Non posso fare a meno di restare colpito dal ruolo rivoluzionario che i cronometri da marina hanno avuto nella storia della navigazione. Quando si pensa a queste opere d’ingegno, ci si ricorda come – quasi per magia – abbiano cambiato le rotte e il modo in cui abbiamo sempre visto il mondo. A partire da esattamente 180 anni fa Glashütte, piccola cittadina tedesca e in qualche modo un gioiellino d’orologeria, è riuscita a farsi un nome, un vero protagonista della storia orologiera
Immagina ora di poter attraversare oltre 130 anni di tradizione – per la precisione 139 – nella costruzione di cronometri da marina, dai primi ordini dell’Impero tedesco fino agli orologi contemporanei della collezione Senator: è quello che si occuperà oggi la rubrica Original Time.
Ai primi tempi della navigazione, i marinai si affidavano alle stelle e a strumenti davvero basilari, così tanto che quando il cielo era coperto ogni orientamento sembrava guidato più dall’intuito che da una scienza precisa. La sfida di determinare la longitudine con accuratezza, indipendentemente dal meteo, era (e in un certo senso rimane) una delle problematiche più complesse per i navigatori. Fortunatamente ci pensò John Harrison (1693-1776), orologiaio inglese, che rivoluzionò la navigazione con l’invenzione del cronometro marino (H4, 1761), strumento fondamentale per calcolare la longitudine. Ottenne un riconoscimento postumo per il Longitude Act (1714) dopo decenni di controversie, ricevendo metà del premio nel 1773.
Ma nel 1886 successe qualcosa di notevole: i primi cronometri nati a Glashütte vennero spediti all’Osservatorio Navale di Amburgo per essere messi alla prova. Non fu un caso fortuito, ma la risposta intelligente a una reale necessità strategica. Con la fondazione dell’Impero tedesco nel 1871 ed un forte slancio verso il commercio internazionale, la marina tedesca aveva bisogno – in modo urgente – di strumenti affidabili e, soprattutto, prodotti in patria. Così, per evitare di dover importare cronometri dall’Inghilterra, il governo fornì ingenti aiuti allo sviluppo di una produzione locale; da qui nacque una tradizione che ha saputo durare oltre un secolo, portando i cronometri di Glashütte ad essere tra i più precisi e rinomati al mondo.
Nel corso degli anni, l’ingegno degli orologiai di Glashütte – la cui eredità e visione, fatta eccezione per quella della famiglia Lange oggi rappresentata da A. Lange & Söhne, si ritrova ora nel marchio Glashütte Original. I suoi orologiai diedero vita a continui miglioramenti e innovazioni sorprendenti. Non posso non citare nomi come Fridolin e Paul Stübner, Gustav Gerstenberger o Herbert Weydig – figure che hanno trasformato una necessità pratica in una forma quasi artistica di perfezione tecnica. Secondo certi standard, per citare la normativa RAL 670 A, un cronometro da marina è semplicemente uno strumento portatile, dotato di sospensione cardanica e con regolazione estremamente precisa a temperature ben determinate, e governato da un precisissimo scappamento. Insomma, nulla da poco!
Questi cronometri tedeschi non solo seguivano alla lettera tali requisiti, ma lo facevano con uno spirito pratico e sofisticato. Il design, ad esempio, prevedeva una base di 185 x 185 mm, studiata apposta per integrarsi con il tavolo delle carte nautiche – un dettaglio che dimostra come, in molti casi, forma e funzione si siano sapientemente integrate. E poi, c’era quella lancetta dei secondi, che non scorreva in maniera continua ma a scatti di mezzi secondi. In condizioni normali il movimento garantiva ben circa 56 ore di autonomia. Devo dire che la dedizione alla precisione e all’affidabilità qui era quasi palpabile.
La storia di questi strumenti non si è fermata davanti ai grandi cambiamenti politici. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la nascita della Repubblica Democratica Tedesca, l’industria ha dovuto reinventarsi in un contesto completamente nuovo – ed è curioso notare come questi eventi politici abbiano lasciato un’impronta anche sulla tecnologia di navigazione.
È insolito anche riscontare come, in un periodo di grandi cambiamenti, l’orologiera di Glashütte sia stata nazionalizzata. Dal primo luglio 1951, sotto la direzione della VEB Glashütter Uhrenbetriebe (GUB), continuarono a nascere cronometri da marina che, a loro modo, ridefinivano la tradizione della Germania. Personalmente, trovo che il celebre GUB Kaliber 100 che animava quei cronometri da marina racchiuda in sé una bellezza tecnica straordinaria: dotato di scappamento a détente, di una spirale cilindrica, di un pratico indicatore della riserva di carica, raggiungeva una precisione impensabile per essere uno strumento analogico. Alcuni dicono che il cronometro marino più antico di questa generazione sotto l’egenomia del partito socialdemoscratico, identificato con il numero 2373, fu ultimato il 31 luglio 1951 – appena un mese dopo la fondazione di GUB – grazie all’esperienza del celebre Paul Thielemann.
Immagina questi strumenti custoditi in eleganti casse di mogano, il cui meccanismo a sospensione cardanica permetteva di mantenere la loro posizione orizzontale nonostante il costante rollio e beccheggio delle imbarcazioni. È interessante pensare come la produzione meccanica di questi cronometri abbia continuato il suo corso fino al 1976, mentre già dal 1974 venivano introdotte versioni al quarzo in un naturale e inevitabile passaggio verso le nuove tecnologie. Nel corso oltre cent’anni, si sono realizzati – e questo è degno di nota – quasi 20.000 cronometri da marina, ciascuno con il proprio carattere.
Nei giorni nostri, Glashütte Original ha saputo reinterpretare e far rivivere questo ricco patrimonio, integrando il passato in un orologio da polso. La collezione Senator Chronometer appare come quel ponte inaspettato che unisce, e in qualche modo mescola, l’eredità dei cronometri marini con l’impulso moderno verso una precisione meccanica sempre più elevata. A mio avviso, però, il vero emblema di questa continuità è il modello Senator Observer: non si tratta soltanto di un omaggio estetico a tempi andati, ma di un autentico concentrato di tecnologie all’avanguardia che porta in avanti una missione di precisione meccanica difficile da eguagliare.
Sotto il quadrante del Senator Observer batte il calibro Glashütte Original 100-14, un “movimento automatico intelligente” capace di interpretare, quasi come se leggesse l’energia di chi lo indossa, differenti modalità di ricarica. In pratica, quando i bariletti sono quasi scarichi, la massa oscillante opera in entrambe le direzioni per dare una ricarica veloce; poi, una volta raggiunta una tensione ottimale, il movimento si adatta, passando a una ricarica più lenta con il rotore che lavora in un’unica direzione. Questo sistema, che secondo me è davvero ingegnoso, permette di mantenere un’energia costante e garantisce una precisione quasi sorprendente, anche se a tratti la tecnologia sembra sfidare le aspettative.
Guarda un breve video che mostra il funzionamento d un altro calibro automatico intelligente Glashütte Original, il 96-01 del PanoMaticCounter XL.
Non posso non menzionare, inoltre, il singolare meccanismo di azzeramento: a differenza di altri modelli, nel Senator Observer la lancetta dei secondi non risulta “legata” all’albero di carica e non si collega direttamente alla corona. Con questo accorgimento – che ammetto mi colpisce per la sua semplicità – il bilanciere continua a oscillare perfino quando la corona è estratta, contribuendo così a ridurre sensibilmente l’usura dei componenti.
Infine, osservando il fondello in zaffiro, si intravedono tutti quei piccoli dettagli che rendono omaggio alla tradizione dell’Alta Orologeria tedesca: finiture pregiate, l’uso sapiente di materiali collaudati per durare un’eternità come il German Silver, e quel senso quasi palpabile di artigianalità che rende ogni pezzo un vero capolavoro, fatto un po’ come se il tempo stesso avesse voluto raccontare una storia. Osservando i dettagli, si nota subito la platina a 3/4 in cui castoni in oro 18k accolgono rubini con precisione, mentre ponti e massa oscillante ostentano delle decorazioni a coste in perfetto stile Glashütte. E, tra l’altro, le viti — azzurrate a una precisa temperatura a mano così come rifinite — ci riportano a un tempo in cui ogni piccolo particolare era frutto di una vera e propria dedizione artigianale.
A un primo sguardo, il Senator Observer potrebbe sembrare quasi un’eco di un passato ormai lontano, soprattutto in quest’epoca in cui il digitale domina ogni aspetto della vita quotidiana. Eppure, per chi sa apprezzare la tradizione e l’autenticità, questo orologio emerge come una sorprendente fusione tra innovazione moderna e il fascino antico dei cronometri da marina. A dirla tutta, mi ricorda che, anche al culmine della diffusione degli smartwatch, c’è spazio per un meccanismo che scandisce le ore senza dover essere continuamente aggiornato.
Il Senator Observer funziona senza implorare aggiornamenti software quotidiani, quasi a voler dire: “Il tempo scorre, e io lo segno fedelmente”. Il design, pur essendo elegante, è estremamente pratico: la cassa in acciaio lucido e satinato, che misura all’incirca 44 mm, garantisce una resistenza all’acqua fino a 50 metri – non abbastanza per immergersi ma sufficienti per fronteggiare gli spruzzi di acqua salmastra sul ponte di una barca.
Il quadrante, poi, è davvero un piccolo capolavoro. Disponibile in nuance che vanno dal grigio argentato al grigio antracite fino al nero opaco, esso beneficia di una lavorazione grené, in cui tre strati di vernice si sovrappongono per creare una texture così fine da raccontare, in modo quasi narrativo, la storia della sua artigianalità. Insomma, non serve abbandonare la storia per cercare una sfumatura d’avventura: questo orologio, raffinato ma anche robusto, testimonia un’eredità che continua a evolversi senza mai perdere le proprie radici.
D’altra parte, la saga dei cronometri da marina Glashütte Original, che ha inizio quando il 1886 era tutt’altro che un lontano ricordo, è un capitolo davvero affascinante dell’orologeria tedesca. Gli artigiani che li realizzavano non venivano meno a creare strumenti per la navigazione, ma riuscivano anche a imprimere nella loro opera una maestria immortale, capace di riecheggiare persino nei moderni orologi da polso. E in effetti, quella stessa maestria va oltre la mera funzionalità tecnica.
Trovo emozionante l’idea che nel caso di Glashütte Original il passaggio dai cronometri da marina agli odierni orologi di Alta Orologeria non segni la fine di una tradizione, bensì il suo naturale sviluppo verso forme nuove e sorprendenti. In un mondo in cui il digitale spesso primeggia, c’è qualcosa di confortante nel sapere che esiste ancora un angolo -per così dire- dedicato all’ingegneria meccanica e all’estetica genuina.
E tu, cosa ne pensi? Credi che orologi meccanici come il Senator Observer abbiano ancora un ruolo nel contesto moderno? Forse ne possiedi già uno, o la storia dei cronometri da marina ha acceso in te una passione particolare per l’orologeria.
Dillo in un commento.
Commenti
Buongiorno Massimo
Purtroppo non ho il privilegio di possedere un cronometro di marina.
Però li ho sempre reputati come la miglior rappresentazione della meccanica applicata all’uso quotidiano. E per noi appassionati è un autentica meraviglia.
Leggendo il tuo articolo, volevo chiederti una info: Hai scritto: “la lancetta dei secondi non risulta “legata” all’albero di carica e non si collega direttamente alla corona. Con questo accorgimento – che ammetto mi colpisce per la sua semplicità – il bilanciere continua a oscillare perfino quando la corona è estratta, contribuendo così a ridurre sensibilmente l’usura dei componenti.”
Domanda: Perchè se il bilanciere continua a oscillare anche a corona estratta, si riduce sensibilmente l’usura dei componenti?
Grazie
Eh Lorenz, come ti capisco… i cronometri da marina, con quell’insolito ticchettio, dato che a differenza dello scappamento svizzero che dà un impulso ad ogni oscillazione, quello a detente di questi precisi orologi ne dà uno solo, meno frequente e morbido. Musica! I cronometri da marina sono un vecchio sogno. Chissà, magari un giorno riuscirò a farne mio uno.
Per quanto riguarda la tua domanda, ci sarebbe da scrivere un articolo sugli ingegnosi metodi di arresto dei secondi di Glashütte Original. Per quanto riguarda l’ancora molto più difficile situazione dell’arresto dei secondi e reset di un tourbillon ho già dedicato in articolo che se ti interessa potrai leggere CLICCANDO QUI. Ma per rispondere in breve alla tua domanda, nei sistemi standard, fermare il bilanciere durante la regolazione causa micro-usura per arresti e ripartenze brusche. Glashütte Original lascia oscillare il bilanciere anche a corona estratta, evitando questi stress e riducendo sensibilmente l’usura dei componenti. Grazie per la domanda, si vede che leggi con attenzione gli articoli!
A ecco, capito.
Grazie Massimo
😉👍
Grazie, è interessante. Quei 44 mm al polso sembrano 42 o meno.
Grazie a te per averlo trovato interessante. Come ben saprai gli orologi vanno sempre provati al proprio polso ma nella foto, sul mio che solitamente arriva sino a 41 mm, ancora ci sta anche se al limite.