Omega Speedmaster: 60 Anni nello Spazio con la NASA

L’anniversario del cronografo svizzero che dopo il via libera della NASA conquistò lo spazio e misurò i primi passi sulla Luna

di Massimo Scalese 4 MIN LETTURA

 

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Omega Speedmaster ST 105.003 su documenti NASA con timbro "Accettabile per l'uso", certificazione 1965 per missioni spaziali con equipaggio

Il 1° marzo 1965 fu una data importante per Omega ma anche per l’orologeria: quel giorno la NASA dichiarò ufficialmente lo Speedmaster “adatto al volo per tutte le missioni spaziali con equipaggio”. Un evento come questo, che non capita tutti i giorni e di cui quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario, trasformò un cronografo svizzero nato per le piste in uno dei protagonisti, seppur silenzioso, dell’avventura spaziale. Tre anni prima, nel ’62, il presidente Kennedy con il suo celebre discorso “We choose to go to the Moon”, diede il via alla corsa verso lo spazio.

Presidente John F. Kennedy durante il celebre discorso "We choose to go to the Moon" alla Rice University nel 1962, momento fondamentale che diede inizio alla corsa allo spazio americana
1962 Presidente John F. Kennedy alla Rice University

La selezione NASA: imparziale con test estremi senza compromessi

Come si svolse il processo di selezione per decretare il cronografo che allora avrebbe dovuto assistere gli astronauti nello spazio? Nel 1964, il Direttore delle Operazioni della NASA, Deke Slayton, inviò una richiesta formale di “cronografi di alta qualità” a diverse aziende di orologi.

Solamente quattro risposero, tra cui Omega. Ogni cronografo doveva affrontare ben 11 test molto severi, controllati dall’ingegnere James Ragan. Gli orologi furono sottoposti a temperature di 93°C in camera a vuoto, cicli di umidità al 95%, resistenza a urti di 40G in sei direzioni diverse e vibrazioni casuali fino a 8,8G. Lo Speedmaster fu l’unico a passare tutte le prove senza problemi, mentre gli altri orologi fallirono già al primo test termico.

Tecnico NASA che conduce test di qualificazione sullo Speedmaster nei laboratori spaziali nel 1964, parte dei rigorosi 11 test supervisionati da James Ragan per certificare il cronografo Omega per le missioni con equipaggio

Ragan, supervisore dei test, si trovò sorpreso quando lo Speedmaster ST 105.003 di Omega – lo stesso identico modello venduto nei negozi – superò tutti i test senza difficoltà, mentre gli orologi delle altre marche fallirono già durante il primo test ad alte temperature. “Il fatto che un orologio riuscisse a superare quei test sorprese persino me,” commentò Ragan. “Quei test erano i più estremi a cui si potesse sottoporre un dispositivo.”

Un design che ha resistito al tempo

Le caratteristiche vincenti dello Speedmaster? Innanzitutto il suo design resistente, con guarnizioni O-ring impermeabilizzanti e la corona “Naiad”, che garantivano una protezione ermetica fino a 60 metri di profondità. Il vetro esalite offriva una particolare flessibilità e resistenza agli urti, evitando che eventuali frammenti potessero fluttuare nella navicella in caso di rottura.

Neil Armstrong Omega Speedmaster
Neil Armstrong Omega Speedmaster

La scala tachimetrica sulla lunetta fu davvero pionieristica fin dal 1957, in quanto lo Speedmaster fu il primo cronografo al mondo a presentare una scala tachimetrica sulla lunetta anziché sul quadrante, un elemento che sarebbe diventato parte essenziale del suo design iconico. Il quadrante nero e gli indici luminosi al trizio offrivano una leggibilità ottima e il Dot over 90 sulla lunetta, era un dettaglio che distingueva gli Speedmaster di quel periodo.

Dalla Luna al mito

Com’è passato dallo spazio alla storia? Appena tre settimane dopo la qualificazione, per la precisione il 23 marzo 1965, lo Speedmaster volò ufficialmente nello spazio al polso degli astronauti della missione Gemini III. Lo stesso anno, accompagnò Ed White durante la prima storica passeggiata spaziale americana.

Neil Armstrong Apollo 11
Neil Armstrong Apollo 11

Nel 1968, l’equipaggio dell’Apollo 8 indossò lo Speedmaster mentre ammirava per la prima volta “l’altro lato della Luna”. Il momento clou arrivò il 20 luglio 1969, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sul suolo lunare con i loro Speedmaster, che meritarono l’appellativo Moonwatch che ancora oggi distingue gli speciali Speedy rigorosamente con carica manuale eredi di quelli andati nello spazio.

Com’è noto lo Speedmaster si rivelò decisivo durante la missione Apollo 13, quando venne usato per cronometrare la manovra di rientro, e continuò a essere utilizzato in tutte le successive missioni Apollo, compresa Apollo 17 con Eugene Cernan nel 1972.

Evoluzione di un’icona

E oggi? Sessant’anni dopo, pur ovviamente evolvendosi sul piano tecnico, fortunatamente il design dello Speedmaster è rimasto esteticamente fedele all’originale come pochi altri. Nel 2020, Omega ha reintrodotto il mitico Calibro 321, dopo un gran lavoro di ricostruzione, dando modo agli appassionati di avere un orologio con lo stesso movimento che volò sulla Luna.

Omega Speedmaster Calibro 321 Canopus Gold fondello movimento 321
Omega Speedmaster Calibro 321 Canopus Gold fondello movimento 321

Il moderno Speedmaster Professional Moonwatch, uscito nel 2021, di cui ho eseguito un’approfondita recensione e confronto con altri storici Speedmaster utilizza invece il Calibro 3861 Co-Axial Master Chronometer con spirale in silicio Si14 e certificazione anti-magnetica, mantenendo comunque l’estetica classica con il fondello iconico che ricorda la qualificazione NASA e il primo allunaggio.

Omega Speedmaster Moonwatch 321 - 1861 - 3861 zaffiro - 3861 esalite

Lo Speedmaster è più che un cronografo ben costruito. È una leggenda, e come avveniva sessant’anni fa quando ogni prodotto si vendeva per quello che era in grado di dimostrare di valere, e non attraverso partnership e testimonial come oggi, lui lo spazio se l’è meritato.

 

Commenti

  1. Carissimo Massimo, io conosco la versione dove l’ingegnere della NASA, o chi per lui, acquistarono in incognito gli orologi in questione e l’unico a superare le severissime prove fu il nostro celeberrimo 321.
    Sempre grato per i tuoi articoli così esplicativi.

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