Quando non esisteva ancora l’elettricità l’unico modo per conoscere l’ora al buio era attivare la ripetizione minuti e contare i suoi melodici rintocchi. Quelli si che erano bei tempi.
Chi però non aveva la fortuna di possedere un orologio con quella magica complicazione doveva per forza arrangiarsi avvicinando il suo segnatempo ad una candela – o viceversa – e accenderla: un’operazione piuttosto macchinosa.
Grazie allo sviluppo di nuove sostanze luminose che potevano essere applicate sui quadranti e sulle lancette, agli inizi del XX secolo gli orologi luminescenti iniziarono a farsi strada.
La prima ad essere utilizzata fu il radio. Sfruttando le sue proprietà luminescenti il radio, che fu scoperto nel 1898 da Marie Curie e suo marito Pierre, e un anno dopo ufficialmente chiamato in francese radium, sembrava perfetto. Essendo una sostanza radioattiva, con un tempo di dimezzamento di 1600 anni, la luce che emetteva era intensa e come si può riscontrare molto duratura.
Orologiai e fabbricanti di quadranti lo adottarono immediatamente. Veniva somministrato sotto forma di una vernice luminosa che combinava il radio con il fosforo del solfuro di zinco e altri oligoelementi. Quella mistura risolse al volo e brilantemente l’eterno problema della luminosità in un orologio.
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ToggleOrologi Luminosi Al Radio e Al Trizio
Ancora oggi in una manifattura di orologeria tradizionale che può vantare un’alta percentuale di manualità, molti lavori vengono eseguiti solo dalle donne. Perchè? Perchè l’universo femminile è più attento, soprattutto nei lavori che richiedono precisione e ripetitività.
Diventato in orologeria all’istante un elemento comune, nel primo ventennio del ‘900 centinaia di giovani donne vennero assunte per i lavori di verniciatura, e ben pagate perché le loro piccole mani erano perfette per questo lavoro di fino. Quelle donne furono soprannominate “ragazze fantasma” poichè la polvere di radio a cui erano esposte quotidianamente rendeva i loro vestiti, i capelli e la pelle letteralmente luminosi.
La concomitanza delle due Grandi Guerre e la necessità dei soldati di avere orologi che si illuminavano al buio crearono un’aurea di onore intorno a quello che in realtà era un lavoro piuttosto semplice. Tra l’altro la sostanza luminosa, di base radioattiva, veniva maneggiata senza alcuna precauzione.
Per stenderla veniva usato un pennello cui era impartita una forma appuntita con la punta della lingua.
Nonostante i proprietari delle fabbriche di radio e gli scienziati usassero mille precauzioni nel maneggiarlo, a quelle donne i datori di lavoro dissero che non c’era alcun pericolo. Ma quando cominciarono a soffrire di anemia, riscontrando fratture ossee, necrosi della mascella e infine morivano, fu evidente che erano state ingannate.
Nel 1927, la pittrice di quadranti Grace Fryer e un gruppo di altre donne – note come “Radium Girls” – misero in luce le conseguenze delle radiazioni e chiesero un risarcimento alla United States Radium Corporation, uno dei principali datori di lavoro di pittori di quadranti negli Stati Uniti.
Il lato positivo fu che quella controversia aprì la strada a una maggiore protezione legale dei lavoratori negli USA e a un ulteriore inasprimento delle norme di sicurezza industriale.
Da quel momento in poi chi dipingeva utilizzando vernici a base di radio fu tenuto a seguire rigidi protocolli di sicurezza e a dotarsi di dispositivi di protezione. Soprattutto fu vietato di leccare i pennelli. Una volta che la verniciatura dei quadranti al radio fu considerata una procedura sicura, la produzione riprese. Il radio è stato utilizzato negli orologi sino alla fine degli anni Sessanta.
Trizio
Negli anni Sessanta la quantità di radio utilizzata nei quadranti degli orologi era circa un centesimo di quella utilizzata all’inizio del Novecento; nel 1968 fu vietato del tutto.
Al suo posto fu utilizzato il Trizio (Tritium). Questa sostanza che è un isotopo dell’idrogeno agisce secondo gli stessi principi chimici del radio ma è poco radioattivo. Il materiale subisce anche lui un decadimento, rilasciando elettroni che innescano l’accensione del solfuro di zinco, i quali negli anni lasciano su indici e lancette quell’inconfondibile tonalità crema.
Come il radio, il trizio emette luce da solo, senza bisogno di una fonte di luce esterna, ma la sua emivita è molto più breve. Gli orologi con quadranti al trizio perdono la loro luminosità nel tempo, a causa dell’emivita del trizio di circa 12 anni.
Quindi, se scopri di avere un orologio vintage cui indici sono stati trattati con il trizio non corri alcun pericolo.
Ora ti racconto un fatto curioso. Sino a poco tempo fa se mandavi un orologio in riparazione e questo per caso finiva in Svizzera, a causa delle severe leggi federali che regolano le sostanze radioattive, c’è chi si è visto sostituire a sua insaputa il quadrante con uno nuovo con indici luminescenti in LumiNova, con il danno di intaccare l’autenticità dell’orologio. Per ogni evenienza se sai che il tuo amato vecchietto finirà nel paese crociato informati prima.
Nonostante il basso rischio per la salute, il trizio è stato bandito dall’orologeria negli anni Novanta quando un paio di alternative ancora più sicure presero il suo posto.
LumiNova e Super-LumiNova
La sostanza LumiNova è stata brevettata nel 1993 e ad esempio utilizzata su tutti gli orologi Patek Philippe a partire dal 1995. La vernice LumiNova perde la sua fosforescenza dopo alcune ore senza alcuna fonte di luce, ma è particolarmente brillante nelle due ore successive all’esposizione alla luce.
Il lume negli orologi successivi agli anni Novanta è prodotto quasi esclusivamente con i marchi LumiNova e Super-LumiNova. Entrambe le sostanze forniscono alti livelli di luminescenza e non sono radioattive.
Il LumiNova è stato inventato nel 1993 dall’azienda giapponese Nemoto & Co. ed è diventato rapidamente lo standard di riferimento per la luminescenza degli orologi. LumiNova si basa sull’alluminato di stronzio, un composto di alluminato.
I vantaggi di LumiNova per la salute sono evidenti, ma a differenza del radio e del trizio, la sua luminescenza non è permanente.
Come una batteria ricaricabile, deve assorbire energia per poterla emettere. Il LumiNova deve essere esposto alla luce per poter brillare al buio. La luminosità e la durata del bagliore dipendono dalla luminosità e dalla durata dell’esposizione alla luce.
Super-LumiNova è una versione migliorata di LumiNova, sempre a base di alluminato di stronzio. La luminosità di Super-LumiNova è nettamente superiore e, cosa importante, il bagliore di Super-LumiNova dura almeno 15 ore prima di iniziare a svanire, contro le 3-5 ore di LumiNova.
Super-Luminova
Il Super-LumiNova è disponibile in una vasta gamma di colori e talvolta viene utilizzato sui quadranti degli orologi a scopo puramente decorativo.
Il Super-LumiNova offre un evidente vantaggio rispetto al LumiNova per le immersioni e altre attività in condizioni di scarsa illuminazione. Una versione più recente e più luminosa del Super-LumiNova, denominata C3, ha ampiamente sostituito la versione iniziale del Super-LumiNova, il C1.
Da tener presente che marchi come Rolex e Omega hanno creato la loro sostanza luminescente.
Cosa Ne Pensi?
Quando penso alla luminosità negli orologi, e al tempo che questa era un grave pericolo per la salute, il primo nome che mi viene in mente è Panerai.
La storia del marchio fiorentino narra che a seguito di una lunga serie di esperimenti Officine Panerai mise a punto una speciale miscela in grado di ottenere un’alta luminescenza che chiamò RADIOMIR.
Prima dell’ultimo conflitto all’azienda furono commissionati una serie di strumenti come torce, bussole e profondimetri da polso. In particolare Panerai si specializzò nei mirini: questi contenendo del Radio in misure abbondanti restituivano un’abbondante luminosità e questo consentiva di puntare i bersagli con precisione millimetrica anche in totale assenza di luce.
Il sistema di puntamento Radiomir si distingueva però anche per il suo insolito metodo di assemblaggio: a differenza di altre sostanze luminose quella inventata dai fiorentini non si applicava come una vernice ma, costituita da polvere, era racchiusa in minuscoli tubi di vetro che venivano applicati direttamente sui mirini. Il sistema diventò subito la prima scelta sia per i fucili ma veniva usato anche per l’artiglieria e per i siluri.
Altri tempi dove tutto, o quasi, era un’avventura.
Possiedi un vecchio orologio non dico con un quadrante trattato con il radio, ma con il trizio?
Hai mai avuto dubbi sulla sua sicurezza? In caso affermativo spero che questo articolo ti abbia rassicurato.
Che ne dici?
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Commenti
Bellissimo articolo, forse piú un racconto. Come spesso accade é sempre chi apre una nuova strada a pagarla cara.. Ma é grazie a quelle donne se oggi i nostri orologi sono luminosi e sicuri.
Grazie per il commento!
Articolo davvero interessante.
Ho un vecchio orologio sul quale è riportato sul dial T – Swiss Made – T , ma senza l’indicazione T<25 .
Ormai le sfere hanno perso un pò di Trizio…
Grazie per il commento Lorenz! Il tuo trizio oramai è più che sicuro…
Ciao, ho un Rolex 6098 del ‘51, quindi lancette al radio e radio (poco) sugli indici: secondo te dovrei evitare di indossarlo o riporlo con particolari cautele? Grazie mille
Grazie per la domanda Andrea. A quanto si dice e viene ribadito in questo bellissimo articolo https://rolexpassionreport.com/15606/the-evolution-of-rolex-luminous/ non c’è alcun pericolo ad indossare un Rolex con sostanza luminescente radio. Però mai inalare la polvere che nel tempo si potrebbe essere creata sugli elementi così ricoperti. Ad ogni modo io non sono un fisico, ma se hai dei forti dubbi potresti sempre misurare le effettive radiazioni che il tuo Rolex emette con un contatore Geiger, strumento che si trova facilmente ed economico.
Bellissimo articolo , quindi parlando di rolex i primi 16520 montavano tutti trizio con quadranti spesso singer con ad ore 6 t Swiss Made t , quando lo eliminano definitivamente sui 16520 dall’A e U ultime ref e certamente dall’R? O ci sono A con trizio grazie nn riesco a trovare una risposta che mi faccia dire si ok A lumi tutti o anche trizio sugli U ne ho visto sia con che senza grazie a chi riuscirà a togliermi questo qiesito
Ciao! La questione del trizio e del superluminova sui Rolex Daytona 16520 è effettivamente un argomento molto dibattuto. Come hai scritto tu i primi 16520 avevano quadranti con la scritta “T Swiss Made T” per sottolineare l’uso del trizio. Tuttavia, com’è noto alla fine degli anni ’90 (tra il 1997 e il 1998), Rolex ha iniziato a sostituire il trizio con il superluminova. Per quanto riguarda le referenze ci sono state variazioni e non esiste una regola fissa. Ad esempio, è possibile che alcuni 16520 con referenza A abbiano ancora il trizio, mentre altri potrebbero avere il superluminova. La referenza U è particolarmente interessante perché, come hai notato, ci sono sia esemplari con trizio sia con superluminova. A mio parere il motivo di queste variazioni sta sia nel fatto che Rolex nel costruire in quegli anni i Daytona forse “pescava” da un magazzino con lotti di quadranti recenti come più datati, sia che talvolta nei Rolex emergono delle eccezioni che a volte viene il dubbio che siamo state programmate per aumentare il valore collezionistico di più o meno esemplari di un loro modello. Infine Rolex fornisce dettagli specifici su ogni singola variazione prodotta solo degli elementi che decide di sottolineare; difatti spesso le discussioni che emergono nascono da osservazioni e ricerche di competenti appassionati e collezionisti.