Un anno vola. Ogni volta che a Baselworld incontri gli orologiai indipendenti allo stand AHCI, ti sembra sia – come quando a luglio si va avanti-indietro dalla città al mare – come trascorsa solo una settimana. Invece quando guardi le loro piccole vetrine ti accorgi subito che in una media di cinquanta settimane questi artisti sono in grado di cambiare le leggi che governano la misurazione meccanica del tempo.
Masahiro Kikuno, neo trentenne, è oramai entrato stabilmente in questa casta di artigiani e sforna novità e inedite complicazioni con nonchalance.
Porgendomi ORIZURU mi raccontò una breve favola che accompagna questo curioso nonché ingegnoso segnatempo un po’ a ripetizione, un po’ automa.
“Sono sempre stato affascinato sia dagli orologi a ripetizione sia dagli automi e non vedevo l’ora di poter creare un movimento in grado di riunirli. Ero sicuro che avrei potuto utilizzare la potenza di un sistema a ripetizione per muovere un automa, ma non avevo idea cosa quest’ultimo avrebbe dovuto fare.
Così un giorno mi sono preso un po’ di tempo per fare una gita in campagna. Ad un certo punto, quando stavo per uscire da una locanda, il mio sguardo è stato catturato da una gru Origami di vetro che penzolava dal soffitto. L’Origami è un gioco da bambini – continua diventando improvvisamente serio Masahiro – ma nello stesso tempo è un grande esercizio per stimolare la loro mente quando essi li generano da un semplice foglio di carta. Anche la gru che vidi, sebbene di vetro, è sviluppata con la stessa tecnica Origami che si usa per la carta.”
L’ispirazione, quella voce cui un’artista non può far altro che obbedire, incominciò a dettare a Masahiro le regole del nuovo gioco: ORIZURU un segnatempo a ripetizione al cui interno vola una gru Origami.
Nonostante ne conoscesse bene il funzionamento attraverso libri e tavole tecniche, in tutta onestà il giovane orologiaio non aveva ben chiaro come costruire un orologio a ripetizione. Il dover poi partire con l’aggiungervi anche la funzione automa rendeva tutto ancora più complicato. “Il punto – continua nella sua descrizione Masahiro – “è che il mio cervello era in qualche modo costretto a pensare al “movimento circolare” che l’automa avrebbe dovuto compiere, e non ero sicuro di dove i vari elementi sarebbero dovuto andare a finire.”
La seconda ispirazione, stavolta circa la forma che il segnatempo avrebbe dovuto avere, arrivò dopo la visita all’importante e tradizionale mostra giapponese dei mobili “Funa Dansu”. Kikuno fu colpito da una scatola speciale atta a conservare documenti molto importanti, munita di molte funzioni segrete, indistruttibile e persino impermeabile per un certo periodo di tempo.
Lo schema nella mente del giovane orologiaio giapponese era completo: ora si trattava “solo” di mettersi a costruire da zero un’infinità di particolari caratterizzati da leve e molle dalle forme assurde. Ecco il risultato funzionare nel VIDEO.
La cassa è quadra è in una lega d’alluminio e misura 38,4 mm di diametro per 44 mm di lunghezza. Il movimento (cal.mk 13 – prototipo a carica manuale) oscilla a 18.000 alternanze/ora e fornisce la ripetizione delle ore, l’Automa Origami, e l’indicazione AM,PM.
Il quadrante che “sembra semplicemente mimetico” in realtà è costruito secondo l’antica e sofisticata tecnica Mokume-gane (o millefoglie), la stessa utilizzata per costruire le spade dei Samurai.
Con l’umiltà che contraddistingue le persone veramente capaci, Masahiro Kikuno confessa che ha dovuto fare molti test per riuscire ad arrivare in fondo, cioè a un prototipo 100% funzionante, e che vi è ancora molto spazio di miglioramento.
Io gli credo, però ogni volta che lo vedo non posso che provare una profonda stima. Tutte le volte che ci congediamo, lui mi stringe la mano, io gli faccio l’inchino…
contaminuti
Commenti
Ottimo orologiaio il grande Kikuno, bellissima questa nuova frontiera “degli automi” che non sono più i classici battitori di campane! Anche la cassa ed i movimento (quest’ultimo molto crudo) sono interessanti, poichè escono fuori dalle canoniche finiture delle varie manifatture europee!
Si Pasquale le cose stanno proprio così: Masahiro Kikuno a soli trent’anni è stimato e ritenuto dagli esperti del settore un geniale orologiaio; pensa che dopo aver praticato il prestigioso corso WOSTEP lo hanno pregato di rimanere come docente.. ORIZURU è davvero un esempio, come fai notare tu, di meccanica sopraffina e anche il quadrante Mokume Gane cui se vai a dare un occhio in fondo all’articolo cliccandoci sopra puoi finire a leggere l’articolo che riguarda Kees Engelbarts, autentico Guru della tecnica.
E’ un prototipo , non è rifinito, ma la sua cassa è complicatissima. A mio parere è un capolavoro, ma non è facile leggerlo tale se si hanno pregiudizi.
Leggendo il tuo articolo, caro contaminuti, Ho immaginato questo giovane ingegnere/artista che si ferma affascinato sia dalla cicogna origami in vetro che dalla scatola speciale/indistruttibile. Credo che solo le persone estremamente sensibili e indiscutibilmente intelligenti,come sicuramente è Mr Masahiro Kikuno,oltre che attente al bello e alle tradizioni,siano così “lontane”, isolate dalla realtà di tutti i giorni e allo stesso tempo vicine ai valori autentici della vivere. Chi è speciale,geniale,non conosce ne spazio ne tempo. Riguardo il pezzo, qui il concetto di rapporto tra forma e sostanza credo si concretizzi in toto: quando il tutto avrà acquisito una forma definitiva e degna della sostanza avremo un altro capolavoro.
Come tutti gli orologiai indipendenti AHCI Masahiro Kikuno è speciale.. difficilmente altrimenti farebbe parte di quella casta: ci sono molte regole da rispettare sia prima sia dopo essere stati accettati. Non è un caso che nella sua brevissima carriera abbia già costruito segnatempo complicati di riferimento come il Wadokei.
Per quanto riguarda la forma di quest’ultima sua opera non la trovo neppure così lontana dalle tradizioni.. è semplicemente “di un’altra”, la sua – che sta costruendo giorno per giorno a fatica con le sue stesse mani. Ho letto commenti assolutamente fuori luogo su facebook a riguardo di ORZURU. Il “concetto del bello” in un opera è sempre relativo, soprattutto a chi lo esprime. Ma qualunque parere – ragion di più se negativo – dovrebbe tener conto che comunque abbiamo sempre davanti un’opera d’arte… (nel caso dichiaratamente non finita). Tutto il resto – al solito – è OT (Out of Theme).