Sapevi che il calendario perpetuo fu inventato da Breguet e che nel 2008 Patek Phlippe con la Ref. 5207 presentò una magistrale interpretazione istantanea di questa complicazione?
Cos’è un calendario perpetuo in un orologio? Nell’orologeria il “calendario perpetuo” identifica uno speciale meccanismo di calendario che permette all’orologio di mostrare la data esatta “perpetuamente” tenendo conto delle diverse lunghezze di tutti i mesi, incluso quello di febbraio che com’è noto varia in base al ciclo degli anni bisestili.
Per andare più a fondo esamineremo questa meravigliosa testimonianza di sofisticata micromeccanica vista con gli occhi di Patek Philippe, da sempre dimostrazione di eccellenza di questa sopraffina complicazione.
Le basi
Oltre 500 anni fa l’uomo era completamente indifferente di fronte alla possibilità di conoscere l’ora in un preciso istante della giornata, ma la cosa è andata “peggiorando” fino ad arrivare ai nostri giorni dove dispositivi come smartphone e smartwatch sono lì pronti a gridarti tutte le volte che vuoi non solo che ora è ma anche che cosa devi fare.
Gli orologi dal 1500 in poi possedevano già un meccanismo in grado di fornire la data, il giorno e il mese e naturalmente anche l’ora che al tempo misurata in maniera molto imprecisa: i primi segnatempo tra l’altro non contemplavano neppure la possibilità di leggere i minuti.
In un orologio con datario i mesi sono tutti uguali, tutti di 31 giorni.
Ovviamente, considerando un funzionamento continuo senza soste in un anno, in cui i mesi potranno essere di 28, 29, 30 e 31 giorni, sarà necessario correggerlo cinque volte. Il primo giorno del mese di marzo, maggio, luglio, ottobre e dicembre.
Il genio e la soluzione
Stufo e forse anche un po’ indignato di questa situazione Abraham-Louis Breguet – padre putativo del calendario perpetuo – inventò una serie di dispositivi meccanici supplementari in grado di compiere in automatico quelle regolazioni.
La soluzione di Breguet funzionava alla perfezione, ma ecco entrare in gioco l’ironia.
Ai suoi tempi era in vigore il calendario Giuliano – quando non per 13 anni persino il calendario rivoluzionario (calendrier révolutionnaire français o calendrier républicain français).
Il calendario Giuliano non prevedeva la cancellazione degli anni bisestili alla fine del terzo di quattro Secoli, quindi di fatto il calendario di Breguet non era “perpetuo” nel senso corretto del termine perché necessitava di una regolazione ogni 400 anni.
Ovviamente non fu colpa sua, ma dell’unità di misura a cui egli si riferiva! Se al tempo Breguet nei suoi calcoli avesse adottato il calendario Gregoriano, il suo, sarebbe stato un vero perpetuo. Ironia a parte Abraham Louis Breguet è l’inventore di questa fantastica complicazione.
Ma esiste anche un orologio meccanico che risolve queste eccezioni: a bordo ha un calendario secolare ma ciò esula dall’argomento di questo articolo.
Se vuoi farti una breve panoramica sull’evoluzione dei vari calendari nella storia, leggi i primi paragrafi di quest’articolo sul Glashütte Original Senator che scrissi oltre 10 anni fa.
Dalla soluzione alla poesia
Non c’è un solo vero appassionato di orologi meccanici che non sogni di possedere un calendario perpetuo, perché sa che dentro a quella cassa c’è qualcosa di molto complicato e perciò molto misterioso.
Allora perché non parlare ancora della magica Ref. 5207 di Patek Philippe presentata a Baselworld 2008 come interpretazione magistrale dell’argomento?
In realtà è un Grand Complications perché include – tanto per esagerare – anche una ripetizione minuti e un tourbillon nascosto (com’è scritto nelle antiche tradizioni orologiere), che però – con rispetto – tralascerò in questo post.
Dietro un aspetto estetico molto minimalista c’è un calendario perpetuo, istantaneo in tutte le sue funzioni.
Ora proverò a descrivertelo in profondità. Ad un certo punto inserirò pari pari la documentazione fornitami al tempo dall’ufficio stampa Patek Philippe, perché meglio di così non si potrebbe proprio spiegare.
Premessa: Molti calendari perpetui richiedono da meno di mezz’ora di tempo a qualche ora per modificare tutte le loro indicazioni. Il vero test viene fatto alla mezzanotte del 28 febbraio: il disco della data deve avanzare di quattro giorni per arrivare al 1°marzo. E’ per far ciò che accada che tutti i maestri orologiai sudano sette camicie.
Il 2020 tra l’altro essendo un anno bisestile prevede un mese di febbraio di 29 giorni.
Il modulo del solo calendario perpetuo del Patek Philippe 5207 è composto di 212 elementi e i tecnici della Maison riuscirono dopo un duro lavoro ad assicurare che a mezzanotte i dischi che indicano il giorno, la data, il mese e l’anno bisestile fossero in grado – se il momento l’avesse richiesto – di avanzare simultaneamente.
E’ un modulo indipendente in quanto inseribile in uno dei movimenti meccanici esistenti.
Tutto è però tracciato con molto ordine sin dalla sua sigla: il Calibro del 5207 è il R TO 27 PS QI e ci dice che R sta per ripetizione minuti, TO per tourbillon, 27 mm è il diametro, PS sta per piccoli secondi e le ultime due lettere QI, Quantième (calendario) Istantaneo.
La forza: volendo far compiere al calendario perpetuo tutte queste funzioni istantaneamente – non dimentichiamoci poi anche delle altre complicazioni – sarebbe stata necessaria un’energia impensabile e alla Patek e hanno pensato di complicarsi ancora di più la vita imponendosi – per capitolato – che gli scatti istantanei sarebbero dovuti avvenire anche in presenza di una riserva di carica residua di appena due ore e mezza. Dulcis in fundo la natura costruttiva del 5207 prevede non sottili lancette, ma dischi molto più pesanti da muovere.
La risposta: una molla lunga 425 mm avvolta in un bariletto di meno di 10 mm, per l’esattezza 9,18 mm, che garantisce una riserva di carica – utilizzando tutte le funzioni – di circa 48 ore: una prova di grande capacità di progettazione, disposizione razionale globale dei componenti e soluzioni adottate. Come si addice in casi meccanicamente molto complicati come questo si tratta di un movimento a carica manuale.
Spiegazione Patek Philippe
La prima delle due innovazioni brevettate riguarda l’attivazione delle indicazioni del calendario mediante una grande bascula.
La grande bascula è comandata da un rastrello a quattro pioli (1) che, lavorando congiuntamente con una leva dei mesi (2), posiziona la camma di programmazione annuale, essa stessa collegata ad altre camme di commutazione tramite bracci articolati, e controlla il cambiamento collettivo ed istantaneo dei dischi della data, del giorno, del mese e dell’anno bisestile. Questo funzionamento complesso spiega la forma inedita e complicata di questa grande basculla (3), costituita da quindici componenti singoli, di cui alcuni sono mobili. Essa permette l’attivazione collettiva e istantanea delle indicazioni del calendario. La programmazione annuale si basa su una camma di quattro anni(4), satellite della camma dei mesi (6).
La seconda innovazione brevettata riguarda il complesso aggiornamento quotidiano delle indicazioni del calendario. Alla fine dei mesi di 31 giorni, il disco della data da 31 denti deve avanzare di un giorno, ma di due giorni se il mese è di 30 giorni.
Se l’anno è bisestile, il disco deve saltare tre giorni per passare dal 29 febbraio al 1°marzo.
Negli anni non bisestili il calendario deve saltare quattro giorni per passare dal 28 febbraio al 1°marzo.
Storia dei calendari perpetui Patek Philippe
Fai una pausa guardando questo video:
Proseguendo, tutto ciò comporta un incremento graduale della traiettoria e della deviazione angolare della grande bascula, e quindi anche una regressione progressiva dell’angolo tra la grande bascula e l’asse su cui si esercita l’azione della molla di trascinamento, il che indebolisce proporzionalmente la forza risultante della molla.
Non si può d’altra parte rimediare all’indebolimento di questa forza ricorrendo semplicemente a una molla motrice più potente, soprattutto perché, alla fine dei mesi lunghi si aumenterebbe il rischio di vedere il disco della data saltare fino al 2 o al 3 del mese invece di fermarsi sul 1°.
Gli ingegneri hanno dovuto perciò trovare una soluzione per far avanzare il disco della data con una forza sempre controllata a prescindere dalla durata del mese in corso.
Patek Philippe ha inventato un sistema basato su due molle (5) di eguale potenza che agiscono in direzioni differenti. Durante i mesi «lunghi», la grande bascula è collegata solo alla prima delle due molle (5.1) a causa del suo angolo chiuso. L’energia di questa molla è sufficiente a far avanzare il disco della data (e le altre indicazioni del calendario) di uno o due giorni in modo istantaneo e controllato.
Maggiore è la deviazione della bascula, tuttavia, più debole è la forza della prima molla. Quando si oltrepassa un certo angolo, la grande bascula entra in contatto con la seconda molla (5.2) il cui vettore di forza è deviato di circa 45° rispetto a quello della prima molla: tanto minore è la forza esercitata sulla grande bascula dalla prima molla, tanto maggiore è l’effetto della seconda molla.
Questo accorgimento garantisce che, anche alla fine del mese di febbraio, le indicazioni del calendario potranno usufruire di energia sufficiente per avanzare in modo controllato fino al 1°marzo. Il dispositivo descritto costituisce la seconda innovazione che ha dato luogo al deposito di un brevetto ( (5) deposito di brevetto svizzero n°01080/07).
Allo scopo di proteggere questa fragile interazione di forze, le fasi lunari vengono fatte avanzare separatamente alle 2 del mattino. A quell’ora la grande bascula è completamente passiva, tanto che l’ampiezza del bilanciere non è influenzata dai movimenti del meccanismo del calendario.
Fine spiegazione.
Una curiosità
Tanto per ritornare sulla Terra il Patek Philippe 5207 è sottoposto alla certificazione di cronometro dal COSC come un banale movimento meccanico da poche centinaia di Euro, ma dopo averla conseguita la Maison dichiarava nel 2008 che i bollettini venivano consegnati direttamente nelle mani del presidente Philippe Stern – oggi da tempo in meritata pensione – il quale visionandoli avrebbe dato o meno l’approvazione finale se quel Calibro fosse stato degno di chiamarsi “Patek Philippe” o se, dopo una seconda regolazione in fabbrica, sarebbe stato rispedito all’ente certificatore per un nuovo esame.
Questo calendario perpetuo istantaneo di Patek Philippe è avvolto da un’atmosfera magica, come lo sarà stato Breguet ai tempi che inventò questa complicazione.
Cosa ne pensi? Qual è la complicazione meccanica che ti affascina di più? Dillo in un commento.
Commenti
Questo è un articolo bellissimo (più di tutti gli altri che io ho letto di Massimo Scalese da qualche anno) perché descrive, sia pure in maniera semplice, una complicazione straordinaria ed affascinante quale è il calendario perpetuo di Pat.Phi.
Come appassionato di orologi non potrei fare a meno di questo sito e degli interessanti articoli di Massimo Scalese che mi hanno insegnato ed istruito su tanti argomenti di orlogeria. Complimenti ancora a “Orologi di Classe” e ai suoi articolisti.
Vincenzo
Grazie Vincenzo! ☺️ Contento che ti sia piaciuto
Per chi capisce di orologi da polso è un articolo bello, semplice e molto chiaro…per non parlare dell’orologio che è semplicemente una meraviglia…un sogno per tanti .
Grazie per il commento Gualtiero Walter! 😉
Bellissimo articolo. Unica annotazione. Strana l’applicazione del calendario Giuliano da parte di Breguet. Il calendario gregoriano era entrato in vigore in Francia il 15 ottobre 1582 e nel 1700 anche la maggior parte dei paesi protestanti lo aveva adottato. Era forse un modello per la Russia?
Grazie per il commento Franco, peraltro molto acuto! Tu hai perfettamente ragione ma sembra che almeno per i primi anni per i suoi calendari perpetui Breguet facesse comunque riferimento al calendario Giuliano. E ci starebbe perché in effetti il calendario Gregoriano non fu adottato istantaneamente nel mondo intero. Quando scrissi la prima versione di questo articolo lessi che prima della fine del ‘700 paesi come la Scozia e in generale tutti quelli calvinisti, Svizzera compresa, non lo utilizzavano ancora. E a proposito bisogna ricordare che per quanto abbia sviluppato la sua attività in Francia, il maestro era nato a Neuchâtel (CH) dal padre Jonas-Louis Breguet di regione calvinista. Questa corrente religiosa non si uniformò subito a questo “nuovo” metodo di calcolo che correggeva gli errori del metodo Giuliano.
Non sappiamo come sia veramente andata la faccenda, ma comunque quella del maestro sembrerebbe una “scelta” in quanto un orologiaio del calibro di Breguet, primo a realizzare un “calendario perpetuo” – se pur Giuliano, avendo la capacità dimostrata di essere stato il primo a calcolare e creare quei meccanismi che avrebbero risolto le eccezioni della lunghezza dei mesi, suppongo che se solo avesse voluto sarebbe stato capace di attenersi da subito al calcolo Gregoriano. O comunque le sue immense doti mi fanno pensare che sia così che andarono le cose! 😉 Grazie ancora per aver sollevato la questione.