare o quasi” – quindi anche in questo – è la resistenza all’acqua limitata a 50 metri. Tuttavia, la scelta che continuano a confermare a Bienna è di nuovo fedele al DNA storico del modello, e di una collezione pensata per andare dove l’acqua non esiste, per cui non può considerarsi un vero difetto.
Per chi è questo orologio? Sicuramente per un appassionato che cerca qualcosa di diverso dal classico Moonwatch Professional, per chi apprezza i dettagli storici accurati e per chi desidera un cronografo elegante da indossare quasi sempre. Il prezzo competitivo rispetto al Professional lo rende inoltre una scelta razionale per chi si avvicina al mondo Speedmaster.
Cosa ne pensi di questo nuovo First Omega in Space? È quel quadrante grigio-blu che cambia colore con la luce a conquistarti o preferiresti una versione più classica in nero? Condividi la tua opinione nei commenti, soprattutto se hai avuto modo di confrontare dal vivo questa nuova edizione con il modello del 2012 o con l’attuale Moonwatch Professional.
Commenti
Devo ammettere che anche a me esteticamente piace più del Professional.
Inoltre se non vedo male c’è anche un bel anglage sui ponti principali, anche se fatto industrialmente è sempre meglio che non averlo.
Sono invece un pochino perplesso sulla leggibilità delle lancette, con poco materiale luminescente e lo sfondo scuro penso che capiti spesso che si fatichi a individuarle.
A tal proposito e avendolo testato sul campo, come ti sei trovato in quanto a leggibilità?
Il calibro 3861, lo stesso dell’attuale Moonwatch Professional, è montato anche sul First Omega in Space 2024. L’anglage e gli altri dettagli sono presenti, ma non visibili a causa del fondello chiuso, fedele al CK2996. Tra le lancette, quella dei minuti può sembrare meno leggibile a una prima occhiata, probabilmente per l’abbondante SuperLuminova ecru sul quadrante. Con il tempo, però, l’occhio si abitua, come accade con le illusioni ottiche. Grazie per il commento.
Sulle lancette più che le broad arrow avrei preferito come da foto del vintage che sono le stessa ma piegate lungo l’asse, non so come si dica tecnicamente, una parte o l’altra riflette una luce diversa, migliorando sia leggibilità che l’estetica con una più raffinate lavorazione.
Le lancette del First Omega in Space 2024 sono le stesse del modello vintage ref. CK2998 e si chiamano Alpha: sono abbastanza comuni e a forma di lancia. C’è tuttavia una differenza minima tra quelle dello Speedmaster che ha indossato anche Schirra, e quelle del remake odierno. Le prime, come si può vedere non erano luminescenti e leggermente sfaccettate, invece sia quelle dell’edizione uscita nel 2012 che le ultime sono più piatte per accogliere la sostanza SuperLuminova.
Sono proprio le minime differenze che mi diverte commentare sugli orologi.
Comunque per chiudere il caso lancette Alpha sembra che sui vintage non sono sempre le stesse, quelle della foto qui non sembrano piatte e hanno una sottile riga che pare luminescente, mentre altri vintage sono proprio come questa riedizione cioè piatti e con più materiale luminescente.
In definitiva la riedizione é comunque perfettamente fedele.
Grazie per il commento Lorenzo!
Orologio spaziale, non vedo l’ora di indossarlo.
L’unica pecca a mio avviso sono le lancette Alpha, avrei preferito le Broad Arrow come Sul 1957…essendo una replica fedele è giusto che sia così.
Si le lancette Broad Arrow sono davvero incantevoli, il resto l’hai già detto detto tu. Grazie per il commento!
Buongiorno Massimo
Il CK 2998 è al 100% uno degli orologi pionieristici più importanti della storia, probabilmente senza di esso, non sarebbe mai iniziata la saga dei Moonwatch professional.
Penso che questo sia lo Speedmaster più bello che abbia visto da molto tempo. Misura 39,7 mm di diametro, il che è perfetto per un cronografo retrò in acciaio.
La forma del cristallo è fortemente ispirata al vetro esalite originale, ma prodotto in materiali moderni che sono molto più duri e resistenti ai graffi, il che non è per niente male.
Fortunatamente il logo e il marchio Omega hanno la stessa forma e aspetto dei riferimenti CK2998 originali (1959-1962).
Cosa avrei fatto di diverso?
Forse aumentato leggermente la resistenza all’acqua, i 50 mt sono pochi, non tanto per nuotarci in piscina o al mare, ci mancherebbe, ma per evitare che magari inavvertitamente, premendo i pulsanti del cronometro, si causerebbero dei danni molto onerosi….
Grazie
😃 Grazie per il commento Lorenz!
Ottimo articolo come sempre…Really a great job Mister Scalese !
Da cultore dei viaggi esplorativi spaziali degli early 60’s mi complimento per la foto di Walter Marty “Wally” Schirra Jr. ( in lui c’è un pò di Italy in quanto discendente di immigrati Sardi e Ticinesi)…Da sola vale l’intera narrazione; per quanto concerne invece questo vero e proprio gioiello della maison Omega nulla da eccepire, semplicemente lo si apprezza in ogni suo aspetto tanto per la sopraffina maestria tecnico-esecutiva quanto per i fascinosi rimandi allo Speedmaster ref. CK2998 in relazione al quale in un’ottica di filologia conservativa si mantiene il più possibile fedele ; comprese le eleganti lancette opportunamente “aggiornate” con la luminescenza…Come ben rimarcato da Mr. Scalese .
Brava Omega…Bravo Schirra…Bravo Scalese…Ad Maiora!
G’nite
Mark
Grazie per il commento Mark!