Inizia sul blog con l’argomento alta frequenza – la rubrica “Orologi e spiagge” dedicata a tenere compagnia agli appassionati irriducibili (Malati di polso) durante le vacanze estive 2012.
Premessa
Sia ci si riferisca al mondo analogico, sia a quello digitale, è evidente che se, effettuando una misurazione, innalzo la frequenza di rilevamento con essa aumenta il numero dei campionamenti, perciò la precisione della misura stessa.
La storia dell’alta frequenza
Agli inizi degli anni ’60 tutto il mondo spingeva per superare e superarsi, logico quindi che anche l’orologeria meccanica ignara, o quasi, della minaccia incombente del quarzo, avesse cercato nell’innalzamento della frequenza di oscillazione una tangibile maggior precisione. Tra l’altro, proprio qualche anno prima dell’arrivo del più preciso orologio al quarzo ci fu un passaggio intermedio: quello caratterizzato dagli orologi elettrici, iniziato da Hamilton con il modello Ventura e seguito a ruota da Bulova con il modello Accutron.
Il primo movimento meccanico a oscillare a 36.000 alternanze/ora fu il Gyromatic HF – inventato da Girard-Perregaux nel 1965. Quel modello presentava anche un innovativo meccanismo di carica automatica. La Maison di La Chaux-de-Fonds, sicura delle sue prestazioni, lo testò subito nei concorsi di cronometria. A Zenith si deve invece il primato di aver inventato nel 1969 il primo movimento meccanico automatico con cronografo ad alta frequenza. Si chiamava El Primero un nome che in orologeria ha lasciato e continua a lasciare un segno profondo.
Facciamo due conti
Bisogna sottolineare che agli inizi, viaggiare a 5 Hz (gli Herz di un orologio si ottengono: alternanze / 3.600 [i secondi in un’ora] / 2 [numero di semi-oscillazioni che compongono un’alternanza]), non era per niente rosa e fiori. La tecnologia nel taglio dei componenti era, come tutto ciò che ci circondava all’epoca, indietro di una cinquantina d’anni. Oggi alcuni approcci di taglio dei metalli – come il foto-litografico LIGA – permettono in un orologio di serie di arrivare a tolleranze vicine a 1 micron. Inoltre, alla fine degli anni ’60, neanche gli oli lubrificanti erano in grado di garantire una giusta viscosità, e senza dover attendere a lungo – a quelle velocità – emergevano spesso grandi problemi di affidabilità.
Un po’ di filosofia
Credo che i primi orologi ad alta frequenza non furono un successo, anche perché allora li si osservava con aspettative di “precisione assoluta”. Ovviamente – sempre per quei tempi – le aspettative erano più che lecite. “Oggi – come dice Thomas Prescher uno degli orologiai (indipendenti) di maggior talento – riferito alla precisione, un orologio meccanico è anacronistico”.
Ciò non significa che la precisione in un orologio meccanico non debba continuare ad essere inseguita, anzi, il contrario. Un appassionato di orologeria meccanica, per quanto non accetterà mai – salvo che per fini pratici – un segnatempo al quarzo, dovrebbe però sapere che le cose stanno esattamente come ha detto Prescher.
Settant’anni fa “Elgin Jitterbug” frullava già a 20 Hz!
Non tutti sanno che il marchio di orologi USA Elgin sviluppò durante la II Grande Guerra un cronografo con un bilanciere che oscillava 40 volte al secondo, che corrispondono a 144.000 a/h cioè 20 Hz! Sembra servisse a calcolare con più precisione la velocità di caduta di una bomba (SOG – Speed Over Ground).
L’alta frequenza – oggi
Nel 2007 Audemars Piguet superò per prima con lo “scappamento AP” (Renaud-Papi) quel limite delle 36.000 a/h che sembrava invalicabile toccando 43.200 a/h. Nel 2010 l’alta frequenza bussò di nuovo alla porta dell’orologeria meccanica con Breguet, arrivando a 72.000 a/h grazie all’impiego di nuove tecnologie e, soprattutto all’avvento di nuovi materiali che non necessitano lubrificazione come il silicio. Oggi, superare le 36.000 alternanze / ora – e di molto, non è più un problema. Negli ultimi anni i vecchi limiti dell’alta frequenza sembrano essere scomparsi per sempre, o meglio ci sono ancora solo se si vuole continuare a utilizzare la soluzione della spirale libera.
Il futuro – è già oggi
Addirittura c’è chi come TAG Heuer – in collaborazione con la manifattura Atokalpa (Parmigiani Fleurier Group) – con il MIKROTIMER Flying 1000 Concept Chronograph è arrivata nel 2011 con un orologio – concept a 500 Hz che corrispondono a 3.600.000 alternanze/ora. Quest’anno De Bethune ha dichiarato in un comunicato stampa di aver costruito un prototipo in grado di pulsare a 926 Hz. In entrambi i casi si trattano di speciali bilancieri magnetici che poco hanno a che fare con – almeno nella forma – il “tradizionale” meccanismo regolatore munito di molla a spirale. Non dimentichiamoci però che sono soprattutto le soluzioni che si allontanano dalla norma che mantengono sempre viva la lentissima evoluzione consentita “dalla tradizione”. Non è forse osando verso l’ignoto che Breguet inventò – guarda caso – il Re dei meccanismi regolatori?
Letture consigliate
Lo scappamento Audemars Piguet (43.200 a/h)
Breguet Type XXII 3880 ST (72.000 a/h)
Zenith El Primero Striking 10th (36.000 a/h)
Zenith El Primero Tourbillon (36.000 a/h)
Breguet Classique Chronometrie 7727 10 Hz (72.000 a/h)
Chopard L.U.C 8HF: 8HZ (57.600 a/h)
contaminuti
Commenti
Non mi piace come viene commentato il calcolo della frequenza. L’alternanza può essere chiamata semi-oscillazione, ovvero il percorso che un pendolo fa per andare dal punto iniziale “A” al punto finale”B”. L’oscillazione completa è composta da due alternanze, ovvero A-B-A ed è quella che si usa per calcolare la frequenza di un pendolo.
Perdonatemi se ho voluto lasciare questa piccola nota e complimenti per il sito.
Grazie per la precisazione Andrea!