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Letture Estive #3: Lo Zen e L’Arte Dell’Orologio Scheletrato (con Video)

Il primo orologio scheletrato apparve nel lontano 1760. Nonostante il lungo tempo trascorso oggi solo pochi possono realizzarli a regola d'arte.

di Massimo Scalese – 22 Agosto 2011 – 2 MIN LETTURA

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di Massimo Scalese
22 Agosto 2011 – 2 MIN LETTURA

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La storia dell’orologio ci ha insegnato come non di rado – dietro la scrittura di una nuova pagina di Alta Orologeria – l’ingegno di un artigiano orologiaio spesso scaturisse dal voler ad ogni costo stimolare l’interesse della sua clientela: l’orologio scheletrato non sfugge a questa regola.

Il primo esempio di segnatempo scheletrato si deve all’orologiaio parigino André-Charles Caron (1697-1775) quando, intorno al 1760, pensò per primo di svelare i misteri di un movimento meccanico traforando le platine e i ponti. Guidato forse dalle oramai ordinarie correnti di pensiero libertine illuministiche, Caron mise per la prima volta in evidenza gli ingranaggi che custodivano i segreti del tempo.

La Coq del movimento, ossia il ponte sul quale è fissato il cuscinetto destinato a ricevere il perno superiore dell’asse del bilanciere (dal Glossario Orologi) divenne il particolare eletto cui dedicare questo tipo di decorazioni. Che il risultato finale ricalchi o meno i propri gusti, scheletrare un orologio è una vera arte, quindi segue altrettante regole ben precise.


Le squelettage, chez Vacheron Constantin di Tendance-Horlogerie

Il desiderio di scoprire gli elementi di un Calibro meccanico porta, insieme, una serie di “problemi” aggiuntivi: oltre a dover lavorare sodo con il seghetto e la lima, asportanto ovunque ingenti quantità di metallo, alcuni pezzi devono – per funzionare correttamente – mantenere una corretta distribuzione dei pesi. Inoltre, un orologio scheletrato impone di dover ancor più curare le finiture delle superfici; nulla può essere lasciato al caso: per regola bisogna curare le forme, smussando sia bene gli angoli e sia levigando tutte le superfici piane, anche dove l’occhio di chi osserverà l’opera finita, non potrà mai arrivare.

A differenza di un normale processo costruttivo, quando si compie quest’operazione nessun elemento è prima creato alla bisogna, poi rifinito e montato: si parte dagli stessi componenti realizzati per un movimento standard, e alla fine del lavoro si arriva in molti casi ad asportare oltre la metà del metallo in origine. Per finire si passa all’incisione e al cesello a mano. Noi, spesso usiamo il termine italiano “scheletrato”, in inglese “skeleton”, ma tutte queste tecniche – poiché ivi sono nate – si dovrebbero chiamare solo con il termine francese squelettage, e il risultato finale orologio-squelette.

Lo zen e l’arte dell’orologio scheletrato – inteso come Alta Orologeria – è appannaggio di poche Maison e di singoli artigiani. Speriamo che anche gli ultimi continuino insieme all’arte a tramandare ai propri figli, e/o assistenti eletti, i segreti che hanno appreso nel realizzarla.

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