Audemars Piguet Star Wheel
Mi sono sempre chiesto in che modo l’anticonvenzionalità potesse andar a braccetto con la classicità.
Nel mondo delle lancette, queste due cose non sono così semplici da abbinare. La linea di confine tra ‘troppo’ e ‘troppo poco’ è incredibilmente sottile e l’errore è dietro l’angolo.
Quando penso ad un segnatempo anticonvenzionale, la prima reazione è lo stupore: vedere come il genio umano trovi alternative al classico, è affascinante.
Spesso però, terminata la ‘visione’ e lo stupore, ci si ritrova in mano un oggetto dai grandi contenuti tecnici, ma con forme e dimensioni quasi sempre difficili da vivere quotidianamente oltrechè di una certa delicatezza.
Eppure, una tipologia sofisticata, radicale ed estrema la conosco: jump hour!
Il saltarello è indubbiamente una tipologia interessante. Già nell’ultimo quarto dell’800 ebbe un periodo dorato con i tasca. All’epoca fu una rivoluzione di grande spessore, e successivamente tornò di moda negli anni 30 del secolo scorso. Tuttavia, nonostante questi due periodi, rimase una complicazione per pochi, probabilmente per la non sempre facile lettura dell’orario (in forma digitale) e per i grandi spazi lasciati nel quadrante (infatti ore e minuti vennero spesso ‘imprigionati’ in finestrelle di piccole dimensioni).
Personalmente, credo ci sia un segnatempo in particolare, a soddisfare l’unione tra il classico e l’anticonvenzionale. Nasce nei primi anni ’90, dalla Maison Audemars Piguet, lo Star Wheel.
Osservandolo ci si accorge subito del potenziale di questo saltarello ad ore vaganti, un vero e proprio punto di rottura.
Direi, con le dovute precauzioni, che è il precursore dei moderni URWERK, adottando però una cassa di forma classica in metallo nobile e sviluppando la lettura dell’orario in piano.
In Audemars Piguet presero spunto da un meraviglioso tasca dell’ 800 firmato Perrin Freres.
L’insolito sistema di lettura delle ore è distribuito su tre dischi in vetro zaffiro che si alternano nell’indicazione. Ogni disco compie una rivoluzione ogni tre ore e una
rotazione completa sul suo asse ogni quattro rivoluzioni. La grande ruota centrale monta tre ruote a stella (ecco da dove deriva il nome Star Wheel) bloccate da altrettante molle: girando spinge la ruota a stella contro il perno che impiegandola esercita la forza necessaria a spostare la molla e a far scattare di un dente la ruota a stella. Una volta libera dall’ impegno, la ruota viene nuovamente bloccata dalla molla, che elasticamente rientra in sede in modo che il disco sottostante e solidale alla ruota stellata non possa più spostarsi fino al successivo impegno. Il cambio saltante delle quattro cifre presenti sui dischi in vetro zaffiro si realizza quindi al passaggio sui due perni posti al 3 e al 9.
La lettura dei minuti è indicata dalla freccia posta sotto al numero nel disco, ed i minuti sono inseriti nell’arco che va da ‘ore 10’ a ‘ore 2’.
La parte del quadrante non impiegata per la lettura dell’orario è lavorata, in base al modello, a guilloché o incisa a bulino manualmente. In alcuni modelli veniva usata la madreperla.
La cassa di dimensioni auree è di 36 millimetri, rigorosamente in metallo nobile ( anche in questo caso in base al modello veniva usato: oro giallo – oro bianco – oro rosa – platino).
Il movimento è l’AP 2124/2812 ( calibro di derivazione JLC 888/889) da 13 linee e mezzo, rifinito a côtes de Genève, 33 rubini, 48 ore di carica e 21.600 alt/ora.
Il prezzo partiva da 14.500.000 lire (versione oro giallo) fino a 24.000.000 lire (versione platino) nei primi anni ’90. Purtroppo non è più in produzione da diversi anni.
L’orologeria è un mondo fantastico e vasto, molte volte ci si scorda del passato, anche se in realtà il futuro trae sempre spunto da quel che si era già creato e sperimentato, così ha fatto Arnold & Son con il Golden Wheel come Audemars Piguet con lo Star Wheel ispirandosi a Perrin Freres.
Però non posso negare che soggettivamente, Audemars Piguet con lo Star Wheel ha sfornato quel capolavoro che cercavo e che risponde alla mia domanda iniziale: classico ed anticonvenzionale?
Semplice….Star Wheel
Altre informazioni sul sito ufficiale Audemars Piguet.
Denny Grigolo
Una risposta
Congratulazioni Denny, articolo favoloso che rende merito a un altrettanto segnatempo unico nel tracciare il tempo. Quello che adoro delle ore vagabonde dello Star Wheel, e come giustamente hai fatto notare tu anche del Golden Wheel di Arnold & Son, è che nella declinazione classica di questa spettacolare complicazione le ore nascono dal centro per poi, dopo aver fatto a turno il loro dovere nel breve arco superiore del quadrante, tornare a quasi nascondersi nella posizione originale e così all’infinito.
Un orologio del genere costringe il suo fortunato possessore a fermarsi più volte durante il giorno per controllare dove si trovino dischi, la lancetta delle ore, e dare una controllata a tutto il resto con, per ultimo, controllare che ora è. Super.