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Richemont Distrugge, anzi rottama, orologi per 500 milioni di Euro

Richemont ha distrutto orologi per 500 milioni di Euro. Il caso denunciato da The Guardian e le ragioni di questa azione. Articolo in profondità.

di Massimo Scalese 3 MIN LETTURA

 

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Richemont distrugge 500 milioni di orologi
Vacheron Constantin cronografo Overseas 2016

A renderlo noto è stato qualche giorno fa un articolo del mitico The Guardian, si proprio l’organo di informazione che nel 2013 ha pubblicato le memorie di Edward Snowden l’uomo che rischiando la sua vita ha avvisato per primo il mondo su quanto nel primo ventennio del 21° secolo la privacy sia continuamente violata e a nostra insaputa. In un post breve ma pieno di informazioni Zoe Wood svela che il secondo gruppo di orologeria del mondo, primo negli orologi di lusso, avrebbe negli ultimi due anni ricomprato dai suoi rivenditori circa 500 milioni di Euro di orologi, in evidente surplus, e distrutti per far si che non finissero al mercato parallelo che li avrebbe così smaltiti a prezzi ultra ribassati.

Perché Richemont ha ricomprato enormi stock di orologi?

Il post di The Guardian riporta che per Richard Lepeau, uomo ai vertici di Richemont uscito dal gruppo la fine dello scorso anno, si è trattata di una “azione straordinaria” partorita in “circostanze eccezionali.”

L’orologeria, in generale, non se l’è passata molto bene negli ultimi anni. Le cause sono molteplici: i mercati asiatici che hanno mollato con in particolare la Cina che è stata teatro di una grande guerra contro la corruzione, piaga che vedeva protagonisti i segnatempo di lusso come merce di scambio per i favori concessi; il terrorismo che ha convinto i nuovi ricchi a stare sempre più a casa, il Franco Svizzero che in molti casi si è rivelato un autentico rottweiler nei confronti delle valute dei paesi acquirenti, e infine la crisi economica che ha rigurgitato le produzioni sempre in crescita di orologi, specialmente di lusso.

Sembra che Richemont abbia cercato di sanare i suoi canali di vendita ritirando il surplus di magazzino dei suoi rivenditori autorizzati per evitare che finendo al mercato parallelo si deprezzassero troppo con anche un danno di immagine per i marchi.

The Guardian continua scrivendo che questa azione avrebbe coinvolto anche brand di alto di gamma di Richemont come IWC, Piaget e Vacheron Constantin.

Cosa ha fatto Richemont con gli orologi ritirati?

Li ha smantellati, o meglio rottamati più che distrutti. I metalli preziosi sono stati rifusi, i movimenti e altri particolari smontati e pronti per essere riciclati su nuovi segnatempo.

A questa azione i mercati hanno reagito molto male, ma questo aspetto a un normale consumatore interessa relativamente poco.

In una nota The Guardian riporta che Burkhart Grund, il direttore finanziario di Richemont, ha affermato che “i riacquisti sono stati necessari per garantire livelli di inventario salutari ai partner commerciali e che probabilmente sono giunti al termine.”

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Trattandosi la distruzione di 500 milioni di orologi un’azione esclusivamente finanziaria scelgo di non fare alcun commento e passo la penna a chi si occupa in primo piano dell’argomento. Ma vediamo di capirci qualcosa.

  1. Smantellare lo stock dei concessionari con un’azione così massiva è stato un bene per i rivenditori autorizzati che sono coloro che hanno fatto molto perché il gruppo diventasse quello che economicamente é oggi. Nonostante ciò negli ultimi tempi Richemont sta dando chiari segnali di preferire a loro altri canali di vendita diretti e online.
  2. Le attuali e prossime collezioni non saranno gravate dal “peso” di quelle del passato ma dopo questa manovra faranno segnare il tutto esaurito? Difficile prevederlo, comunque se il problema dovesse riapparire allora vedremo altre azioni molto simili a questa.
  3. Speriamo che il “respiro” procurato da questa iniziativa durata qualche anno dia modo al gruppo di recuperare fondi per produrre segnatempo con un più alto rapporto qualità/prezzo perché, da quello che ci ha mostrato sinora il 2018, questo sembrerebbe essere il parametro che oggi sta più a cuore a un consumatore.

E tu cosa ne pensi di questa rottamazione operata dal Gruppo Richemont?

Lascia la tua opinione in un commento.

 

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Commenti

  1. Parliamoci chiaro, in realtà questi segnatempo non valgono quanto costano. Il loro prezzo di vendita non è giustificato affatto da ciò che fanno e per come sono costruiti, ma da ciò che rappresentano. Un Vacheron Contantin, un Rolex, un Omega ultima generazione, vengono pagati più del 50% di ciò che valgono tra manifattura, brevetti, costo vivo dei materiali e guadagni di filiera. Allora che cosa determina il prezzo? L’ abilità commerciale di queste Case di gestire l’offerta; e qui il mercato fa il resto, oltre all’ambizione, sia pur legittima, di chi vuole a tutti costi per una questione di prestigio autoreferenziale, di identificarsi ed essere identificato con il lusso, ma anche, diciamolo senza pudore, di investire i propri danari in oggetti che una volta comprati salgono di prezzo ogni lustro, senza pagare tasse e senza dar conto a nessuno, ben che meno allo Stato, in quanto l’iva è assolta all’origine.
    Il mio è un parere di semplice osservatore, senza offesa per nessuno. Saluti a tutti gli appassionati di orologeria.

    1. Sono pienamente d’accordo con ciò che si è detto. Anche io penso che il costo al pubblico degli orologi di lusso sia molto superiore alla qualità . Ma è anche vero che determinati brevetti ( vedasi Rolex) purtroppo sì pagano . Resta il fatto che Rolex rimane nel mondo l unico orologio il cui valore aumenta sempre di più.

  2. Certo, di Rolex ce n’è una sola. Orologi meno belli e in certi casi meno evoluti, progetti più vecchi sicuramente, rispetto a Omega per esempio. Però non credo che si troverebbe mai a ritirare mezzo miliardo in orologi. I clienti Rolex sono talmente entusiasti da mettersi in fila e aspettare anche due tre anni per spendere un diecimila o ventimila euro. Idem per Audemars Piguet, che possibilmente non vale un decimo di Vacheron; eppure ha molto più appeal, non a livello di Rolex ma siamo lì vicino. Patek, chiude il trio delle meraviglie. Se ci riflettiamo, continuano a fare un mucchio di soldi con progetti degli anni 70, almeno dal punto di vista estetico (ma non solo, in certi casi, vedasi alcuni calibri incassati da AP) aggiornati certo, ma fondamentalmente quelli restano, e tirano il vintage contemporaneamente. E accrescono il mito. Sempre di più. E le vendite. E le bolle.
    E Richemont rottama i (molti, troppi) invenduti.

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