L’anno scorso misi a confronto il primo e ultimo Explorer II, oggi voglio fare la stessa cosa con il primo Rolex Daytona vs l’attuale Rolex Daytona. Nel mezzo è passato più di mezzo secolo: tante cose sono cambiate in questo orologio come intorno a lui.
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Il Daytona arrivò per gradi. I primissimi cronografi del marchio coronato uscirono negli anni ‘30 e nel 1946 da Ginevra lanciarono il Rolex Chronograph 6234. A lui seguì il 6238 che rimase a catalogo dal 1962 al 1967.
Nel 1955 i cronografi Rolex si affidarono per la prima volta alle linee della famosa cassa Oyster con appunto la ref. 6234, ma quando si dice Rolex Pre-Daytona – nome che gli appassionati gli affibbiarono in seguito – si fa sempre riferimento alla referenza 6238.
Offerta in acciaio inox, oro 14k e 18k presenta una cassa di 36 mm di diametro. Questa versione segna anche l’ultimo cronografo Rolex a mostrare la scala tachimetrica (facoltativa) all’interno, nella parte più distale del quadrante.
Nella storia del Daytona questo modello ha un’importanza fondamentale: è da lui che è scaturita la sua estetica, con alcuni tratti che si trovano ancora oggi come i quadranti monocromatici e le lancette a bastone.
Alla fine degli anni ‘50 la rimozione delle scale dal quadrante e la loro migrazione sulla lunetta era nell’aria. Nel ‘57 Omega con il suo iconico Speedmaster fu tra i primi crono a offrire questa disposizione: in generale questa scelta ha regalato un look molto più pulito.
Il Pre-Daytona 6238 è sempre stato animato da calibri Valjoux 72 tutti rigorosamente a carica manuale. Rolex li personalizzava creando proprie versioni con alcune modifiche come l’introduzione del bilanciere con regolazione a microstella e l’implementazione di due attacchi orizzontali per fissare il movimento alla cassa.
Il Primo Rolex Daytona
Rolex costruiva cronografi già dagli anni ‘30, ma per vedere il primo cronografo sportivo bisognò attendere al 1960 quando il marchio presentò il Cosmograph referenza 6239.
Tre anni dopo nel 1963 si comprese che la referenza 6239 identificava il primo Rolex Daytona. L’orologio era identico al primo Cosmograph; aveva la scala tachimetrica sulla lunetta che in un primo tempo era stata calibrata per 300 unità ora ma in seguito fu abbassata a 200.
Poco dopo, quando questo nuovo cronografo riscosse subito un discreto successo di vendita nel Nord America, Rolex aggiunse il nome “Daytona” in onore alla spiaggia di Daytona Beach e alle corse automobilistiche che li si disputavano da prima della guerra. Rolex che negli anni ’60 voleva conquistare il mercato americano si offrì subito per sponsorizzare la classica 24 Ore di Daytona, ed è così ancora oggi che dal 1960 si svolge nel vicino circuito.
Per il brand fu un passo naturale promuovere questo orologio attraverso le corse automobilistiche perché a quei tempi era di fatto un cronografo sofisticato. Con una precisione di 1/5 di secondo era l’ideale per rilevare i tempi sul giro come per leggere quelli medi di una corsa.
Ma all’epoca, e soprattutto agli inizi, generò una certa confusione tra i collezionisti in quanto lo stesso orologio poteva essere marchiato Cosmograph, Daytona o riportare entrambi i nomi e tutto questo in vari punti del quadrante.
Un Altro Tool Watch
Come aveva dimostrato solo qualche anno prima con il Submariner il segnatempo creato per i subacquei, e il GMT-Master pensato ai piloti e agli appena istituiti voli transcontineantali, Rolex continuando la sua strategia di quei tempi che era quella di realizzare orologi utili per un mestiere o un’attività sportiva, creò il Daytona con in mente una clientela appassionata di auto da corsa. Un altro tool watch, che letteralmente significa un orologio-strumento pensato per essere utile in una determinata attività.
Come i suoi fratelli professionali il Daytona fu concepito per essere un orologio efficiente ma anche robusto. Per questo i primi modelli offrivano una cassa da 37 mm e un bracciale in acciaio inox.
Scala tachimetrica e bracciale interpretavano il design sportivo Oyster. Non solo. Per migliorare la leggibilità i contatori erano di una tinta contrastante con il pavimento del quadrante: contatori neri su quadranti argento e bianchi su quadranti neri, un abbinamento altrimenti conosciuto rispettivamente con i termini Panda e Reverse-Panda. Per la visibilità notturna, come per tutti i segnatempo di quell’epoca, ad illuminare i quadranti e le sfere ci pensava il radioattivo e pericoloso trizio.
Daytona Paul Newman
Già nei primi Daytona 6239 e 6240 Rolex non risparmiò quel vizio (fabbrica-soldi) di cambiare talvolta, e per un certo lotto di esemplari, alcuni particolari. Ed ecco così arrivare dei quadranti non standard che la Maison definì “esotici”.
Questi particolari quadranti presentavano una combinazione di colori nero, bianco e rosso, numeri in stile Art Deco su quadranti secondari e estremità quadrate sugli indici dei quadranti secondari. Comparivano numeri 15-30-45-60 sul registro dei secondi piuttosto che solo i numeri 10-20-30 dall’altra parte per il sottoquadrante dei 30 minuti.
Questi “quadranti esotici” vennero in seguito chiamati dai collezionisti quadranti Paul Newman in quanto l’attore stesso indossò più di un Daytona così configurato, tra cui il suo Newman personale venduto qualche anno fa a oltre 17 milioni di dollari.
Va da se che oggi un Daytona Paul Newman originale e coevo valga parecchie centinaia di migliaia di euro.
Attuale Rolex Daytona
I Rolex Daytona odierni sono piuttosto diversi dai primi esemplari e comunque l’ultimo Rolex Daytona risale al 2016 quando con la referenza 116500LN fece il suo debutto a Baselworld la versione che differiva dalla precedente per la sola presenza di una lunetta in ceramica nera e il movimento aggiornato. Come negli ultimi tempi abbinata a un quadrante bianco o nero.
Di quella lunetta Rolex ne aveva dato un assaggio nel 2013 quando presentò per il suo cinquantesimo anniversario un Daytona in platino con lunetta Cerachrom marrone e un quadrante blu ghiaccio. Al tempo era la prima volta che da Ginevra rilasciavano una versione del loro premiato cronografo in platino 950 massiccio, bracciale compreso.
Tornando all’attuale Daytona, e così approfitto per sottolineare che quando si parla dell’attuale Daytona ci si riferisce sempre all’ultimo in acciaio inox, visto che di varianti nei metalli preziosi con o senza bracciale ce ne sono una valanga, ad oggi è ancora incomprensibile come otto anni fa l’ultima referenza con la sola differenza della lunetta in Cerachrom sia stata accolta con un entusiasmo enorme e le quotazioni pazzesche che ha raggiunto ai nostri giorni.
Paragonato al primo Daytona le differenze sono evidenti.
La cassa misura 40 mm che fino a qualche anno fa era l’unica misura per i modelli professionali (NDR adesso i Submariner e molti Yacht-master la superano anche di parecchie unità).
Nelle ultime versioni i pulsanti del cronografo sono a vite così come la corona di carica. Il Daytona è cresciuto di qualche mm nel 1988 quando Rolex ha introdotto il primo movimento automatico con un calibro base Zenith El Primero, delizia degli appassionati, ma purtroppo “appiattito” visto che montava un organo regolatore Rolex che ne riduceva l’iconica frequenza di 36.000 a/h – tipica dello storico movimento Zenith – alle comuni 28.800 a/h. Al tempo Rolex giustificò questa azione dicendo che era stato montato uno scappamento standard simile a quelli degli altri suoi modelli per motivi di uniformità di assistenza tecnica.
Comunque il tratto di design più evidente del Daytona ref. 116500LN è la sua lunetta in ceramica nera Cerachrom – l’attuale lega di ceramica largamente utilizzata da Rolex nei suoi orologi sportivi.
Movimento Rolex 4130
Dal 2000, Rolex per muovere i suoi cronografi utilizzò movimenti automatici finalmente realizzati in-house. Prima montò il 4030 che era derivato dal movimento Zenith El-Primero, ora utilizza il calibro 4130 con 72 ore di riserva di carica.
Con l’attuale versione ha implementato l’ultimo standard cronometrico per i suoi movimenti, svelato solo un anno prima nel 2015, che dichiara una maggiore precisione e pari a uno scarto massimo di -2/+2 secondi al giorno.
Differenze Tra Primo Daytona E Attuale Daytona
Non so se mentre leggevi l’articolo te ne sei accorto, ma – credo per una serie di fattori non voluti – il Daytona è forse il Rolex che durante il suo cammino è cambiato di più.
Come tutti i cronografi ispirati e pensati per gli sport automobilistici, il primo Daytona era genuinamente uno strumento. Quando nacque i cronografi da polso erano solo a carica manuale (NB lo diventarono solo molti anni dopo nel 1969 grazie agli sforzi di un consorzio creato da Breitling, Heuer, Buren e Dubois Depraz cui si deve il primo movimento con cronografo automatico, a eccezione di Zenith che lo stesso anno con El Primero presentò non solo un calibro cronografico automatico ma anche ad alta frequenza).
Dall’arrivo dei cronografi automatici cambiò tutto: più pratici e autonomi, tutti li volevano.
I Rolex Daytona odierni sono molto diversi dal primo ref. 6239, anche se un ritorno alle origini con un movimento a carica manuale farebbe impazzire i più malati di meccanica.
Opinioni
Che siamo di fronte a un mito non ci sono dubbi, ma per il Daytona non furono sempre tutte rose e fiori.
Vuoi per l’arrivo dei cronografi automatici, vuoi per la crisi innescata dal quarzo, dagli anni ‘70 fino all’arrivo nel 1988 del Daytona El Primero automatico, forse non ci crederai ma in pochi li volevano e per venderli si faceva una fatica bestiale.
Se parli con un vecchio concessionario Rolex ti spiegherà come per farne fuori uno rispetto a un Submariner doveva fare sconti pazzeschi.
Con l’arrivo della generazione automatica le cose hanno iniziato a girare diversamente, anche se non proprio all’istante. A metà degli anni 90, appena l’orologeria diede i primi segnali di ripresa dalla crisi innescata vent’anni prima dal quarzo, Rolex iniziò proprio con lui a farne circolare meno di quanti ne venivano richiesti aumentando così artificialmente il desiderio di possederlo.
Non si può affermare che sia stata solo la difficoltà di reperire i Daytona a ridosso del secondo millennio a far decollare Rolex e a farla arrivare ai livelli di idolatria dei nostri giorni, ma senz’altro quella strategia – unita alla notorietà del marchio che proprio alla fine dello scorso secolo stava salendo esponenzialmente, cambiò per sempre la natura della Maison.
Comunque strategie a parte oggi il Rolex Daytona è probabilmente oggi uno dei tre orologi di lusso più desiderati al mondo.
E tu cosa ne pensi del Daytona? Preferisci i modelli vintage o l’ultima versione?
Lascia la tua opinione.
Commenti
Ciao Massimo, io dico sicuramente di preferire l’ultima versione ma è un vezzo mio che mi ispira in tutto: orologi, auto, moto, vestiti, mobili, ecc… Non sono portato per il (come lo si chiama oggi) vintage. Rispetto le idee altrui ma riconfermo la mia scelta. Buona continuazione a tutti
Ci sta tutto Riccardo… Sono così diversi l’uno dall’altro… Grazie per il commento!
The absolute “Holy Grail”…
Absolutely Alex! 😉
Thanks Sir…
Regards
Alex
Sicuramente gli ultimi modelli sono tecnologicamente avanzatissimi, sia dal punto di vista della meccanica, sia dal punto di vista dei materiali di ultima generazione.
Però il fascino che danno i modelli del passato, es: il 6234 o il 6239 non hanno eguali
Parere personale, sia chiaro.
Grande Lorenz! Già, i movimenti di un orologio meccanco – come tutto il resto che ci circonda si sono evoluti e di molto. Ma vuoi mettere il fascino di un Valjoux 72 che montavano i primi Daytona con la sua frequenza vintage di 18.000 a/h e il bilanciere che scandisce il tempo allo scappamento con un ticchettio lento, netto e dal suono caldo come un disco in vinile?! Per fortuna oggi puoi comprarti un crono vintage, e magari affascinante come i primi Daytona, che monta lo stesso calibro per 1.000/2.000 Eur… Fantastico! ;.) Grazie per il commento
Avuto decine di Rolex DAYTONA, con i primi degli anni 70 che non voleva nessuno,li acquistato con lo sconto…dai Concessionari e mi pagavo alcune gare automobilistiche…
Oggi è tutta speculazione e poca passione ,accomunata a pressapochistica conoscenza della meccanica orologeria !!
Grazie per il commento!
…io sono ammaliato dal mio ceramica quadrante nero, quella scritta rossa che spicca mi fa impazzire!!! Mai lo cambierei con il quadrante bianco.
Grazie per il commento Luca e complimenti per il tuo Daytona! 😉 Eppure… da quando è arrivata la lunetta in Cerachrom nera anche il Daytona quadrante bianco è sexy! 🙂 Questione di gusti ovviamente…
Io ho il primo con il movimento Rolex (anno 2004); quello attuale, personalmente, non mi piace. Buongiorno a tutti.
Sono Spiacente che il tuo Daytona 116520 non ti piaccia più Giovanni, beh il lato positivo è che se vuoi venderlo per comprarti qualcosa che più ti soddisfi, nel frattempo hai “messu su” un bel gruzzolo e liberarti di lui – nel caso ti lo voglia fare – sarà semplice e molto remunerativo per le tue tasche! Se lo sostituisci, torna qui a dirci cos’hai acquistato! 😉
Complimenti per l articolo davvero interessante!
Secondo te a fini di investimento è meglio una prima serie ceramica del 2016 usato ma ottimo o un 2019 nuovo?
Grazie
Grazie per il commento Gep! Tra i modelli che citi non ci sono differenze, per lo meno evidenti; la referenza è sempre la stessa 116500LN, così come il movimento. Il prezzo invece può cambiare ma a parità di dotazione in base a chi li vende. Su quale comprare non saprei cosa dirti. Di certo c’è che i Rolex Daytona nel mercato del secondo polso rispetto all’aprile 2021 hanno perso oltre il 30% di valore, e la prova la trovi nei marketplace principali. Presso i resellers non ufficiali scenderanno ancora per contrastare il neonato programma Usato Garantito Rolex? Chi lo sa? È presumibile, ma non si sa quando. Comunque a prescindere che la cosa ti interessi o meno, ora come ora è difficile fare delle previsioni su investimenti quando si tratta di Rolex con un mercato così instabile, perchè negli ultimi anni i prezzi sono andati troppo in alto, perciò allo stesso modo potrebbero scendere ancora – come appunto è già successo…
Grazie mille della esaustiva risposta. Non conoscevo il programma usato garantito rolex! Molto interessante. Penso che il mercato del vintage e del nuovo da reseller sia spinto anche da nuovi clienti asiatici e dal fatto che in molti ormai vedono in alcuni modelli rolex una diversificazione degli investimenti che negli ultimi 20 anni non ha mai deluso.