Maîtres du Temps Chapter Two: Intervista ai tre orologiai che l'hanno creato

Peter Speake-Marin, Roger Dubuis e Daniel Roth, gli orologiai che hanno insieme ideato Maîtres du Temps Chapter Two, intervistati da blog-orologi.com

di Massimo Scalese 5 MIN LETTURA

 

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Durante  Basilea – Baselworld 2009, dopo una lunga visita allo stand Maîtres du Temps, uscii dalla fiera per fare una pausa bevendo un caffè (purtroppo altrettanto lungo…) continuando a riflettere su quello che avevo appena visto:

Tutta quella gente che senza far rumore, dopo aver preso un appuntamento magari da mesi, sedeva a gruppi spaiati nei lunghi tavoli. Chi in compagnia dello staff della Maìson con persino il capo dei capi, Steven Holtzman, che correva da una parte all’altra disponibile ed accogliente. Le esposizioni fieristiche danno tanto, ma anche se comprimi tutto che tu sia un giornalista, un appassionato, un collezionista, o come me un mix dei primi due con “una scorza” dell’ultimo (“il più fortunato dei tre”), è veramente difficile avere una risposta a tutte le tue curiosità. Peter Speake-Marin e Daniel Roth erano lì, mischiati tra la gente, mancava solo Roger Dubuis.

Dopo l’intervista fatta alcuni mesi fa a Steven Holtzman quale altro traguardo, per me più impegnativo e di grande soddisfazione, che fare un “terzo grado” ai tre Maestri Orologiai che hanno realizzato Chapter Two?

Circa un mese fa chiesi aiuto ad Angela Landone – Responsabile per L’Ufficio Stampa in Italia di Maîtres du Temps – per fare a Daniel Roth, Roger Dubuis e Peter Speake-Marin tre domande uguali, ma a loro poste in separate sedi in modo che nessuno dei tre nel rispondere sarebbe stato influenzato dall’altro, nè avrebbe fatto viceversa.

Ecco l’intervista:

Signor Peter Speake-Marin, Signor Roger Dubuis, Signor Daniel Roth, (nell’ordine in cui risponderanno)

PREMESSA: Costruire un orologio dal nulla è quasi emozionante come procreare: con Chapter One Maîtres du Temps si è presentata in quel ristretto club che si chiama “Alta Orologeria” con un orologio innovativo, con un pool di complicazioni a bordo di tutto riguardo. Fare “il secondo passo” con Chapter Two è stato per certi aspetti probabilmente altrettanto difficile. Al di là delle scelte strategiche imposte da ogni management (Steven Holtzman ndr), ogni orologiaio ha, in base al suo percorso professionale, diverse idee e diverse aperture mentali non solo su come, ma anche su quale complicazione sviluppare nel suo prossimo orologio.

contaminuti (1): In Alta Orologeria, oggi, un calendario completo può avere alti margini di miglioramento? E’ una complicazione abbastanza elaborata, ma non in senso assoluto. Ci dia una sua opinione generale su questa funzione.

Peter Speake-Marin: L’orologeria è come comporre musica. Nonostante il numero di note che si possono usare in una composizione, la musica cambia a seconda dell’immaginazione  del musicista che esplora diverse possibilità per arrangiare le note in un modo mai utilizzato prima.  Ci sono possibilità illimitate da sviluppare.

Roger Dubuis: La realtà del tempo stesso ci dà ogni cosa sulle indicazioni del tempo.  L’orologeria ha assorbito questi dati  e li ha applicati alla meccanica.  Solo l’estetica (cioè il modo di segnalare le indicazioni) può variare.

Daniel Roth: Si, penso sia possibile migliorare le performance  e il valore di un calendario completo e Chapter Two ne è un esempio.  Infatti, fornire le indicazioni di giorno e mese su cilindri è insolito e fuori dal comune. Non esiste in orologeria un calendario come questo e per realizzare questa complicazione sono occorse delle ricerche tecniche, non semplici.  Inoltre questi due cilindri migliorano la lettura delle funzioni e dal lato estetico, contribuiscono a mantenere il quadrante sobrio e raffinato.


cm (2): Il Chapter Two, oltre alla Grande Data, legge nello stile della Maìson il mese ed il giorno nei due grandi rulli posti a ore 12 e ore 6. Ciò può sembrare, ad un primo colpo d’occhio, solo un dettaglio estetico. Muoverli e comandarli è stata l’impresa più difficile da affrontare nel progetto? C’è qualche minima analogia nel loro movimento con quello di un orologio da torre?

P.S-M: Non c’è nessuna associazione con gli orologi da torre che mi vengono in mente. La sfida più grande legata ai due rulli è stata quella di utilizzare il minimo dell’energia nel farli ruotare senza incidere sulla riserva di marci o l’isocronismo  del movimento. C’era meno potenza in Chapter One e quindi per Chapter Two è stato sviluppato un nuovo sistema con un diverso approccio.

R.D: Si, è stato difficile trovare il sistema per far funzionare i due rulli perfettamente. “Non c’è nulla di facile nella vita!”. Meccanicamente parlando, ogni problema ha la sua soluzione. Per Chapter Two la maggior difficoltà  nel far ruotare i due cilindri  è stata superata grazie alla combinazione di passione, di abilità tecnica e di conoscenza professionale da parte di tutti noi. Personalmente non credo che questo sistema abbia nulla a che fare con gli orologi da torre.

D.R: Naturalmente ogni novità porta una serie di difficoltà tecniche prima di riuscire a raggiungere l’affidabilità e la perfetta combinazione con la parte estetica. Per ciò che ne so, non c’è nulla di simile tra questo progetto e il movimento di un orologio da torre. Sarebbe stato inoltre molto audace ispirarsi al grande movimento di un orologio da torre e miniaturizzarlo per un orologio da polso.

cm (3): Tre Mastri Orologiai come voi, si possono esprimere da subito in un elevato linguaggio tecnico. Pensa che questa esperienza di team modificherà nel futuro alcuni suoi punti di vista nei progetti che continuerà ad affrontare individualmente?

P.S-M: C’è una diversa dinamica tra il lavorare insieme e lavorare individualmente. Ho portato avanti diversi progetti nella mia carriera in entrambi i modi e c’è sempre qualcosa da imparare ma più a lungo lavoro e più passano gli anni, mi accorgo che la cosa migliore e lavorare con delle belle persone che poi diventano anche amici.

R.D: Questa esperienza  di collaborazione lavorativa mi ha arricchito molto anche dal lato umano  ma non va ad influenzare i miei progetti individuali.

D.R: Ogni orologiaio ha la sua personalità. Senza dubbio questa esperienza che abbiamo condiviso è stata emozionante ed ha arricchito ognuno di noi.

-o-

Una vera manna per un appassionato avere tre professionisti che hanno così tanto da dire, non ponendo alcun limite alle forze ingegnose dell’Alta Orologeria, rispondere insieme a queste domande!

Il risultato – Chapter Two – è visibile nelle foto da me scattate dell’esemplare che ho avuto il piacere di osservare da vicino al mio polso, anche se purtroppo ho dovuto restituirlo… Al prossimo capitolo!

contaminuti

 

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