E’ lunedì e quindi – come se non bastasse – mi ci metto anch’io con un po’ di pignoleria: il termine “manifattura” proviene dal Latino “manu factum” che significa “fatto a mano” e fin qui tutto è chiaro, addirittura scontato.
In campo orologiaio, detto significato è solo in parte adottabile: si usa la parola Manifattura per quelle poche case che progettano e realizzano i movimenti dei propri orologi, solo che oggi sono ancora meno quei marchi che, oltre a ciò, fabbricano al proprio interno anche gli utensili per costruirli!
Oltre cento anni fa chi faceva questo mestiere lo affrontava solo così, ma con il passare del tempo e lo sviluppo dell’ingegneria meccanica, che fosse micro o meno, pochi sono riusciti a resistere alla praticità di demandare ad altri compiti che riguardavano una produzione.
Glashütte Original (si pronuncia: “glassüt orighinal”…) fa parte della ristretta cerchia delle “vecchie Manifatture”. Qui i singoli componenti di un movimento sono tagliati, controllati per rispettare tolleranze che arrivano al millesimo di millimetro, rifiniti, incisi e dorati in bagno galvanico e, solo dopo tutti questi passaggi, finalmente affidati alle mani dei propri orologiai che li assemblano. Senza dimenticare, come dicevo, che anche gli utensili per modellare questi capolavori sono creati dalla casa stessa.
Vi racconto la bella storia di Glashütte Original: essa ha inizio nel 1845, anno in cui Ferdinand Adolph Lange fondò la prima società orologiera a Glashütte in Germania nella regione della Sassonia.
Come nei casi più meritevoli accade, è dalle difficoltà che iniziano i grandi successi: in quella parte della Sassonia verso la metà del XIX Secolo le miniere di argento andavano lentamente esaurendosi e, dopo che la città di Glashütte finì in poverta, il governo decise di stanziare fondi per favorire la produttività. E’ qui che entrò in gioco l’impenditore Lange che, appena apprese la notizia, ideò quello che si dimostrò poi un progetto di grande successo: trasformare l’intera città in un grande polo orologiero. Dopo avervi aperto il primo laboratorio, Lange, propose ad altri orologiai di aprire a Glashütte le loro attività: all’ appello risposero nomi come Julius Assmann, Adolph Schneider, Ludwig Strasser e Gustav Rhoede, tutti famosi orologiai della Germania di quell’epoca.
A questi seguirono altri orologiai e artigiani produttori di casse e di parti meccaniche come sfere e bilancieri, animando e rafforzando la bontà del progetto iniziale. La domanda per gli orologi di precisione cresceva nel mondo e Glashütte diventò in breve l’unica alternativa a potersi misurare con gli svizzeri delle valli dello Jura.
Un altro passo decisivo fu nel 1878 quando nella cittadina sassone fu fondata la Scuola Tedesca di Orologeria di Glashütte. Con questa mossa istituzionale e culturale la piccola città si era garantita una notorietà internazionale.
Dopo l’ultimo conflitto mondiale la cittadina, ripresasi dalle profonde ferite, ricominciò il suo cammino culturale orologiero: nel 1951 la VEB Glashütteer Uhrenbetriebe portò avanti questa missione a cui nel 1975 si unì poi anche la Strasser & Rohde Glashütte/Sa.
Nel 1990 diventò Glashütter Urenbetriebeb che finalmente nel 1994 prese il nome di Glashütte Original dei nostri giorni: un comun denominatore di così tanta nozione orologiera.
Per volere di Nick Hayek – CEO della Swatch – gruppo a cui Glashütte Original oggi appartiene, il 23 Gennaio del 2008 venne aperto al pubblico il Museo Tedesco degli Orologi di Glashütte che a partire dal 1845 ai giorni nostri, rende memoria a oltre 160 anni di storia di Alta Orologeria.
Ecco un video che vi farà sognare e che vi “costringerà” ad andare a visitarlo…
Buona settimana.
Commenti
Decisamente interessante l’articolo. Credo che il mondo dell’orologeria trasmetta emozioni e per gli amepanti della storia uno stimolo alla ricerca.
Un bell’articolo.
Buongiorno a tutti. Io sono particolarmente legato a questo brand poichè la famosa “manifattura”, spiegata all’inizio, è un’arte eccelsa. Con le mani sapienti, guidate dal genio umano, l’uomo crea e inventa capolavori di rara bellezza e precisione. Ammiro la manifattura dell’orologeria tedesca, per me la migliore, come esibizione della passione e della tenacia in questo campo della misurazione del tempo. Questo popolo è l’esempio al mondo (nel bene e nel male) di tenacia e passione per ogni cosa che deve costruire… Ho la fortuna di possedere due Glashutte degli anni 60/70 e li utilizzo periodicamente perchè essi sono meccaniche “vive” che assorbono, dal contatto della nostra pelle, ogni sensazione e campo magnetico da essa emanata… Prima o poi verrò nel “Santuario” della Sassonia e visitare il Museo. Un cordiale saluto a tutti gli appassionati (veri e romantici) di questi meccanismi di misurazione del tempo e delle Marche tedesche di orologi. Beppe
Grazie per l’appassionato commento Beppe 😉 continua così! 😉