All’inizio del XIX secolo il governo sassone chiese a Ferdinand Adolph Lange di organizzare un polo orologiero nella cittadina di Glashütte. A quei tempi a Dresda pensavano più a come contrastare l’impatto dell’esaurimento delle miniere di argento sulla popolazione che a scrivere pagine su pagine di orologeria meccanica.
E se da quel problema non fosse poi nata l’Alta Orologeria sassone? Paragonato alla storia sarebbe come di colpo fare a meno della cultura di un’intera era. Oltre a Lange è grazie a uomini come Ludwig Strasser, Gustav Rohde, Hermann Goertz, Julius Assmann, e appunto Moritz Grossmann che nel 1878 aprì la Scuola Tedesca Orologiera che non ci siamo persi nulla. Neppure dopo lo stop imposto dalla Seconda Guerra prima, e dal regime socialista poi, a Glashütte si è mai smesso di pensare a come misurare il tempo.
In questa zona ci sono molte belle storie da raccontare. Oggi il Benu Tourbillon, il capolavoro che porta il nome del grande maestro, monta tutti i meccanismi da lui inventati e un meraviglioso tourbillon volante firmato da chi successivamente è diventato il capo della sua Scuola di Glashütte: Alfred Helwig. Oggi quel meccanismo regolatore è la prima scelta di alcune manifatture tradizionali svizzere come Roger Dubuis e Cartier, e di moltissimi marchi e orologiai indipendenti del mondo intero.
Il Moritz Grossmann Benu Tourbillon costruito a Glashütte dal marchio rinato per opera di Christine Hutter è uno di quei pezzi che quando ce l’hai tra le mani senti che fuori da ogni controllo incomincia ad aumentarti la salivazione.
Anche a vederlo in foto le sue forme classiche sembrano non riuscire a trattenere la valanga di meccanica che pulsa al di sotto. Tanto per farsi un’idea di chi era Grossmann, porta il suo nome uno speciale bilanciere caratterizzato da pochi e equidistanti eccentrici. I vantaggi di questo sistema sono quelli di poter variare con precisione il momento di inerzia del bilanciere inserendo un altro eccentrico nel punto esatto che lo necessita. Utilizzare queste speciali viti cui testa può variare, e di conseguenza anche il peso, è una tipica firma sassone.
Sempre in ambito del bilanciere, fu sempre di Moritz Grossmann l’idea di dedicare una particolare attenzione anche alla curvatura interna della molla. Da sempre il maestro orologiaio AHCI Kari Voutilainen utilizza questo elemento con la curva Breguet per la parte esterna, mentre per l’interno preferisce la meno conosciuta Grossmann. Sembra che la forma della molla interna ideata oltre un secolo fa dal maestro tedesco sia una delle valide strade per ottenere semi-oscillazioni più isocrone.
Esterno del Benu Tourbillon
Con i suoi 44.5 mm di diametro per 13.8 mm di spessore la sua cassa non passa certo inosservata, soprattutto in un polso non enorme come il mio. Costituita da tre pezzi, per questa edizione limitata a 50 esemplari è in oro 18 k bianco. Se osservandolo fissi lo sguardo al centro, sembra di avere davanti uno di quegli orologi da tasca costruiti da Lange e da Assmann che tanto hanno reso tanto famosa nel mondo l’orologeria di Glashütte già negli anni che precedevano il ‘900.
Il quadrante spicca per la sua tridimensionalità e per la ricchezza delle indicazioni. L’unico particolare che cambierei di questo orologio è la parte color simil granata nel logo che, al limite, sostituirei con un tono su tono come il rutenio sul nero.
Il tourbillon volante occupa, bontà sua, ben 16 mm di diametro offrendo con la sua gabbia che gira come fosse sospesa nel vuoto uno spettacolo indescrivibile. Altra particolarità di questo complicato Benu è la lancetta dei minuti, unica indicazione che parte dal centro, cui segna meglio l’intervallo tra i 25 e i 35 con la sua coda piuttosto che sopra il meccanismo regolatore. In quel periodo dell’ora la parte contrapposta alla punta sorvola un’apposita scala a mezzaluna disposta al centro tra il quadrantino delle ore alle 3 e quello dei secondi continui alle 9.
Le sfere di ore e minuti sono un altro dei particolari per cui distingui un Grossmann da lontano: ispirate dal tipo Alpha – tipiche dell’orologeria sassone – sono brunite e tagliate a mano. Immancabile la scritta I/SA che sta per In Sachsen-Anhalt (costruito a Glashütte nello stato di Sassonia).
Il Calibro 103.0
Il movimento, visto anche che attualmente il Benu Tourbillon costa un prezzo di listino di 168.000 Euro, non ho potuto provarlo a lungo, ma mi è bastato vedere da vicino com’è rifinito seguendo i canoni dell’orologeria di alta gamma sassone per innamorarmene subito.
Si parte dal concetto della scuola tedesca in cerca di rigidità e robustezza a tutti i costi e ottenuto con la platina principale chiusa a ¾ per ammorbidirsi e di conseguenza perdersi nelle coste tipiche di Glashütte, i castoni dei rubini in oro, le bisellature e i particolari lucidati a specchio.
Come avrai notato l’architettura di questo calibro a carica manuale è quella di un regolatore anche se diversamente dalla norma disposto in orizzontale. Batte piano piano a 18.000 alternanze/ora. Il tourbillon volante se la prende ancora più calma compiendo una rivoluzione completa in tre minuti. Particolare anche il ponte a “V” che lo sostiene ancorato da una sola parte come prevede la variante al meccanismo di Breguet pensata da Helwig.
Della spirale del bilanciere ne abbiamo già parlato. Il Calibro di manifattura 103.0 spicca tecnicamente per tanti particolari molto ricercati come una forma speciale del braccio della leva dello scappamento, o gli ingranaggi del treno del tempo realizzati in ARCAP, sigla che sintetizza una lega stabile e non ferrosa amagnetica, costituita da rame, nickel e zinco.
Come non sotolineare la presenza di altri tecnicismi come il complicato sistema di arresto dei secondi? Con un tourbillon di mezzo per fermare il bilanciere bisogna aggirare la gabbia che lo contiene.
La carica manuale è impartita ai bariletti non tramite la corona ma con un pulsante: lo si vede sulla carrure. Assomiglia un po’ a quelli che hanno molti antichi orologi da tasca, anche se in quel caso non sono altro che “una frizione” per staccare la corona dal bariletto e poter così muovere le lancette per la messa in ora.
Qui è il contrario. Estraendo leggermente la corona il sistema si pone in modalità di regolazione e simultaneamente si ferma il movimento. La corona rientra all’istante nella sua posizione originale, ma da questo momento in poi muovendola si spostano con precisone più che millimetrica le lancette. Premendo il pulsante posizionato circa ad ore 4 il movimento riparte senza alterare la posizione delle lancette e commutandosi nuovamente in modalità di marcia.
A voler continuare ci sarebbe ancora da andare più in profondità ma penso, o comunque spero, di aver reso l’idea che un tourbillon volante come il Moritz Grossmann Benu Tourbillon, creato secondo l’antico know-how del Made in Glashütte, non è un comune tourbillon se comune si può mai chiamare questa complicazione spettacolare.
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