Il 10 Marzo scorso avevo recensito in questo articolo l’ultimo atto, e anche quello conclusivo, della collezione UR-103 di URWERK con le due serie limitate Mexican Fireleg e Shining T. Ma questo progetto, oltre alle sue interessanti caratteristiche, ha anche una storia tutta sua da raccontare…
Quando fu presentato a Baselworld 2003 lasciò tutti a bocca aperta con qualche critica: in quegl’anni forse il mondo dell’Alta Orologeria non era ancora pronto ad accettare la sua unica complicazione meccanica che indicava il tempo in maniera anticonvenzionale grazie a quattro satelliti che sostituivano le lancette. Ancor oggi c’è una corrente di pensiero che crede che questo mondo micro-meccanico debba essere solo ancorato al passato. Personalmente non sono di quest’avviso: secondo voi una vera complicazione è oggi da ritenersi tale, come spesso molti brand non perdono mai l’occasione per dichiararlo, solo perchè la base di partenza appartiene al passato?
Meglio lasciar perdere… Ecco invece tre momenti particolari ed emotivi che sono accaduti intorno a a UR-103 dalle parole di Felix Baumgartner:
Ginevra – 10 Gennaio 2002
« Siamo seduti intorno ad un tavolo. Il foglio della banca relativo alla situazione finanziaria di Urwerk è sul tavolo. Sopra una cifra, 100’000 CHF. Questo è tutto quello che abbiamo dopo cinque anni di lavoro accanito, cinque anni di battaglie per dare vita al nostro sogno, ottenendo però ben pochi risultati. Siamo stati vicini alla fine più volte, a causa di ordini cancellati il giorno prima della consegna, prezzi dei componenti troppo elevati per noi. Ci sentiamo come in un circolo vizioso fatto di euforia un giorno seguita a ruota dalla depressione del giorno successivo. Siamo in un vicolo cieco: abbiamo finito il progetto del nuovo orologio ma non abbastanza fondi per metterlo in produzione. Siamo come giocatori seduti a un tavolo di poker. Possiamo rischiare tutte le nostre fiches e lanciarci all’ultimo combattimento prima di arrenderci, oppure riconoscerci vinti e prendere il largo.
Centomila franchi sono una grossa somma da dividere se molliamo tutto, ma può essere anche una piccola somma come base per rilanciare il nostro brand. Dobbiamo prendere una decisione. Primo voto, secondo voto. Urwerk è clinicamente morto, continuare sarebbe troppo stupido. Ci guardiamo, terzo voto, non può finire tutto così. Dobbiamo andare avanti fino alla fine, dobbiamo crederci. “Urwerk non è morto”. Urwerk vivrà !».
Basilea 3 aprile 2003
“Ecco fatto, ci siamo, sono le 9 e noi siamo in piedi accanto alle nostre vetrine allo stand di AHCI. O la va o la spacca, ne siamo coscienti. Noi crediamo nella nostra creazione, UR-103: una complicazione inedita con indicazione delle ore su un satellite, un’opera tridimensionale con una prima mondiale per la prima volta sul retro dell’orologio, il “Pannello di Controllo”, una cassa quasi come una scultura. Quello che è certo è che abbiamo dato il meglio di noi stessi in questa creazione. Unica concessione: la cassa in acciaio, per mancanza dei mezzi economici necessari ad acquistare l’oro. Il modello però ora è una realtà concreta ed è bello sia tecnicamente che esteticamente. E’ un orologio realizzato per collezionisti esperti, ne siamo coscienti, ed è con quest’ottica che noi lo abbiamo creato. Ma lo capiranno? Ore 16 ecco il primo ordine. Dall’alto dei miei 28 anni mi sento come se fossi il Re dell’universo”.
Ginevra 6 gennaio 2010
“Abbiamo ultimato il primo modello UR-103T “The Shining T”. E’ il primo esemplare della nostra ultima collezione. Difficile immaginare che il capitolo finale della collezione 103 venga scritto qui, oggi. E’ tuttavia una tappa obbligata, se vogliamo lanciare la nostra prossima sfida!».
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Ho volutamente non inserito alcuna immagine dell’orologio in questo articolo, perchè chi fosse interessato potesse solo “leggerlo”come una breve favola… Tutto non è mai facile in questo mondo in cui il lusso e la meccanica sembrano sfiorare la perfezione.
contaminuti