Clima monsonico in giro per l’Italia. Dopo le secchiate di acqua della settimana scorsa, è arrivato il caldo da deserto africano; perciò, come ogni direttore ligio al suo ruolo, anche il sottoscritto si esibisce nella rassegna di una selezione ragionata dei segnatempo più adatti alla stagione estiva; ovvero di “subacquei professionali”, con movimento meccanico automatico, quadrante nero, lancette e indici trattati con Superluminova e ghiera girevole unidirezionale.
Ma c’è un però… Dovendo, con piacere, rispettare anche l’altro ruolo, assegnatomi a furor di popolo, di “voce fuori dal coro”, e visto che ormai è constatato che uno dei concorrenti diretti all’acquisto dell’orologio da polso di alta gamma è proprio il viaggio turistico, ci piazzo anche una guida alla vacanza last minute ad alto valore aggiunto (nel senso che in posti così non ci si va tutti i giorni).
E alla faccia della crisi, per chi se lo può permettere – o anche solo per sognare ad occhi aperti, in attesa che qualcuno faccia anche questo Superenalotto supermilionario –, il massimo è abbinare l’acquisto di entrambi: prima si va dal concessionario di fiducia e poi in agenzia viaggi e il gioco è fatto.
Allora, cosa aspettiamo… Entriamo da un rivenditore ufficiale di Eberhard & Co. e allacciamoci al polso il celeberrimo subacqueo della casa, lo Scafodat 500 (diametro della cassa: 44 mm; impermeabilità: 500 metri; prezzo: 2.580,00 euro), con le due caratteristiche corone, entrambe serrate a vite (quella posta a ore 4 aziona la ghiera sul rehaut interno), che ha la valvola per la fuoriuscita dell’elio per bilanciare la pressione interna dell’orologio con quella esterna.
Poi via, diretti verso uno degli spa-resort più spettacolari del mondo, il Banyan Tree a Phuket, in Thailandia: 123 ville con letto kingsize rialzato e vasca da bagno interrata all’aperto e campo da golf da 18 buche, con prezzi che variano tra i 250 e i 1.350 euro a notte.
L’altro “sub” che allacciamo al polso prima di partire per la nuova, meritata vacanza è il Seamaster Planet Ocean di Omega, che proprio il mese scorso ha commercializzato i 1.948 esemplari (in ricordo dell’anno di nascita del primo Seamaster) della versione Liquidmetal (diametro della cassa: 42 mm; impermeabilità: 600 metri; prezzo: 3.800,00 euro), primo orologio al mondo ad abbinare ceramica, per quadrante e ghiera, e “Liquidmetal” – una lega in vetro metallico composta da cinque elementi (zirconio, titanio, rame, nichel e berillio) – per numeri e scala della lunetta.
Con indosso il Liquidmetal possiamo tranquillamente andare a nuotare nell’Oceano Indiano; e precisamente all’One & Only Reethi Rah, che si trova in un atollo privato a 50 minuti di barca dall’aeroporto di Malè, la capitale delle Maldive. Sono 130 le ville del villaggio, ognuna dotata di spiaggia privata, veranda vista oceano e amache sospese sull’acqua per godersi il sole o la vista delle stelle e, magari, per tentare di dimenticare che un soggiorno in questo paradiso parte da 3.000 euro a notte.
Tra gli orologi da immersione non poteva certo mancare “l’orologio subacqueo” per antonomasia, soprattutto adesso – o meglio, dal Salone di Basilea 2010 – che ha ricevuto una rilettura estetica su anse, lunetta girevole (che diventa inscalfibile grazie al disco nero in Cerachrom) e bracciale (con il fermaglio Glidelock che consente una regolazione perfetta): ovviamente parliamo del Submariner di Rolex (diametro della cassa: 40 mm; impermeabilità: 300 metri; prezzo: 5.940,00 euro).
Così come non poteva mancare in questa rassegna quello che probabilmente è l’albergo di lusso più famoso al mondo: il Burj al Arab di Dubai, con il suo profilo inconfondibile che ricorda una vela. Realizzato su un’isola artificiale collegata alla terraferma da un ponte di quasi trecento metri, il Burj al Arab ospita 202 suite che misurano da un minimo di 170 metri quadrati fino ai 780 della Royal Suite, il cui costo è di circa 11.000 euro al giorno.
Inoltre, dalle ultime ricerche eseguite dall’associazione di categoria, una ulteriore alternativa all’acquisto dell’orologio importante è la motocicletta, ma questa è un’altra storia…
Michele Mengoli