Quel fatale giorno dell’11 aprile 1970 Apollo 13 partì per un’avventura celestiale, finendo in una tragedia che nessuno avrebbe mai immaginato. La missione, guidata dal coraggioso astronauta veterano James Lovell, aveva come obiettivo la nostra cara Luna, il terzo atterraggio umano sul nostro satellite naturale, come parte del glorioso progetto Apollo.
Apollo 13 e Omega Speedmaster
A bordo della navicella, Lovell era affiancato dal pilota del modulo di comando Jack Swigert e dal pilota del modulo lunare Fred Haise, ognuno con al polso un cronografo Omega Speedmaster parte essenziale del kit ufficiale dell’ente spaziale fin da metà degli anni ’60.
Nel 1964, Omega inviò all’ingegnere della NASA James Ragan lo Speedmaster 105.003 (terza generazione) che andò per primo nello spazio con l’astronauta Edward White durante la missione Gemini 4. Mentre Rolex, Longines-Wittnauer e in seguito Bulova fornivano tutti orologi alla NASA, solo lo Speedmaster sopravvisse ai rigorosi test.
Per la missione Apollo 13 Omega inviò alla NASA degli orologi da polso Omega Speedmaster Professional 105.012. Si trattava della prima edizione “Professional” della linea Speedmaster di Omega.
Rispetto allo Speedmaster che la NASA certificò per l’uso nelle missioni spaziali con equipaggio nel 1965, questo modello presentava piccole ma significative differenze. Proprio con il Moonwatch 105.012 arrivò una protezione della corona che diede seguito alla famosa cassa asimmetrica.
Dopo che la NASA aveva espresso preoccupazione per il danneggiamento dell’albero della corona, Omega vi installò intorno delle protezioni. Con le anse a lira e le protezioni della corona il nuovo Speedmaster aveva un diametro maggiorato a 42 mm. La dimensione in lunghezza era rimasta invariata a 48 mm e la distanza tra le anse a 20 mm.
Come dissero le frasi incredibilmente premonitrici di James Ragan, colui che aveva testato e qualificato lo Speedmaster nel 1964: “L’orologio era un backup vitale. Nel caso gli astronauti perdessero la comunicazione con la Terra o l’utilizzo dei timer digitali, l’unico strumento su cui poter contare era il fidato orologio al polso.”
14 Secondi per evitare la tragedia
Era il secondo giorno della missione quando accadde l’inimmaginabile: un serbatoio di ossigeno esplose a bordo, lasciando il modulo di servizio paralizzato e gli astronauti in grave pericolo. La missione sulla Luna fu, senza alcuna esitazione, abbandonata. L’unico obiettivo rimasto era quello di riportare indietro l’equipaggio sano e salvo.
La sala di controllo di Houston escogitò un piano per trasferire gli astronauti nel modulo lunare. Questa navicella, però, non era stata progettata per ospitare un così gran numero di persone per un periodo prolungato. Fu così che, per economizzare energia, vennero disattivati tutti i sistemi non essenziali a bordo. I timer digitali furono resi inutili, lasciando gli astronauti al freddo e all’oscurità.
Omega Speedmaster il salvatore
Nei giorni successivi, l’Apollo 13 affrontò svariate sfide e la NASA non chiuse occhio per risolvere l’emergenza in atto. Fu proprio nel momento più critico che l’accuratezza del cronografo dello Speedmaster fu chiamata in causa.
La missione era fuori rotta di 60-80 miglia nautiche, il che significava che il modulo avrebbe fatto il suo ingresso nell’atmosfera terrestre con un’angolazione errata, rimbalzando nello spazio senza alcuna possibilità di recupero.
Per correggere la rotta della navicella, era necessario una precisa combustione di carburante della durata di 14 secondi. Non c’era margine di errore. Senza i timer digitali funzionanti, Swigert utilizzò il suo Speedmaster per cronometrare l’accensione, mentre il comandante Lovell pilotava la navicella, facendo riferimento all’orizzonte terrestre. Lovell disse in seguito: “Abbiamo utilizzato l’orologio Omega al polso di Jack e io ho guidato la navicella. Jack ha cronometrato l’accensione del motore per apportare quella correzione e riportarci a casa”.
Fortunatamente, la manovra ebbe successo e il 17 aprile, dopo un’estenuante durata di 142 ore e 54 minuti dall’inizio della missione, l’Apollo 13 atterrò sano e salvo nel Sud Pacifico. L’orologio aveva svolto il suo ruolo in modo impeccabile e, come previsto, in quell’occasione era stato determinante.
Nel 1995 è uscito il film Apollo 13 diretto da Ron Howard, che con Tom Hanks come interprete principale narra la vicenda così come fu descritta dal libro Lost Moon, scritto da Jim Lovell e Jeffrey Kluger. Se non l’hai visto te lo consiglio.
Premio Silver Snoopy
Pochi mesi dopo, il 5 ottobre 1970, Omega fu insignito del prestigioso “Silver Snoopy Award” della NASA, come segno di gratitudine per il suo contributo al successo delle missioni spaziali con equipaggio. Il premio, istituito con Snoopy come mascotte non ufficiale dell’ente spaziale, simboleggiava l’abilità di sdrammatizzare le situazioni difficili e rappresentava un “cane da guardia” per la sicurezza in volo.
Ancora oggi, la spilla d’argento sterling rimane un tesoro prezioso della storia di Omega nell’esplorazione spaziale, e in particolare del ruolo fondamentale che ha svolto nel “fallimento di successo” dell’Apollo 13.
Gli Speedmaster Snoopy commemorativi
Negli anni Omega ha lanciato tre orologi Speedmaster Snoopy per celebrare questo evento eccezionale. Il primo esemplare è apparso nel 2003. Si trattava di uno Speedmaster con quadrante nero e quadrante secondario Snoopy a ore 9; ne sono stati prodotti solo 5441 esemplari. Nel 2015, come secondo tributo, è uscito uno Speedmaster bianco con un fumetto di Snoopy sul quadrante e una replica di una spilla argentata sul fondello. Di questa edizione sono stati realizzati solo 1970 esemplari.
Per vedere il terzo che celebra il 50° anniversario della missione Apollo 13 bisognò attendere sino al 2020. Aveva un quadrante secondario blu a ore 9 (dove Snoopy compariva di nuovo), un quadrante principale argentato e uno Snoopy che appariva anche in un’animazione sul retro della cassa.
L’Attuale Speedmaster Moonwatch simile al 105.012 della missione Apollo 13
Nonostante abbiamo visto come le edizioni di Omega Speedmaster che celebrano il premio Snoopy rilasciato dalla NASA sottolineino in modi diversi sempre il simpatico beagle ideato da Charles M. Schulz, l’attuale Speedmaster Moonwatch uscito nel 2021 è molto vicino allo Speedmaster che indossavano Lovell, Swigert e Haise durante la tragica missione Apollo 13, cui numero aveva portato tutto meno che fortuna.
Lui, specialmente il modello con vetro in esalite animato dal nuovo calibro 3861, con un mix di sottili modifiche estetiche che puoi vedere e leggere nella recensione live che ho scritto al tempo che uscì, è lo Speedmaster più simile alla referenza 105.012 – che è stata anche la prima a camminare sul suolo lunare.
La lunetta con la scala tachimetrica – segno fondamentale dello Speedmaster che nel 1957 fu il primo cronografo sportivo della storia a riportare quell’unità di misura atta a conoscere la velocità media in un chilometro di percorrenza di un veicolo – è ancora in alluminio anodizzato e presenta anche due elementi storici: il celebre indice “Dot over 90” e un punto diagonale ai 70.
La cassa ha ripreso le esatte dimensioni e la forma delle anse del modello 105.012, già presentato nel 2019 per le edizioni limitate dell’Apollo 11. Sul quadrante è presente il famoso “gradino” e la lancetta dei secondi cronografici ha la stessa forma di quella utilizzata sui modelli calibro 321 delle prime generazioni di Speedmaster.
- Acquistare l’attuale Speedmaster Professional significa possedere l’orologio più simile a quello che salvò l’equipaggio dell’Apollo 13.
Buon anniversario Omega Speedmaster amato anche da Snoopy, 53 anni fa in un’era dove il digitale cominciava già a farsi vedere, la forza della tua straordinaria impresa continua a riecheggiare.
BRAVO Massimo, infatti il messaggio arrivato da Apollo 13 fu “we haved a problem” ovvero abbiamo avuto un problema, quindi al passato, il che induce a pensare che forse era già risolto (cosa che in seguito si scoprì non essere così). La frase più famosa “we have a problem”, al presente, è stata una trovata cinematografica (forse spettacolare) ma falsa!
Meno male che gli astronauti avevano con loro Omega
Grazie Riccardo! In effetti nella mente avevo “abbiamo un problema”.. poi sono andato a leggere la news in inglese ed era “abbiamo avuto!” Sei sempre attento 😉
Mi permetto di farle notare che in inglese il passato del verbo avere è HAD e non HAVED
Inoltre la frase corretta pronunciata al passato prossimo (perfect present simple in English) da Jack Swigert module pilot commander fu:
“ OKAY HOUSTON WE HAVE HAD A PROBLEM HERE…”
che l’astronauta espresse nella forma contratta:
OKAY HOUSTON WE’ VE HAD A PROBLEM HERE
L’errata frase “ HOUSTON, WE HAVE A PROBLEM “ Al presente indicativo come da Lei ben indicato è un “errore” attribuibile esclusivamente agli sceneggiatori del film Apollo 13 del 1995 con Tom Hanks
Grazie per la precisazione grammaticale! Comunque il senso che voleva dare Riccardo era chiaro.
Molto bello l’ articolo, una storia unica. Sono stati due gli articoli di uso “pubblico” che hanno salvato le missioni apollo, questa dell orologio e la famosa Space Pen, che ormai sono diventati leggendari. La seconda non centra con il settore orologi, ma ugualmente singolare e con una storia incredibile.
Sempre grandissimo il Sign. Scalese.
Distinti Saluti
Grazie Raffaele! Non conoscevo la storia della “Space Pen”! Fu acquistata anche dai russi…
20 luglio 1969: la Fisher salva gli astronauti. Articolo da leggere.
Fisher Space Pen, ancora in produzione.L’ unica penna che scrive sott’ acqua e capovolta in su, per assenza di gravita’. Riesce grazie alla cartuccia con l’ inchiostro sotto pressione.
Buona giornata.
Grazie Raffaele! 😉
Esattamente Mr. Raffaele,
Buzz Aldrin e Captain Armstrong, rientrando nel LEM dopo la moonwalk inavvertitamente ruppero la levetta del comando di accensione dei motori, dopo minuti di panico visto la fine che si prospettava loro , Buzz Aldrin ebbe un’idea geniale, sfilò dalla tasca della tuta la sua Fisher Pen e la infilò nel comando troncato riuscendo ad utilizzarlo per accedere i motori .
Armstrong fu grandissimo…Ma nondimeno lo fu Buzz Aldrin mente eccelsa unita ad un pragmatismo direi “stellare”
G’nite
Paul Fisher creatore della penna ,
sostenne che l’idea non fu di Buzz ma gli fu indicata da Alex un’ingegnere elettronico della Grumman (costruttrice del modulo d’allunaggio LEM) che in contatto da terra, simulò lo stesso incidente e lo risolse sfilandosi dal taschino la Fisher Pen anche a lui in dotazione come a migliaia di tecnici della NASA , per poi inserirla nel moncone della levetta di comando…La NASA non ha mai smentito…Ma così si perde molto in magia ed eroismo.
Fate Vobis…
Bye Mark
La Fisher Space Pen essendo dotata di cartuccia pressurizzata con azoto scrive praticamente in qualsiasi condizione di gravità dato che il gas spinge in uscita l’inchiostro sempre e comunque.
Viste le strabilianti qualità della penna tutte le agenzie spaziali la utilizzarono come dotazione standard per i loro astronauti, tutte tranne una : l’agenzia russa che preferì affidarsi alle più semplici ma altrettanto funzionali matite in grafite praticamente utilizzabili in qualsiasi condizione…Siderale
Dasvidania Mr. Scalese
Sempre molto interessanti questi approfondimenti! Ma 3 incisi sulla penna Fisher in un blog dove si parla di orologi e in particolare in un post che tratta della vicenda Omega Speedmaster/Apollo 13 sono troppi. Basterebbe farne uno, per ciascuno naturalmente. Non sono mai fiscale, mi fa sempre piacere ricevere commenti di tutti i tipi anche un po’ fuori tema dall’argomento trattato e rispondo sempre senza dire mai nulla, sebbene per rispetto agli altri che leggono non bisognerebbe farli; sono le regole del web. Ma l’agomeento penna, qui, è OT (Off Topic) per usare il linguaggio tecnico usato nei gruppi di discussione, soprattutto continuare a discuterne. In qualsiasi altro blog o forum serio commenti OT e ripetitivi non verrebbero pubblicati. Grazie MARK/ALEX.
Bellissimo articolo che ho letto molto volentieri essendo possessore di uno Speedmaster professional ref. 35705000 acquistato nel 2006. In cosa si differenzia da quello delle missioni Apollo?
Grazie Giulio e complimenti per il tuo Speedmaster! Essendo un Moonwatch strutturalmente parlando non è molto diverso e all’epoca che l’hai comprato era il modello che celebrava le missioni Apollo, quindi niente da dire: nel 2006 la riedizione degli Speedy delle missioni Apollo li costruivano così. A parte che il modello 2021, l’attuale, monta il nuovo calibro 3881, e il tuo il 1861, la tipografia è un po’ diversa a partire dal logo che è leggermente più piccolo, e anche le scritte che hanno più spazio l’una dall’altra. Il giro dei minuti è ora diviso per la secondiera in 3 parti invece che 5 come il tuo. Questo è dovuto al fatto che il nuovo movimento va a una frequenza di 3 Hz (21.600 alternanze ora) invece che 28.800 come il tuo. Poi nel nuovo c’è il famoso “DON or DO90” (Dot over 90), il puntino nella ghiera cronografica sopra il 90, come nei primi Moonwatch che il tuo non ha. Come scritto nell’articolo, nell’ultimo modello la lancetta del cronografo è più simile a quella che veniva montata con i calibri 321 Frederic Piguet. Insomma l’ultimo Moonwatch è più vicino al primo Speedmaster Professional 105.012. Se clicchi sul testo “recensione live” finirai nella recensione del 2021 dove troverai anche una foto di gruppo con un 105.012 d’epoca, un Moonwatch che dovrebbe essere molto simile al tuo, e i due nuovi, cristallo in esalite e in zaffiro.
Grazie Massimo per la tua dettagliata ed esaustiva risposta. Nella mia collezione ci sono alcuni pezzi che hanno fatto la storia dell’orologeria come il primero della Zenith ed il chronomat della Breitling ed altri importanti cronografi e solo tempo ma lo Speed è quello che indosso più spesso.
Figurati Giulio, è stato un piacere! Complimenti per la tua collezione.. e per il tuo beniamino! 😉
Ego paenitet incommodo, nunquam iterum turbare
Ad Maiora Mr. Scalese
Mark