Nel 1997 debutta il Patek Philippe Aquanaut un segnatempo ispirato a sua maestà Nautilus che cerca di mettere subito in chiaro che di personalità ne ha anche lui molta.
La cassa a forma di ottagono arrotondato che come il suo predecessore somigliava a un oblò strizzava l’occhio a una clientela giovane che pur desiderando un pezzo di Alta Orologeria voleva al polso un look sportivo e moderno.
Indice
- Aquanaut: filosofia
- Una strada non facile agli inizi
- Il primo Aquanaut
- Patek Philippe Aquanaut 5167
- Patek Philippe Aquanaut Prezzo
- Opinioni
Aquanaut: La filosofia
Impermeabile sino a 120 metri, grazie alla sua corona a vite e il famoso cinturino Tropical in materiale composito anallergico è capace di proteggersi dai raggi del sole come dall’acqua salata. Un Aquanaut può seguirti durante la settimana lavorativa come accompagnarti in un weekend a Portofino sempre facendoti fare bella figura non allontanandosi mai dal tuo polso.
Questo orologio è nato da un’arguta intuizione di Patek Philippe che negli ultimi anni del vecchio millennio pensava ad un segnatempo per la nuova categoria di manager rampanti in gran parte scaturita dall’allora nascente mercato delle nuove tecnologie.
Un approccio all’orologio di lusso meno austero e impegnativo che strizzava l’occhio a chi in quel periodo, grazie all’entrata in borsa del mondo digitale, aveva fatto in fretta una montagna di soldi e desiderava spenderli.
Se aggiungiamo che dietro a tutto questo non c’era un marchio come Rolex, che con i suoi modelli già controllava una fascia di prezzo inferiore, il fatto che Aquanaut recasse la firma di Patek fece molto rumore.
Una strada agli inizi non facile
I ma però non mancano mai. Conosciamo bene l’impatto creato dal Nautilus disegnato dalla geniale penna di Gérald Genta vent’anni prima, ma se togliamo la clientela cui accennavo prima, peraltro si abbiente ma senza solide basi culturali orologiere, la seconda collezione di orologi in acciaio di Patek Philippe non partì subito in quarta.
Il problema stava proprio nel fratello maggiore e forse il fatto che all’inizio la Maison – vedi la pubblicità in alto – lo reclamizzava nominandolo “Nautilus Aquanaut” e questo io lo leggo come un segnale di insicurezza, più che spontaneo temendo che il nuovo nato non essendo all’altezza necessitasse di una spinta del primo.
Poi il fatto che i connoisseurs ritenevano l’Aquanaut un “Nautilus light” proprio come oggi chi possiede gli alti di gamma del melafonino considerano l’onesto, ma evidente più povero iPhone SE.
E sempre quei puristi le ragioni le avevano anche scovate e ben argomentate.
Le sacre regole scritte figuratamente sempre dal geniale Genta agli inizi degli anni ’70, prima con il Royal Oak e poi con il Nautilus, definiscono sportivi di lusso solo i modelli con cassa in acciaio rigorosamente muniti di bracciali integrati dello stesso metallo.
Il primo Aquanaut non possedeva ne il bracciale in acciaio ne il suo cinturino era integrato, poi era più piccolo e con un design molto più semplice. Oggi, come a voler porre rimedio a quella mancanza iniziale c’è anche una versione tutta in acciaio con bracciale integrato, ma il vero Aquanaut è a mio avviso solo il modello con il cinturino Tropical preferibilmente nero.
Oggi per i prezzi che il Baby Nautilus ha raggiunto ti verrebbe da non credere alle mie parole, ma l’immagine del fratello maggiore, così ingombrante agli inizi, negli anni a venire è stata proprio lei a spingere il minore.
Le due collezioni in acciaio personificano gioia e dolori del marchio della Croce di Calatrava e il presidente Thierry Stern non ne ha fatto mistero in questa intervista rilasciata lo scorso anno a Hodinkee.
La famiglia proprietaria da quasi un secolo del più noto marchio di orologi di lusso al mondo vorrebbe che ci fosse maggiore interesse per altri suoi segnatempo, non necessariamente molto più costosi di Aquanaut e Nautilus ma che secondo lei rappresentano meglio il DNA Patek.
Invece quando gli orologi diventano virali, come per fare solo un altro esempio il Rolex Daytona, non esistono motivazioni razionali per un tale travolgente successo ma come l’emotività e la passione sono tutti sentimenti da ricercare nella complessa sfera mentale umana.
Il primo Aquanaut
Il primo modello presentato nel 1997 è il Patek Philippe Aquanaut 5060A. Con 35,6 mm le dimensioni erano quelle di un segnatempo medio, per quanto bisogna considerare che la Maison anche nella da poco passata era degli orologi XXL in termini di millimetri ha storicamente sempre viaggiato molto al di sotto della media.
Le somiglianze con il Nautilus sono evidenti un fatto deciso dalla notorietà suscitata che nella prima referenza 3800/1A misurava 37,5 mm.
Se togliamo gli elementi stilistici laterali, che nel fratello maggiore sono simmetrici, la cassa ottagonale arrotondata in acciaio di Aquanaut è quasi una copia del Nautilus, così come la sua finitura satinata. Come accennavo all’inizio del post la corona avvitata era in grado di garantire la stessa impermeabilità offerta dal primo.
Le novità estetiche stavano tutte nel quadrante che nella referenza 5060A era solo offerto in nero. Al posto del motivo lignée orizzontale abbiamo una nuova decorazione a guilloché stile tapisserie con incisioni orizzontali tondeggianti e verticali rettilinee. Le sfere di ore e minuti erano in oro bianco e ricoperte di sostanza luminosa così come il giro dei minuti ai bordi.
Ma la caratteristica unica dell’Aquanaut era il cinturino Tropical. Per Patek dev’essere stato un salto quantico un po’ come quando Rolex nel 2015 introdusse il bracciale Oysterflex. Sviluppato a lungo la sua lega composta da diversi materiali lo rendeva resistente all’invecchiamento causato dalla letale combinazione di raggi UVA e acqua salata, nonché anallergico e antibatterico. La sua fattura richiama il quadrante. Ad assicurarlo al polso era una fibbia pieghevole.
Lato movimento il primo Patek Aquanaut era alimentato dal calibro 330 S C un movimento di manifattura a carica automatica spesso appena 3,5 mm con le funzioni di un tre lancette più datario, ma il fondello pieno purtroppo non permetteva di ammirare le curate rifiniture. Regolato dal bilanciere Gyromax – brevettatto da Patek Philippe – a 21,600 alternanze/ora, grazie ad una massa oscillante unidirezionale in oro 21k con incisa la Croce di Calatrava garantiva 48 ore di autonomia di carica.
Patek Philippe Aquanaut 5167
È il modello più fedele della collezione nonché oggi il più ricercato: lui custodisce i codici più genuini di questa linea di sportivi di successo. Un po’ come il vero Daytona che è solo in acciaio, il 5167 è il vero Aquanaut: acciaio con quadrante e cinturino in caucciù Tropical neri.
Uscita nel 2007 in occasione del decimo anniversario la linea 5i67 è andata a sostituire la 5060 offrendo interessanti novità e parecchi dettagli rivisitati.
Partiamo dalla cassa: adeguandosi al Nautilus, e più in generale alle esigenze degli ultimi tempi, è passata da 36,8 mm a 40 mm mantenendo però l’acciaio, la forma, e la caratteristica finitura satinata altro punto chiave della collezione. Con 8,1 mm lo spessore rimane molto contenuto e adesso abbiamo anche finalmente un fondello in zaffiro che svela il volto del prezioso movimento. Invariata l’impermeabilità di 120 m.
A muoverlo è ora il calibro Patek Philippe 324 S C, lo stesso i movimento che anima il Nautilus 5711/1A. È un calibro automatico che non si fa mancare alcune tra le più importanti innovazioni della Maison: l’aerodinamico bilanciere a quattro razze Gyromax che incorpora la spirale Spiromax in Silinvar (silicio).
La frequenza è stata aumentata a 28.800 alternanze l’ora più adatta per un uso dinamico. Con 45 ore la riserva di carica non eccelle ma finalmente dal vetro in zaffiro ora si possono ammirare gli smussi degli elementi, il perlage e le tradizionali côtes de Genéve
Con l’Aquanaut 5167 Patek Philippe coglie l’occasione per “correggere” anche un particolare che sottolineato diverse volte dai puristi non eleggeva questo segnatempo tra i genuini orologi sportivi di lusso: riprogetta il cinturino Tropical modificandone l’attacco con la cassa facendolo diventare integrato e lo dota di una piccola chiusura pieghevole con incisa la solita Croce di Calatrava.
Principali caratteristiche Aquanaut 5167
- Cassa: Acciaio
- Dimensioni: 40 mm (diametro) x 8,1 mm (spessore)
- Impermeabilità: 120 m
- Quadrante: Nero con incisioni circolari verticali e orizzontali rettilinee , numeri, indici applicati e lancette in oro bianco rivestiti di sostanza luminescente.
- Movimento: Calibro 324 S C automatico, funzioni di ore, minuti, secondi centrali e data, bilanciere Gyromax, spirale Silinvar.
- Cinturino: Tropical in materiali compositi, fibbia pieghevole.
Patek Philippe Aquanaut Prezzo
Oggi la linea prevede diverse referenze sia per l’uomo sia per la donna, bracciali integrati in metallo e una enorme quantità di quadranti. Diamo un occhio al prezzo dei principali Aquanaut.
Aquanaut 5167A-001
È l’ultima versione del genuino Aquanaut. Moderno, semplice ma dalla personalità molto incisiva: il suo abbinamento quadrante, cinturino Tropical neri con l’acciaio a finitura satinato lo rende adatto a qualsiasi situazione, inclusa la più formale.
Dimensioni: 40 mm (diametro) x 8,1 mm (spessore)
Impermeabilità 120 m
Movimento: Calibro 324 S C carica automatica
Prezzo: €18.200
Aquanaut 5167/1A
Come il modello precedente ma con un bracciale integrato in acciaio che vorrebbe avvicinarlo al Nautilus ma che a mio avviso gli fa perdere parte del suo irresistibile glamour.
Dimensioni: 40 mm (diametro) x 8,1 mm (spessore)
Impermeabilità 120 m
Movimento: Calibro 324 S C carica automatica
Prezzo: €20.920
Aquanaut 5168G
Presentato nel 2019 questo modello da uomo è declinato nella cassa Jumbo la più XL che ci sia. Sotto le sembianze di un tool watch da poche centinaia di euro c’è il genuino mondo Aquanaut impreziosito da una cassa in oro bianco.
Dimensioni: 42,2 mm (diametro) x 8,25 mm (spessore)
Impermeabilità 120 m
Movimento: Calibro 324 S C carica automatica
Prezzo: €36.610
Aquanaut 5968A
Come abbiamo visto il vero Aquanaut si identifica con una precisa referenza, ma trattandosi anche di una collezione non poteva mancare anche un cronografo. Con il classico quadrante nero in rilievo reso ancora più sportivo da qualche tocco di rosso si tratta di un cronografo con funzione flyback. Anche in questo caso la cassa in acciaio è taglia Jumbo.
Dimensioni: 42,2 mm (diametro) x 11,9 mm (spessore)
Impermeabilità 120 m
Movimento: Calibro CH 28‑520 C carica automatica
Prezzo: €41.840
Aquanaut 5067A
Questo per la presenza di 46 diamanti incastonati nella lunetta è un Aquanaut femminile. Il quadrante in rilievo “Mysterious Black” presenta cifre in oro applicate. Mosso da un movimento al quarzo è uno tra gli Aquanaut più abbordabili.
Dimensioni: 35,6 mm (diametro) x 7,77 mm (spessore)
Impermeabilità 120 m
Movimento: Calibro E23‑250 S C quarzo
Prezzo: €15.590
Opinioni
Credo che con o senza il Nautilus, Aquanaut abbia sempre avuto i numeri per diventare ciò che è ai nostri giorni: uno tra i più ricercati orologi di lusso sportivi.
Anzi, se la cronologia fosse invertita credo che sarebbe lui il Patek più ricercato al mondo.
Diamo a Cesare quello che è di Cesare e anche armandoci di banale dietrologia il segreto di tutto questo successo è l’incipit della penna di Genta che oggi, purtroppo con mio grande rammarico, non tutte le manifatture che negli anni ’70 lo hanno ingaggiato, e probabilmente pagato profumatamente (anche se qualsiasi fosse la cifra alla fine si è rivelato un affare d’oro) lo menzionano.
A dire il vero Patek Philippe una volta per fini pubblicitari lo faceva.
Quando c’è un anniversario delle icone “gentaniane” tutti i marchi fanno sempre finta di dimenticare il creatore, per quanto è giusto precisare che trattando questo articolo di Aquanaut lui non sarebbe stato concepito dall’indimenticabile designer.
Tornando alle mie opinioni su questo orologio penso che il successo sia meritatamente arrivato perché Patek Philippe ha saputo cogliere meglio di altri marchi una nicchia di clienti che necessitava la soluzione di un problema: quale orologio di lusso comprare quando si ha meno di trent’anni.
Torno a ripetere che il miglior Aquanaut rimane sempre il 5167A, quello più sobrio: acciaio, quadrante e cinturino Tropical neri. La manifattura fa comunque bene oggi a giocare con i colori come la recente versione khaki o la speciale edizione 5167A-012 realizzata per l’evento “Patek Philippe Singapore 2019”.
Forse un po’ di fortuna ci sarà anche stata ma somiglianze a parte nel 2020 più che mai il Nautilus e l’Aquanaut non corrono il rischio di cannibalizzarsi, e non è certo solo una questione di prezzo.
Col tempo il pubblico ha considerato il Nautilus sempre più un orologio per le grandi occasioni mentre Aquanaut, più sornione e per quel suo speciale ma bracciale in gomma è amato da chi, forse un tantino snob, desidera allacciarsi al polso un orologio che solo da lontano sembra ordinario; poi quando è un po’ più vicino lo riconosci subito e, insieme a quella doppia scritta che inizia con P, lascia chiunque a bocca aperta.
Commenti
non mi ha mai convinto ,mi ricordava le fiat dino con il motore ferrari.
Quando Philippe Stern lo presentò come un primo prezzo (sic!) per giovani allo yatch club di Ginevra ,non convinse nessuno.
Il rapporto qualità prezzo lo poneva fuori mercato
Penso sia un modello che tolga prestigio alla marca , le fiat dino ferrari sparirono presto.
Su un segmento di prezzo abbordabile fu nettamente più azzeccata l’operazione 24fh.
Comunque complimenti per l’articolo sempre preciso e puntuale
Grazie per il commento Carlo 🙂 È sempre stato un orologio che sposa o divide ma oggi, dopo una partenza un po’ difficile, è ricercato in ogni angolo del pianeta.
Sono d’accordo. Aggiungo che trovo il lavoro di Genta un autentico stupro all’alta orologeria, con le sue vitine e tutto il resto. Ovviamente è un pare estetico del tutto personale.
A me piace molto, anche se le dimesioni non sono per il mio polso. Peccato.
Conseti complimenti per articlo.
Grazie per il commento Mario 🙂 Ma sei sicuro che sia troppo grande? Guarda che il 5167A è si 40 mm ma è piuttosto sottile, e poi le anse sono cortissime. Se Non l’hai già fatto io farei la prova polso, altrimenti c’è sempre il 5060A vintage (35,6 mm) che è ancora più una chicca!
Se si smettesse di chiamare segnatempo gli orologi sarebbe una grande liberazione.
Questa moda di chiamare gli orologi segnatempo,pazzesca ridicola,forse per avere piu’ fascino negli articoli?
Non capisco e spero che chi scrive conosca il dizionario
Mi spiego:
Un segnatempo e’ anche una clessidra,se si presenta un orologio lo si chiama orologio,punto.fine
A parte la simpatia o antipatia per un termine, che ci può stare, a proposito la Treccani riporta: segnatempo /seɲa’tɛmpo/ s. m. [comp. di segna(re) e tempo], invar. – [dispositivo che imprime segni di riferimento a prefissati intervalli di tempo] ≈ marcatempo. …
Ora riguardo l’inappropriatezza di questo sostantivo composto come sinonimo di orologio anche un carretto trainato da un’asino è una vettura, parola comunemente usata troncando “autovettura” per definire un’automobile.
L’orologio è un dispositivo che segna il tempo? Se lo è chiamarlo segnatempo è corretto.
Su questo orologio si può parlare molto ma già tu,caro Massimo, ti sei espresso con la solita professionalità e tecnica. Penso che ,come dico sempre e lo sottolineo, ogni orologio debba essere visto dal vero,toccato e indossato. Solo il polso sarà la vostra risposta. Aquanaut ha certamente patito Nautilus ma ora sta acquistando una sua identità. Sono certamente orologi che hanno in qualche modo “salvato” la grande orologeria dalla crisi degli anni ’70 ’80 ,come AP RO e VC OS (GP Laureato altra cosa ma con un gran calibro) costruendo una fetta di mercato fatto del desiderio di distinguersi da chi già aveva un fantastico steel water resistent 10Atm ma indossato da molti troppi con una corona come simbolo. La nobiltà doveva esserci anche con l’acciaio e con un segnatempo da portare anche sotto la doccia o a bordo del proprio yacht. A Vicenza oro ho avuto modo di parlare con un rivenditore negoziante che aveva bellissimi pezzi PP Rolex Vacheron. Il mio occhio cadde su un 5004 PP la cui richiesta era pari ad un Nautilus gold con indici in brillanti baguette…….Beh, in pieno accordo con me disse “5004 tutta la vita”. In sostanza, per me è sempre un Patek quindi non sarà una 911 potrebbe essere una 928 ma sempre Porsche. Finiture calibro passione tradizione indiscusse. Non si deve confrontare ma solo indossare e amare,se piace.
Grazie Marco per aver scattato un’istantanea perfettamente a fuoco dell’Aquanaut un orologio che – usando le tue parole – “Non si deve confrontare ma solo indossare e amare,se piace”.
Buongiorno, faccio i complimenti per il piacevolissimo ed attento articolo, ho avuto la prima serie al quarzo, mi rammarico di averlo venduto! Nel 2007 quando lo comprai era un primo prezzo di Patek, certo con gli stessi soldi si comprava qualcosa altro più famoso, ma il piacere che si prova quando il concessionario taglia su misura il cinturino , solo per il tuo polso( p.s. Il cinturino è durato 8 anni e lo indossavo tutti i giorni) ed il piacere di pochi occhi attenti che garbatamente fanno i complimenti non ha prezzo, un ultimo appunto, sarebbe bello che chi commenta metta in evidenza cosa possiede e di conseguenza poter commentare
Complimenti Enrico: con gli orologi capita spesso di pentirsi dopo averli venduti. Giro la tua segnalazione!
Sono un felice possessore e ne faccio uso quotidiano. Ne sono innamorato e non lo sostituirei con nessun altro. Ho messo l’occhio sul verde edizione speciale. Vedremo cosa dice il negozio. Il nautilus non lo considero proprio , bello ma un altro orologio. Aquanaut tutta la vita !
Grazie per averci fatto partecipi del tuo grande amore Fabio! 😉
Ho la sacrosanta fortuna di possedere l’quanaut 5167 tropical , e l’quanaut 5168g anniversario….che dire fantastici la portabilità del 5167 è unica ..il 5168g me lo godo senza indossarlo (solo uso collezionistico) dopo tanti anni di Rolex che mi hanno stufato , devo dire che patek è un altro mondo!!!!!!Cordialita’.
Complimenti! Due pezzi esagerati 🙂